Un’amica mi ha chiesto di trascrivere i contenuti di questo video, visto che potrebbe interessare anche ad altri pubblico la traduzione qui. Ne approfitto per ricordare quanto per una parte non piccola della popolazione italiana i sottotitoli siano qualcosa di necessario.
Questo è ancora più vero quando l’argomento trattato è di tipo medico: questo genere di divulgazione è fondamentale, e bisognerebbe permettere che raggiunga quanta più gente possibile.
Luigi Ripamonti: Oggi parliamo di epilessia. Lo facciamo con la professoressa Maria Paola Canevini vice direttore del centro epilessia dell’ospedale San Paolo di Milano, non ché professore associato di neurologia all’università di milano.
Professoressa, cos’è l’epilessia?
Professoressa Canevini: L’epilessia, o meglio “le epilessie” sono tante situazioni diverse in cui all’improvviso le cellule nervose scaricano in maniera anormale, una sorta di corto circuito, determinando una crisi epilettica. Le crisi epilettiche sono tante e diverse.
Ripamonti: Ecco, ma quali sono le caratteristiche delle crisi epilettiche?
Canevini: Possono essere da una sensazione particolare e improvvisa che prova il paziente ad un momento di black-out all’ambiente circostante ad una crisi convlusiva che è quella “di grande male” che conosciamo tutti e che forse è quella che fa più paura.
Ripamonti: Può aiutarci un’attimo ad orientarci in questa distinzione fra piccolo e grande male?
Canevini: Grande male e piccolo male sarebbero utilizzati di più in un tipo particolare di epilessia, ma nella tradizione popolare sono un po’… la crisi di grande male è quella in cui il paziente si irridisce, ha scosse, ha la bava alla bocca, si morsica la lingua, mentre la crisi di piccolo male consiste solo in un piccolo black-out. Qualcosa che, se la persona non è conosciuta bene da chi ha vicino può essere anche impercettibile.
Ripamonti: Anche uno svenimento, qualcuno sta mangiando e all’improvviso cade sul piatto.
Canevini: anche una improvvisa perdita di conoscenza, una caduta, a volte può essere una crisi.
Ripamonti: Ecco, quante persone soffrono di epilessia in Italia?
Canevini: Al contrario di quello che si crede l’epilessia è una malattia molto comune, in Italia sono circa 500.000 le persone che soffrono di epilessia. Sono circa 90.000 in Lombardia, è qualcosa che riguarda tutte le età della vita: a qualsiasi età della vita può cominciare l’epilessia, con forse due picchi di incidenza: uno nell’età infantile e uno nella terza età.
Ripamonti: Ecco, e le cause?
Canevini: Le cause sono le più diverse. Qualsiasi cosa che provochi una lesione del sistema nervoso centrale e del cervello, può determinare l’ epilessia. Quindi possono esserci cause malformative (il cervello che si forma male prima della nascita), la sofferenza alla nascita, tumori, traumi, malattie cerebrovascolari: cioè, l’ictus può provocare l’epilessia.
Ripamonti: Come si cura l’epilessia?
Canevini: Per fortuna abbiamo a disposizione molti farmaci, vecchi e farmaci nuovi. Farmaci nuovi che sono meglio tollerati dai pazienti e riusciamo a controllare completamente le crisi con i farmaci in un 70% circa dei casi assumendo quotidianamente, forse in modo un po’ noioso e un po’ ripetitivo ma assolutamente necessario, i farmaci mattino e sera.
Ripamonti: Ma questi farmaci permettono una buona qualità di vita oppure fanno dormire o cose di questo genere?
Canevini: I famraci non devono causare altri problemi, la qualità della vita di un paziente con epilessia deve essere la stessa della persona che non assume farmaci. Nel senso che i farmaci vecchi davano forse maggiori problemi di concentrazione, problemi di memoria, problemi di sonnolenza. Con i famraci nuovi cerchiamo di ridurre il più possibile questi problemi.
Ripamonti: Ecco, una domanda: cosa fare in caso di crisi epilettica? Io ricordo che si diceva ancora “non permettete al malato che si morda la lingua”,
cose di questo genere, terrorismo di varia natura. Cosa bisogna fare?
Canevini: Bisogna fare poco e niente: bisogna guardare quanto tempo dura la crisi. La crisi di grande male, la crisi convulsiva, è una crisi in cui non bisogna bloccare i movimenti della persona colpita, non bisogna metterle niente in bocca, non bisogna cercare di aprire la bocca al paziente. Bisogna solo intervenire nel caso il paziente si sia fatto male, ad esempio cadendo a terra.
Ripamonti: Grazie professoressa, arrivederci a tutti.