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Epopea dei videogames sportivi (by Bruce Wayne)

Creato il 13 giugno 2013 da Simo785

Epopea dei videogames sportivi (by Bruce Wayne)

“Il tiro non era semplice, ma il portiere è stato bravo”. Era ossessiva, questa frase. Le casse del televisore la ripetevano decine e decine di volte, al punto che diventavi talmente smaliziato da riuscire a prevedere quando l’avresti ascoltata di nuovo. La pronunciava Giacomo Bulgarelli, che insieme a Massimo Caputi aveva prestato la propria voce per fare da speaker alle partite di Fifa ’98, quando la console per i videogames era una specie di porto per le meraviglie per i bambini che siamo stati.

Dopo di allora i Fifa sono stati un’infinità. Anzi no, non un’infinità: semplicemente altri quindici. Uno all’anno, e tra non molto – a quanto so – uscirà il sedicesimo. Ed è naturalmente solo per limiti di memoria che la mia cronologia prende avvio dal 1998, perché in effetti i Fifa hanno iniziato ad uscire ben prima di quella data.

Ma non di solo Fifa hanno vissuto le fantasie di noi giovanotti che mai avremmo potuto alzare tra le nostre mani la Coppa del Mondo o il Pallone d’Oro ma, grazie alla Playstation e alla X-Box, potevamo inventarci una vita in cui avevamo vinto tutti i trofei immaginabili. Perché c’è stata anche la lunga trafila di ISS Pro, al quale difettava la grafica – nulla a che vedere con Fifa – ma non la giocabilità, meno schematica e per questo più intensa. E che dire della sequela – meno fortunata ma comunque notevole – dei Pc Calcio, con cui ci si poteva inventare carriere da allenatore? Prendere, che so, il Foggia e fargli vincere cinque scudetti consecutivi, immaginando di aver dato vita ad un ciclo paragonabile a quello del grande Torino di Valentino Mazzola.

Ora, per ragioni d’anagrafe, abbiamo tolto le mani dalla console, e tutto questo appartiene ai nostri ricordi. E certo, pensare che ci piaceva inventarci vite da eroi dello sport ci dà, forse, anche un pizzico di imbarazzo. Però, forse, non sarebbe male, di tanto in tanto, riprovarci. Far finta di avere dodici anni, sedersi su un cuscino ed entusiasmarsi per le imprese di una squadra che non esiste. Potrebbe essere bello.


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