Magazine Racconti
Il titolo di questo post vuole essere una sottile provocazione, visto che, come al solito, l'altro giorno mi è capitato di chiacchierare con alcuni amici. Vuoi per un discorso o per l'altro, alla fine si è arrivati a parlare di libri e dopo appena cinque minuti mi sentivo una come pecora in mezzo a un branco di mucche. Vi spiego: è risaputo che in Italia si legge poco, almeno stando a quello che ci viene detto e che vediamo in giro ovunque, ma accorgermi, a 38 anni suonati, di essere uno dei pochi che si spara qualcosa come 3-4 libri al mese, senza contare i fumetti, mi ha lasciato perplesso. Insomma, perplesso. Non è proprio così, anzi per certi versi me l'aspettavo. Ma qui sorge un altro problema, ben più grave e preoccupante. In quanti scrivono, invece?
Tanti. Troppi, visto i numeri sopracitati. Allora, da piccolo imbranato ingenuo che crede ancora a Babbo Natale, agli elfi dei boschi e all'A-Team, mi chiedo come si possa improvvisarsi scrittori senza aver un minimo di background letterale dietro. Certo, non sono sicuramente un acculturato senza difetti, visto che le mie letture sono molto sui generis, ma cazzo, leggere ho letto, e tanto, e quando mi ritrovo a scrivere mi rendo conto che ho parecchi esempi contro cui paragonarmi e scontrarmi. Ma uno che non legge, come fa? Crede forse di essere bravo a priori? Facile prendere una penna (o una tastiera) e imbrattare un foglio. Poi si va dagli amici, evidentemente dello stesso calibro intellettuale, e si fa la figura dei fighi che si danno alla scrittura. Perché quegli stessi amici non vi diranno mai che quello che avete scritto fa schifo, che è la più insulsa cosa che abbiano mai letto. E sapete perché? Semplice, perché loro, come voi, non leggono e quindi non hanno metri di valutazione con cui giudicare. Insomma, come fare uno più uno, con la differenza che qui si pèarla di lettere e non di numeri. Quindi, per scrivere non serve leggere... Ma davvero? Cioè, allora volete proprio dire che non ho capito una mazza e che per anni mi sono sorbito romanzi e antologie per un mero gusto di abnegazione assoluta e un masochismo spicciolo dannatamente radicato? Ma chi volete prendere in giro? Non sono un cultore dei manuali di scrittura, pur non disdegni di leggerne e assorbirne quello che considero giusto e coerente, sempre in rispetto del mio stile e del mio modo d'intendere la scrittura. Ma se c'è una cosa, una sola, su cui tutti gli scrittori comunemente definiti affermati concordano, è che per scrivere l'essenziale è leggere, tanto, così da comprendere meglio le meccaniche e le modalità di questa fatica. La definisco fatica perché è quello che è, una gran rottura, fatta di ore, chinati su una tastiera, di sacrifici e tempo dedicato a questo piuttosto che a schiantarsi di cuba libre sulla spiaggia. Scrivere è una dura passione, che chiede tanto e spesso non da indietro l'equivalente delle energie spese. Non suona bene , vero? Peccato che però, quando le soddisfazioni arrivano, sono una gran figata! Quindi, mi spiegate come potete scrivere se prima non avete letto qualcosa? E per qualcosa non parlo del numero di Topolino (fumetto che peraltro, io leggo...) poggiato sul davanzale in bagno o delle etichette della maionese che tenete in frigo. Avete mai sentito nominare Hemingway? Potrei citarne fino alla nausea, ma credo che questo basti a far capire cosa intendo... Se posso permettermi, e posso visto che questa è casa mia e, fino a prova contraria, ho facoltà di dire quello che voglio, andate a zappare la terra! Userete meglio il vostro tempo e chissà, magari imparereste anche cos'è l'umiltà. Non m'interessa se puntualizzate su una regola o sull'altra, se vi esaltate per un POV messo alla cazzo o qualcosa che invece di essere mostrato è raccontato. Mi rifiuto di mettermi insieme a persone che, solo perché possiedono una tastiera, credono di essere scrittori. Volete scrivere? Fatelo, purché sappiate quello che state facendo e lo facciate con coscienza, e non come un bel passatempo utile per broccolare la compagna di banco… Ma esistono anche le mosche bianche, che esulano da questo discorso. Persone che, forse per grazia divina, possiedono la prosa nel sangue, che sanno come mettere due parole una affianco all'altra per innata infusione, come un superpotere che fin dalla nascita li accompagna. Ma sono pochi, fidatevi, ed è molto difficile che facciate parte della categoria. Nel mio lavoro non è possibile improvvisare. Non ci si può mettere ai fornelli e, senza aver mai visto una padella, cucinare un filetto alla Strogonoff o un branzino al cartoccio. Al massimo potreste fare un piatto di pasta al pomodoro, o nel migliore dei casi, una scaloppina, ma sarebbe come tante altre a questo mondo e non avrebbe quel non so ché che la renda speciale. O meglio, si può fare, ma ci vuole un minimo di esperienza affinché si riconoscano sapori, profumi e colori, altrimenti quello che cucinate farà ribrezzo. Perché non dovrebbe essere lo stesso per la scrittura? Anzi, sono convinto che sia una metafora perfetta per la scrittura. Insomma, fate pure quello che volete, scrivete pure tutte le minchiate che vi pare, ma non ditemi che leggere non serve. Sbagliate, di grosso, e un giorno ve ne accorgerete. Sempre se non ci avete già sbattuto il muso, allora il discorso cambia...
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