Magazine Per Lei
- Sai cosa avrei fatto oggi? Avrei passato la giornata a mangiare, ma non per fame. Mangiare senza criterio, quello che mi capita, a caso, senza averne realmente voglia. Così, per gola, perchè sento come un vuoto dentro che vuole essere colmato, come un buco che chiede di essere riempito...e poi stordita e appagata dormire fino a domani... -
Lui si morde il labbro inferiore, mi lancia uno sguardo provocante, alza e abbassa le soppracciglia ritmicamente e replica così:
- Tesoooro, me lo potevi dire, avrei saputo io cosa fare per aiutarti! -
Continua ad ammiccare, io alzo gli occhi al cielo e comprendo con chiarezza che non ha capito qual è il reale problema nè la sua entità.
E poi mi rendo conto che forse neanche io l'ho fatto.
Questa conversazione si svolgeva in macchina, domenica mattina, sempre direzione mare per andare a vedere una casa. Entusiasmo mio registrato ai minimi storici e per esperienza so che non dovrebbe essere così. Qualcosa mi pesa dentro, si mangia le mie energie buone, mi rende assente. E' un malessere strisciante, che si fa strada indisturbato finchè non lo scopri e decidi che è arrivato il momento di affrontarlo apertamente.
E' come un fiume che scorre sotto la superficie di me stessa. Nascosto, sotterraneo e palcido, contenuto nel suo letto, indisturbato segue il suo percorso. Io non mi bagno, vedi, rimango all'asciutto, protetta dalla terra che mi separa da quell'acqua viva. Proseguo la mia vita, svolgo il mio lavoro, assolvo ai miei compiti e alle mie responsabilità in modo impeccabile, dall'esterno sono sempre la stessa Nina e se mi guardo da fuori posso convincermene persino io: nessuna macchia, nessuna pecca. Salvo poi che l'umidità riesce a raggiungere le mie ossa comunque e non c'è modo di fermala. L'influenza di quel fiume nascosto, la sua presenza, penetra nel mio corpo e lo condiziona, sporca le mie intenzioni, inquina i miei sentimenti, scava e corrode delle parti di me, rende le mie fondamenta fragili e me incapace di vivere pienamente la mia vita e i suoi piaceri.
Eppure da fuori non sembra, nessuno lo sa e a tratti posso negarlo perfino a me stessa. Quella Nina è invisibile.
Ma cosa accade quando il fiume và in piena e le sue acque straripano, esondano?
Tu passi mesi a dirti le cose più improbabili, ma convincenti per carità. Passi i mesi a legittimarti perchè hai bisogno di ricaricarti, di dedicarti alla tua vita che hai troppo trascurato a causa della caccia, di riscoprire la sessualità con Lui, svincolata dalla procreazione. Ti dai obiettivi alti, ma alla tua portata, tipo sondare le ultime frontiere della femminilità, dare sfoggio della tua creatività, riconciliarti col tuo essere e col resto del mondo, cercare un equilibrio che ti consenta di guardare al domani con serenità e spirito d'intraprendenza.
E ci credi davvero. E infatti queste cose le riconquisti pure e ti senti di nuovo intera e orgogliosa di te, ti stimi da sola e ti stringi la mano quando nessuno ti vede. Però non ti accorgi che lo stai facendo a caro prezzo.
Così esci e fai la tua vita, con le amiche e con Lui, oppure rimani a casa e curi con piacere le tue cose, da sola o con Lui, e vai al lavoro carica e positiva perchè ti svegli la mattina felice e inebriata di tutti i profumi che sei tornata a sentire. E ti spingi addirittura oltre, molto oltre, anche se in quel momento non ti sembra poi così tanto una bestemmia affermare che - Oh, ma lo sai che quasi quasi tutta questa nuova libertà mi sta piacendo pure, che se avessi un figlio col caiser che potrei...Ma vuoi vedere che si vive bene anche senza e forse mi sto anche ricredendo! Ma si, godiamoci la vita, sticazzi se non posso averne! -
E, ripeto, ci credi davvero. Ti pare proprio di aver raggiunto un nuovo equilibrio, una nuova dimensione della vita di coppia che fa passare tutto il resto in secondo piano e ti fa sentire completa e soddisfatta così, anche senza poter contribuire alla creazione. "Non mi manca niente, non ci manca niente a noi". E tiri dritto.
Ma inesorabilemente quel momento arriva: la prova del nove.
Un giorno tu esci a fare shopping con Lui e per Lui, ti senti un po' spenta da un paio di giorni, ma non ci fai caso, non vuoi farci caso, non vuoi chiederti perchè. E di solito in questi casi ci pensa la vita a chiarirti le idee, a darti una mano, tu non devi fare niente. Così ti limiti a seguire Lui alla ricerca di un maglioncino leggero, entri nell'ennesimo negozio e ci trovi LEI: in leggings e deliziosa magliettina di cotone color lavanda, modello premaman. Lo sentite anche voi quel rumore? E' una parte di me che cede e si incrina. Riuscite a vedermi? Sono quella che morbosamente guarda la commessa impanzata e fa pensieri nichilistici sul suo futuro senza figli. E non può più fingere che non le importa più niente, che in fondo se deve essere così complicato tanto vale lasciar perdere. Perchè vi giuro che in quei giorni di superficialità sono arrivata anche a pensare questo: di mollar tutto, lasciar fare al caso e se non fosse accaduto nulla amen, sticà. Ma se fingi con te stessa prima o poi viene a galla la bugia, vero? Orrore! La verità era lì a osservarmi vivere e io non la vedevo nemmeno.
Ma lei generosamente e pazientemente mi aspettava nel negozio. Che cool.
Posso dire di aver passato la fase ossessivo-compulsiva, in cui mettevo in atto una serie di comportamenti rituali tra lo scaramantico e la mania di controllo, convinta di poter fare andare le cose come desideravo.
Ho accettato il fatto che un figlio non si programma, ahimè, ma le variabili sono tante, quante le nostre storie.
Ho capito e imparato l'importanza di far spazio a tutto il resto, dimenticando calcoli, sesso a comando, manie del po. Ma posso dire, onestamente, di aver rinunciato al mio sogno di avere un nano "naturalmente"?
No, questo non posso proprio dirlo. Ma quella che a prima vista era una cosa bella, che la speranza serve ed è motore, mi accorgo adesso essere pura idiozia, ingenuità, e voglia di nascondere la testa sotto terra, come gli struzzi. Perchè se davvero avessi accettato tutte le conseguenze di questa ricerca io non franerei così davanti a una pancia. Se davvero fossi serena e sicura del fatto mio io non tenterei vigliaccamente di sfuggire alle mie responsabilità dicendomi, alternativamente "Si vive anche senza" o "Rimarrai incinta facendo l'amore anche tu, vedrai". Non sarei qui a dirmi che il nervosismo di questi giorni magari è un buon segno (compresi i brufoli sulla fronte). Perciò è il momento di ammettere, senza vergogna, che sono spezzata, scissa anche io e devo trovare un modo, se c'è, di integrare le due parti e agire, in una direzione qualunque. Ma che sia quella in cui credo.
E non è un caso se sono qui oggi a parlare di "equilibri precari" e "soluzioni da struzzo", senso di mancamento e vertigini di fronte alla prospettiva della PMA, che significa abbandonare la propria favola dell'amore libero, riuscire a salutarla definitivamente e serenamente e accogliere e accettare il nuovo percorso.
Perchè riuscire a parlarne non significa aver superato le paure. Che Nina, in verità, si sta cacando sotto e sta iniziando la delicatissima fase di "occultamento della realtà", l' abilissima manovra detta "del procrastinatore incallito". E se riesco a scherzarci su non vuol dire che non mi sveglio piangendo e con la voglia di mollare tutto,sicura del fatto che sia più facile convincermi che un figlio non l'avrò mai, piuttosto che iniziare con le attese, le analisi e le pere massicce di ormoni.
Lo so che molte di voi ci sono passate e altre ci stanno passando e questa mia fase di adesso l'hanno già affrontata, ma molte altre, come me, sono ferme allo step prima. Quel cazzo di appuntamento non riescono a prenderlo, perchè non sono ancora sicure di volerlo fare oppure sperano ciecamente che non ne avranno bisogno.
Io sono un classico esempio di volontà-che-vacilla e di determinazione-dispersa. Chi l'ha viste?
Questo post lo dedico a Serena, una ragazza che ho consciuto oggi perchè finalmente ha deciso di uscire allo scoperto regalandomi la sua storia (che presto leggerete) via mail. Lei ha fatto il primo passo e io voglio ringraziarla del coraggio che ha preso dandole il benvenuto:
Serena, permettimi di prenderti virtualmente la mano e accompagnarti qui, fra le altre, per farlo insieme questo secondo passo. Ho scelto di presentarti mettendo un estratto della tua melina, perchè voglio che sai che dietro la scorza di ognuna di noi, si nasconde una fragile e spaventata bambina che un giorno si e l'altro pure vorrebbe svegliarsi per poter dire:
- Era tutto un brutto sogno! -
Perchè non vorrei tu ti sentissi più in difetto, sbagliata o diversa, a tal punto da crederci depositarie della forza che a te manca:
"E in questo mi sento - come dire - mancante, monca, rispetto a te e alle altre. Voi affrontate le difficoltà, voi credete al "quando" opposto al "se". Io cerco di smettere di credere anche solo al "se". Per incapacità di impegnarmi, per paura di soffrire, boh.
Però leggerti, leggervi, mi fa sentire un po' meno sola, un po' più in degna compagnia. Per questo ti ringrazio. Lo so che sarebbe buona creanza presentarmi anche nei commenti del tuo blog, e prometto che lo faccio (appena mi passa la botta di timidezza che mi prenderà se riesco a inviare questa mail). Penso che me ne starò un poco ai margini, a leggere come ho fatto finora, e a meravigliarmi ancora di quanta convinzione riusciate a metterci in questa ricerca. Ti ammiro. Vi ammiro."
Glielo dite anche voi che non è sempre così e che la vogliamo qui?
-
Se ci fosse ancora qualcuna di voi interessata a condividere la sua conchiglia-storia potete aggiungere il vostro nome nella spiaggia di Nina. Vi aspetto
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