Le sciure a cui davo lezione di italiano in UK e quelle a cui davo lezione di inglese qui erano sepre state prodighe di laute lodi. Io pure mi divertivo a fare quello che facevo: un appunto qui, un articolo di giornale la, e qual'e' l'ultimo libro che hai letto, e come si dice questo proverbio in lingua...insomma, una piacevole e soddisfacente passeggiata.
Poi ho cominciato ad insegnare alla Scuola di Estetiste & Parrucchiere.
Alla maggior parte delle quali non poteva importare di meno dell'inglese, nonostante ormai ci sia piena l'aria di estetiste e sapere una lingua in piu' ti puo' sempre far comodo. Nonostante paghino fiori di soldini per essere in quella scuola (ma non si diceva che se paghi poi ti applichi di piu', tipo se fai l'abbonamento in palestra poi e' piu' probabile che tu ci vada?).
Nonostante il rischio di non sapere l'inglese e fare strafalcioni alla Lost in Translation, come questo qui
Disclaimer: Se ci sono estetiste o parrucchiere all'ascolto, please non vi offendete: oviamente non sto generalizzando ma sto parlando di un gruppo specifico di giovincelle (ma anche non troppo, che son tutte sui 20-25 anni, eh) che son capitate a me.
Ecco, dicevo, queste mi confondono la parola careful con il Carrefour. Giuro, una volta stavamo leggendo un testo e ad un certo punto una si risveglia dal coma mattutino per illuminarsi di immenso:
"Ah, questa parola la conosco, e' come il supermercato!!".
E quando, in un disperato quanto vano tentativo di risvegliarle dal coma intellettuale, ho proposto loro di portarmi dei testi di canzoni in inglese, che le avremmo tradotte insieme, una mi ha portato un testo a caso, senza titolo; allora le ho chiesto di che cosa si trattasse, e lei mi risponde, tutta orgogliosa e trionfante:
"Un testo! In inglese!".
O_o
Insomma, proprio quando disperavo di poter cavare alcunche' da loro, mi son detta che forse sono io, quella che non sta insegnando nel modo giusto. Che forse dovevo inventarmi dei giochi, delle scenette, degli indovinelli. E fu cosi che vidi la luce alla fine del tunnel: le estetiste-parrucchiere si stavano semi-appassionando alla materia.
Solo che alla fine del tunnel c'era anche il colpo di mannaia ad aspettarmi: la sciura direttrice della scuola s'e' accorta che facevamo casino, e mi ha prontamente
End of games.
E poi arrivano pure i questionari di valutazione di fine anno, e l'altro insegnante mio collega prende voti molto piu' alti di me, nonostante sia lui il tipo che guarda la tabella degli orari di insegnamento e ti chiede "Si, ma cosa rappresentano questi numeri qui a lato, questo 09:00, 10:00, 11:00...?", con un'espressione di sincero smarrimento sul volto.
Ve lo devo dire di che nazionalita' e', visto che gia' stiamo stereotipizzando alla grande?
Allora mi chiedo: ci sara' pure, un modo di uscire dalla mia nerditudine di insegnante con il maglione a losanghe marroni e verde marcio, e la montatura degli occhiali a tartaruga, e coinvolgere chi non ha i miei stessi interessi, senza necessariamente sbracare in caciara e anarchia totale...
O no?
Ve lo chiedo perche' si, lo so che come conflitto esistenziale lascia il tempo che trova, ma io al mio lavoro ci tengo abbastanza. Dopo tutto, sono nata con la matita rossa in mano, ne va della mia identita'.
Io DEVO essere la Lisa Simpson degli insegnanti.
Cioe', non e' che devo devo, eh. Potrei benissimo fare spallucce. Tanto adesso vado a prendere la mia bambina al nido e la ricopro di baci e andiamo al parco e ci rotoliamo nell'erba e andiamo sullo ttilolo e pensa se non lo potessi fare - potrei anche essere la Lisa Simpson degli insegnanti, ma mi mancherebbe ben altro di me.
Pero' c'e' una vocina in me che dice che e' importante esssere soddisfatte del proprio lavoro e cercare fare sempre meglio.
Me lo dice la vocina che e' li, che pronta a commentare quando vede il mio sorrisetto troppo compiaciuto di mamma che al nido si sentre sempre dire che la Picca e' una bambina bravissima (come se dipendesse da me, o in qualche modo la sua bravura dovesse compensare una qualunque eventuale, minimissima mancanza nella mia vita).
E soprattutto, quando sul mio sorrisetto compiaciuto cala l'ombra di un ghigno beffardo quando il pargolo santo della mamma snob del nido - si quella li, proprio quella che non saluta mai nessuno, che arriva sgommando sul SUV ed entra al anido senza togliersi gli occhiali da sole - ecco, dicevo, il ghigno beffardo quando il della suddetta pargolo piangente e frignante viene osservato e scrutato con aria perplessa e principesca dell'angelica Picca dai riccioli d'oro e il comportamento ineccepibile.
E li stiamo, io e la Picca, ad indugiare quei due secondi in piu', compiaciute e soddisfatte.
Ecco, li mi dico che devo capire come far breccia sulle estetiste.
Oppure lasciarle al loro destino, che tanto tra un po' stacco e mi godo il mio pancione lievitante (e la Picca ttilolante!)!!!