Magazine Diario personale

Errori militanti

Da Mizaar

ErroreMastrofilippo Annalisa ebbe la triste notizia alle 15 e 30 di lunedì, mentre stava per concludere la lunga sessione di pettegolezzi su EffeBi con la sua amica del cuore, nonché vicina nel registro di classe, Mastrototaro Nicoletta.

- Oh, me ne stavo dimenticando… domani abbiamo la verifica scritta di italiano!

Eccheppalle! pensò Mastrofilippo Annalisa.

Vanificati da una brutta notizia, i benefici di due giorni di malattia  e di un’ora di chiacchiere con Nicoletta, sull’ultimo amore conosciuto di Di Filippo Caterina, quella che era considerata all’unanimità la bella della scuola – certo non dalle vicine di registro di classe, che la odiavano come fosse la peggiore malattia infettiva del mondo creato. A Mastrofilippo non rimase che mettersi a ripassare l’ultimo argomento svolto a scuola: come si scrive un diario. Ad onor del vero e a supportare il suo cattivo umore fece qualche considerazione: prima di ogni cosa, lei sapeva benissimo come si scrive un diario e perché. Intanto lo si scrive con la matita per cancellare i compiti da fare, riportati durante le ore di lezione a scuola, dopo averli svolti – SE svolti. Regolarmente cancellava i compiti per avere più spazio per le frasi d’amore e d’amicizia, per attaccare le figure dei One Direction o di Justin Timberlake. Data la lunga esperienza maturata nella scrittura diaristica da parte dei ragazzi, perché mai Italiano si ostinava a far leggere agli alunni pagine e pagine di antologia, dove Rita Levi Montalcini la tirava lunga, in un diario, sulla sua lontanissima gioventù, visto che era una carampana anche quando aveva una età presumibile attestata sui trent’anni? C’era una vena, nemmeno tanto sottile, di perverso sadismo da parte del prof nell’assegnare un compito subito dopo e  sulla falsa riga di !– be’ Mastrofilippo non aveva la capacità di pensare così, ma il succo delle sue meditazioni era questo! – O forse era meglio dire che Italiano ragionava come se avesse un’antologia al posto del cervello, un ragioniere della letteratura a brani: dieci letture uguale una verifica finale? Con tristezza Mastrofilippo Annalisa continuò a ripetere per non vedersi abbassare, con un voto schifo, una media già sufficientemente disastrata. Fece una rapida lettura, prese atto della struttura del diario, la data, l’ora – l’ora?! ecchè doveva scrivere un bollettino meteorologico?? – l’inizio: Caro diario… – e sai che inizio originale! – la chiusa: tua Mastrofilippo Annalisa… ah no, solo Annalisa, sennò chi lo sentiva Italiano! E amen, se ne andò a dormire con l’impressione di aver fatto anche più di quello che doveva. Il giorno seguente, in classe, l’aria era sonnacchiosa e deconcentrata. Non dovevano neppure spostare i banchi < Tanto > diceva Italiano < non avete da copiare uno dall’altro, scrivete tutti come se il Diluvio Universale vi avesse sciacquato il cervello! > Era di martedì, dunque, e dati gli eventi successivi quello diventò un martedì da ricordare, eccome! Al termine delle due ore sofferte e patite, Mastrofilippo Annalisa e i rimanenti ventiquattro, consegnarono i fogli ad Italiano, come se si sbarazzassero di un cadavere appena accoppato. Che liberazione togliersi di torno pensieri sconnessi e dislessici, verbose costruzioni infarcite di errori d’ogni genere come una zeppola marzaiola infarcita di crema pasticcera! A voler guardare – e anche a correggere, come si accingeva a fare Italiano di lì a poco – si scorgevano neologismi, costruzioni sintattiche degne di un quadro astratto, una morfologia da giardino zoologico. Era martedì, per l’appunto, e Italiano che sapeva, imbracciò i compiti come una croce, simile al Nazareno nei suoi giorni di allenamento verso il Golgota. Portò quei fardelli a casa, nell’attesa – sicuramente non spasmodica – della correzione pomeridiana. A questo punto vale la pena aprire una parentesi sulla figura, appena profilata dalle dicerie scolastiche, di Italiano. Era costui uno di quelli che la dicitura anglofonizzante corrente definirebbe single. Tuttavia lui stesso non avrebbe esitato a dichiararsi signorino grande – data l’età e il pensiero sicuramente d’altri tempi, tempi tosti e militanti. Viveva in comunicazione interrotta con la madre – nel senso che ognuno faceva vita a sé, per quanto possibile in un appartamento moderno. A Italiano piaceva leggere i quotidiani e lo faceva come se applicasse a se stesso una consegna scolastica, leggere almeno quattro giornali al giorno era il minimo che si consentiva. Da questi estrapolava consigli di lettura, pagine interessanti solo per lui, ma che regolarmente somministrava agli alunni come punizione corporale – anche le orecchie possono subire un tracollo verticale a causa di letture costrette! Di tanto in tanto scambiava con Sostegno, sua sodale,  qualche opinione sulla pochezza del mondo e molte opinioni sullo scombinamento che il Diluvio Universale aveva prodotto nei cervelli dei comuni alunni – come è evidente pensieri e parole di due ormai fuori dal mondo! Il pomeriggio arrivò, per Italiano, simile ad un appuntamento col destino. Se non avesse pensato al destino, è probabile che il destino stesso avrebbe evitato di far visita ad un signorino grande, privilegiando magari qualche abituale frequentatore di un noto bar cittadino, dove era facile combinare destino e persone in una comune accozzaglia di brioches al pistacchio e amorazzi da strapazzo. Ma il destino è destino, una volta invitato col pensiero, non molla la presa neppure a cacciarlo. Sicchè iniziò, con molto ritardo, e con una voglia ancora più ritardata, il rituale della correzione: penna rossa a portata di mano, fogli disposti a pancia in sotto sull’incerata del tavolo di cucina, orologio per guardare quando sarebbe arrivato il momento per dare un taglio all’orrore e andare al cinema. La cucina era un luogo confortevole per correggere le verifiche; l’odore dell’ultima preparazione culinaria conosciuta, ma anche di altre leggermente più stantìe ormai standardizzate nell’arredo, davano un sottofondo gentile e consolatorio all’eventuale mal di pancia da correzione. E Italiano quel pomeriggio ebbe modo di sperimentare ogni possibile variante di mal di pancia, chè gli errori erano più simili ad orrori che ad altro! Quale furia aveva partorito quei pensieri? Non si poteva scrivere un tema come fosse l’elenco telefonico: Caro diario, siamo andati, abbiamo visto, ci siamo divertiti, siamo tornati, tuo Pinco Pallino! E spesso neppure con la sequenza standard… macché sarebbe stato pretendere l’impossibile! Confusione su confusione, errori di ogni tipo. Uno sconforto profondo aveva assalito Italiano mentre vergava quei cinque caritatevoli, come un novello Florence Nightingale, somministrava voti agli inermi, invece che medicine agli infermi. I cinque di Italiano erano più che medicine per gli alunni, una purga per lui, di quelle belle forti, tanto farsi del male più di così non era possibile! Uscì per andare al cinema, perché si disse, sarebbe stato capace di strozzare qualcuno altrimenti, e voleva conservare sua madre ancora per qualche tempo! Nel mettersi a letto, verso mezzanotte, percepì chiaro un frusciare di fogli. Attribuì la causa del rumore al vento che entrava dalla finestra e che aveva smosso, di sicuro, qualche foglio. Controllata la finestra si rese conto dell’ermeticità con cui era chiusa – come un barattolo? come i poeti dell’ermetismo? le analogie che Italiano partoriva al momento erano fenomenali! – niente… qualche pizzino caduto, pensò – Italiano era noto, anche, per la sua inveterata abitudine a compilare infinite note su pezzi di carta riciclati – e si infilò a letto godendo del sonno immediato dei giusti. Ma nessuna nota era caduta per un vento inesistente e il sonno non avrebbe dovuto essere così prematuro, per Italiano. Facevano rumore – e a quel punto nemmeno tanto discretamente – gli errori, che tramutatosi in orrori e in seguito in orridi mostri, gioivano con grida belluine e dislessiche la novità dell’essere corpo e pensiero, dopo essere stati parole bistrattate e corrette dalla penna rossa di Italiano. Concordarono velocemente una strategia d’azione, avrebbero catturato l’ostaggio che giaceva tranquillo nel letto, e con un colpo maestro di trasformismo l’avrebbero scaraventato nel mondo orrido da cui erano venuti. Detto fatto e al grido di: Avant popl ala riscotta! ridimensionarono  la ragguardevole stazza di Italiano al loro livello, brandendo i segni rossi di penna con cui Italiano aveva  vergato le loro terga, come armi per distruggere, scaraventando l’ignaro letterato, nel mondo degli autogrill da dove partivano tutti i migliori elenchi tematici del riempitivo della verifica di italiano – ché tra il Caro diario, siamo andati ecc. ecc. c’era sempre una sosta in autogrill, con annessa elencatoria di quello che prendeva la mamma, la zia, la nipote, il cugino, lo zio grande, la cugina scostumata e via così, ad esaurimento della prima pagina di protocollo! La mattina seguente la sveglia suonò invano, senza che nessuna mano potesse metterla a tacere. La mamma di Italiano pensò che il figlio,  signorino grande, fosse uscito di casa anzitempo. Mastrofilippo Annalisa, Mastrototaro Nicoletta e i rimanenti ventitré alunni quel giorno, a scuola, non ricevettero nessuna cattiva notizia. I compiti corretti non vennero consegnati né quel giorno, né mai. Gli errori, intanto, ringalluzziti dalla loro prima vittoria, si mobilitarono con gli errori di altre verifiche e, come militanti severi, misero a frutto un piano per l’eliminazione totale dei prof di Italiano. Del nostro Italiano si persero le tracce e le tracce persero Italiano. Mastrofilippo Annalisa, ad anno scolastico ultimato e dopo un viaggio a Rimini con sosta in autogrill, giurò a Mastrototaro, in chat su EffeBi, di aver visto vagare Italiano a Rubicone est, mentre girava tra i tavoli in fòrmica del ristorante, chiedendo la carità di qualche tema da correggere.


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