Il lancio di un nuovo iPhone si è trasformato ormai in un vero e proprio rituale di
massa: sono migliaia infatti ogni anno gli amanti dell’iOS che giungono a frotte dinanzi ai punti vendita Apple, per acquistare quello che è nell’immaginario
collettivo un vero e proprio oggetto di culto della società contemporanea. Presidi
notturni, file chilometriche con tanto di colazione offerta dai Genius (i dipendenti speciali degli store),
per il telefono delle meraviglie. Quest’anno il “melafonino” dell’azienda di Cupertino
è arrivato al numero 6, con un costo
medio (lievemente più alto rispetto agli omologhi predecessori) di circa mille
euro. Ma in uno scenario come quello economico italiano, e forse è il caso di
dire mondiale, più che stupirsi per uno smartphone dalla tecnologia
avveniristica, la domanda che ci si pone ogni vola dinanzi alla visione di
queste interminabili code è come riescano in gran numero gli italiani a potersi
permettere un telefono che, senza dubbio, rientra tra i beni di lusso.
Sono due le versioni di questo nuovo modello
di iPhone 6 con scocca in alluminio,
quello tradizionale, con un display di quasi cinque pollici, e l’iPhone 6 Plus con uno schermo di 5,5,
il quale ricalca un po’ le dimensioni dei più noti concorrenti omologhi, quali Samsung, che già da tempo propongono
telefoni di tali dimensioni. Ma non è soltanto la grandezza o lo spessore
(sempre più sottile) ad attirare gli acquirenti, ma soprattutto un processore
più veloce ed una maggiore capienza per l’archiviazione di file e foto.
Diciamoci la verità: gli smartphone moderni,
una volta installate le varie applicazioni social e non, fanno tutti più o meno
le stesse cose: foto (con telecamere interne per i selfie), video, spesso anche
in HD, e grazie ai vari facebook, twitter, instagram e whatsapp ci
consentono di stare a contatto con i nostri amici e parenti in ogni luogo,
aggiornandoli in tempo reale su dove siamo e cosa stiamo facendo. Certo, alcuni
potranno obiettare che con un iPhone si potrebbe fare tutte queste cose con una
qualità superiore, forse più velocemente, ma questo non basterà a portare più “like”
sul vostro profilo, o fare più belle le vostre foto, o rendervi davvero
migliori. Forse le foto potranno essere più nitide, con colori più brillanti e
una migliore messa a fuoco, potrete avere il brivido di vedere la “mela” nei
vostri selfie allo specchio, ma ciò che conta, e non è banale dirlo, sono i
contenuti, i vostri non del telefono.
La verità è che gli esseri umani non hanno
bisogno di un iPhone 6, e di cose che possono essere fatte benissimo con i vari
iPhone 5 e precedenti, o altri omologhi più o meno costosi. Eppure l’uomo sente
di doverlo acquistare per lo stesso motivo per cui nel medioevo si
collezionavano libri pur non sapendo leggere: per dimostrare il proprio stato
sociale, di cui il telefono è (inutile) simbolo, per suscitare quell’ammirazione
mista ad invidia per un oggetto che, seppur seriale, resta esclusivo.
Magazine Gossip
Esce in Italia l’iPhone 6, “status symbol” (un po’ inutile)
Creato il 26 settembre 2014 da Marianocervone @marianocervone
Il lancio di un nuovo iPhone si è trasformato ormai in un vero e proprio rituale di
massa: sono migliaia infatti ogni anno gli amanti dell’iOS che giungono a frotte dinanzi ai punti vendita Apple, per acquistare quello che è nell’immaginario
collettivo un vero e proprio oggetto di culto della società contemporanea. Presidi
notturni, file chilometriche con tanto di colazione offerta dai Genius (i dipendenti speciali degli store),
per il telefono delle meraviglie. Quest’anno il “melafonino” dell’azienda di Cupertino
è arrivato al numero 6, con un costo
medio (lievemente più alto rispetto agli omologhi predecessori) di circa mille
euro. Ma in uno scenario come quello economico italiano, e forse è il caso di
dire mondiale, più che stupirsi per uno smartphone dalla tecnologia
avveniristica, la domanda che ci si pone ogni vola dinanzi alla visione di
queste interminabili code è come riescano in gran numero gli italiani a potersi
permettere un telefono che, senza dubbio, rientra tra i beni di lusso.
Sono due le versioni di questo nuovo modello
di iPhone 6 con scocca in alluminio,
quello tradizionale, con un display di quasi cinque pollici, e l’iPhone 6 Plus con uno schermo di 5,5,
il quale ricalca un po’ le dimensioni dei più noti concorrenti omologhi, quali Samsung, che già da tempo propongono
telefoni di tali dimensioni. Ma non è soltanto la grandezza o lo spessore
(sempre più sottile) ad attirare gli acquirenti, ma soprattutto un processore
più veloce ed una maggiore capienza per l’archiviazione di file e foto.
Diciamoci la verità: gli smartphone moderni,
una volta installate le varie applicazioni social e non, fanno tutti più o meno
le stesse cose: foto (con telecamere interne per i selfie), video, spesso anche
in HD, e grazie ai vari facebook, twitter, instagram e whatsapp ci
consentono di stare a contatto con i nostri amici e parenti in ogni luogo,
aggiornandoli in tempo reale su dove siamo e cosa stiamo facendo. Certo, alcuni
potranno obiettare che con un iPhone si potrebbe fare tutte queste cose con una
qualità superiore, forse più velocemente, ma questo non basterà a portare più “like”
sul vostro profilo, o fare più belle le vostre foto, o rendervi davvero
migliori. Forse le foto potranno essere più nitide, con colori più brillanti e
una migliore messa a fuoco, potrete avere il brivido di vedere la “mela” nei
vostri selfie allo specchio, ma ciò che conta, e non è banale dirlo, sono i
contenuti, i vostri non del telefono.
La verità è che gli esseri umani non hanno
bisogno di un iPhone 6, e di cose che possono essere fatte benissimo con i vari
iPhone 5 e precedenti, o altri omologhi più o meno costosi. Eppure l’uomo sente
di doverlo acquistare per lo stesso motivo per cui nel medioevo si
collezionavano libri pur non sapendo leggere: per dimostrare il proprio stato
sociale, di cui il telefono è (inutile) simbolo, per suscitare quell’ammirazione
mista ad invidia per un oggetto che, seppur seriale, resta esclusivo.
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