Magazine Cultura
Titolo originale: Exsercices de style
Autore: Raymond Queneau
Traduttore: U. Eco
Editore: Einaudi Super ET
Pagine: 319
Data di pubblicazione: 01 Giugno 2008
ISBN: 9788806193126
Prezzo: 12.50 €
Sinossi:
"Esercizi di stile" è un esilarante testo di retorica applicata, un'architettura combinatoria, un avvincente gioco enigmistico. Tutto vero, però è anche un manifesto letterario (antisurrealista), è un tracciato di frammenti autobiografici, è la trascrizione di una serie di sogni realmente effettuati da Queneau. E perfino un testo politico, nonché un'autoparodia. Questo è quanto emerge dalle riflessioni che Stefano Bartezzaghi ha dedicato a questo libro-capolavoro. In appendice, presentati per la prima volta in italiano, alcuni esercizi lasciati cadere nell'edizione definitiva, un indice preparatorio e l'introduzione, anch'essa inedita in Italia, scritta da Queneau per un'edizione del 1963.
Non so se è la vecchiaia che avanzando porta con sé l’insonnia o se, semplicemente, domenica ho esagerato un po’ col cibo e ne porto ancora un po’ le conseguenze, fatto sta che questa mattina mi sono svegliata alle 04.30 e non sono più riuscita a dormire. Quindi mi sono alzata lasciando marito e gatto a dormirsela della grossa, sono scesa in soggiorno e, per impegnare il tempo, mi sono messa a leggere e ho finito questo libro bislacco.
In questa raccolta la storia raccontata è sempre la stessa: l’autore, prendendo l’autobus una mattina, assiste al litigio tra due passeggeri poiché uno accusa l’altro di spintonarlo ogni volta che alla fermata altre persone salgono e scendono. Più tardi, l’autore rivedrà uno dei due litiganti mentre si incontra con un amico che gli consiglia di farsi mettere a posto il soprabito che, così com’è, non gli calza bene.
Tutto qui, uno scorcio di vita quotidiana che, però, serve a Queneau come base per esercitarsi a raccontare questo episodio utilizzando figure retoriche, tempi verbali, anagrammi e altre varianti enigmistiche, lo racconta come fosse un tema scolastico, una testimonianza giuridica, una lettera formale e via dicendo per novantanove volte.
Ne viene fuori una lunga variante sul tema che fa sorridere e ripassare un po’ di cose che, lasciate le scuole, si tende a dimenticare.
La versione che ho io ha il testo originale a fronte e, oltre ad avermi aiutato a rispolverare un po’ il mio francese, mi ha fatto riflettere sull’impresa epica che ha compiuto Umberto Eco nel tradurlo perché alcuni brani sono fortemente legati alla lingua originale e spesso Eco si è trovato a dover stravolgere un po’ il testo originale. Ciò non toglie che il risultato sia davvero buono ed ho trovato una vera chicca la postfazione di Stefano Bartezzaghi.
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