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Esoterismo sul Cammino di Santiago

Creato il 18 ottobre 2012 da Unarosaverde

Nei giorni in cui sono in Spagna per lavoro, i colleghi con cui collaboro – ospiti eccelsi – si stanno prendendo cura della mia educazione eno-gastronomica: è un’ottima occasione per sperimentare, confrontare ed imparare. Carne, pesce, riso, prosciutto, frutta, verdura e vino, ottimo vino, mi stanno svelando i loro misteri.

Sono sempre più convinta che gli spagnoli abbiano una mutazione genetica che permette loro di dormire cinque ore per notte e di essere vispi come grilli per tutto il resto del tempo: io salgo e scendo dagli aerei, lavoro, tento di parlare la lingua, faccio, brigo, disfo, e la sera, quando sarei pronta a rintanarmi sotto le lenzuola, è il bello che iniziano la festa. Si cena dalle 21.00 in poi; a richiesta – a farcela – si potrebbe anche sperimentare i dopocena. Di solito raggiungo strisciando le coltri verso mezzanotte, sfinita,con la pancia piena di cose buonissime.

Il lavoro è molto ma interessante, il dopolavoro alquanto istruttivo. Me la sto godendo, insomma.

La settimana scorsa, in una pausa tra un antipasto a base di jamòn – meriterebbe un post il prosciutto spagnolo – e uno di gamberi alla piastra, ho intravisto, al di là del vetro del bicchiere pieno di vino bianco galiziano deliziosamente freddo, un articolo incorniciato e appeso ad una parete del ristorante. Nonostante i fumi dell’alcol, mi è sembrato di leggere “Camino de Santiago”: dopo aver biascicato un “conpermesso”, mi sono avvicinata.

Era un vecchio ritaglio di giornale, ingiallito dalla luce nonostante la protezione del vetro, che spiegava le origini del gioco dell’Oca, sostenendo la tesi che le caselle altro non siano che le tappe del percorso. Sembra ci sia un legame tra questa struttura, i Templari (i Templari sono come il prezzemolo: li infilano ovunque) e il significato simbolico delle oche.

La serata è terminata in chupitos e io mi sono dimenticata di approfondire fino a oggi, quando ho riletto un appunto disperso tra le note che mi ero presa – i nomi delle cantine, per l’esattezza – e ho cominciato a cercare notizie su internet.

Certo, fossi passata ai tempi per la piazza del gioco dell’oca a Logrono, invece di trasferirmi direttamente dopo una tappa estenuante dal Cammino alla doccia della palestra e dalla palestra al materasso buttato per terra sotto il canestro, magari il nesso non mi sarebbe sfuggito ma, come si dice, non è mai troppo tardi, neppure per tuffarsi tra misteri esoterici dei pellegrini.


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