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Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso L'apertura di questo post sembra polemica, in effetti lo è. Perchè la poesia è morta qui in Italia? Perchè gli editori rifiutano a priori (pur comprendendo le problematiche di dover contrastare e filtrare le maree degli esordienti) di dargli spazio? Perchè in Italia non si legge poesia, e non si acquistano (fatta eccezione per pochi classici dalle vertebre ormai di polvere) libri di poesia? Ma non finisce qui: pochissimi magazine, riviste e (perfino) blog dedicano spazio alla poesia; anche qui sulla Rete si evita l'argomento, ci si adegua, si teme di non poter contare sul gradimento dei lettori, sul benedetto traffico. All'estero non è così, quindi torno a dover postulare una allergia italica, che fortunatamente non riesce a varcare le Alpi. Questione di temperature, forse. Restate pure sull'attualità, sulle news; Ezra Pound ci ha offerto una interessante definizione della poesia a questo riguardo, ossia che la poesia mantiene il vigore della notizia, anche dopo essere stata letta più volte. La poesia dunque non passa e non muore mai, a parte qui in Italia. Qualcuno ha detto che il poeta deve necessariamente uscire dalla società, viverla e osservarla dalla sua periferia, in una virtuale magico monolocale dove sperimentare in un grande pentolone tutti gli alchemici ingredienti, senza dover subire proteste dall'amministratore del condominio per i fumi azzurri e diabolici che escono dalla cucina del mostro, del poeta. Questo qualcuno ha detto che il poeta, dalla sua periferia, cerca di cambiare (in meglio) la società, e pur riuscendo in questo suo intento, poi non potrà comunque rientrarci più, non farà per lui. Quest'uomo dalle strane idee, da me ritoccate e colorate per l'occasione, è proprio Gregory Corso (1930-2001). La sua visione mi fa venire in mente la figura del poeta come di un giustiziere solitario, un cavaliere oscuro, tanto per agganciarmi alla quotidianità e al Batman cinematografico che questi giorni sta sbancando i botteghini in tutto il mondo. Eppure il poeta, giustiziere senza maschera, pur non essendo dotato di un costume affascinante e di strumenti ipertecnologici, dovrebbe comunque godere di qualche piccola molecola del nostro interesse. La poesia, come su questo blog di è tentato di documentare più volte, è il motore di tutte le avanguardie artistiche, e comunica sia orizzontalmente che verticalmente. Ma è inutile continuare questa battaglia persa in partenza. L'apertura, e la polemica, finiscono qui, Mezzotints, ancora una volta, non si adegua per niente e oggi parla ancora una volta di poesia, senza aver paura di urtare i pregiudizi, anzi, sperando di urtarli ancora più forte. Se poi questo articolo lo leggeranno solo cinque o sei persone, tanto meglio. Come vedrete alla fine sarà lanciata una bomba, vorrà dire che farò meno vittime. Ora parliamo di Gregory Corso e del suo originale, affascinante percorso artistico. La scelta del titolo di questo articolo potrebbe essere apparentemente troppo criptica, temo di dovermi spiegare meglio. Quando parlo di esplosioni nel Village, intendo il Greenwich Village (usualmente chiamato il Village), il quartiere bohémien di New York, dove sono passati, oltre a Kerouac e Ginsberg, personaggi leggendari come Dylan Thomas e Henry Miller. Il Village dagli inizi del novecento è stata la casa e la voce di molte avanguardie artistiche, ispirando le opere degli scrittori della beat generation, come Jack Kerouac, Allen Ginsberg e William Burroughs. Ma oltre ai beat, nel Village tra gli anni cinquanta e settanta. hanno mosso i primi passi artisti e celebrità come Woody Allen, Andy Warhol, Joan Baez, Lou Reed, Dustin Hoffman e Al Pacino. Mi è sembrato dunque opportuno parlare di esplosioni del Village, in termini di creazione di idee e movimenti che hanno dato un significativo impulso alla cultura, nelle varie arti. Non è del tutto fuori luogo, con le dovute eccezioni, parlare del Village come della Montparnasse americana. Semplificando molto, naturalmente. Fu proprio in un bar del Village (the Pony Stable) che Gregory Corso incontrò Allen Ginsberg che, colpito dalle sue poesie e dalla sua personalità, lo presentò subito agli altri protagonisti della scena letteraria beat. Fu quello l'inizio, per Corso, di una storia piena di vuoti e pieni, che in ogni caso gli offrì l'opportunità di pubblicare le sue poesie e diventare una delle voci più importanti del suo tempo. Ma per comprendere il percorso artistico di Corso è necessario tornare qualche anno indietro, a una "formazione" del tutto diversa da quella che ci si aspetta, secondo i luoghi comuni, da un poeta. Quando incontrò Corso la poesia? La domanda più importante è questa. Corso e la poesia si incontrano in riformatorio (ulteriore prova della universalità della poesia), quando rimase folgorato delle opere di Shelley. Ma sono le sue parole a ricordare, molto nitidamente, quel momento particolare della sua vita: Mi capitò in gioventù, a 12 anni in riformatorio ... ci rimasi cinque mesi niente aria, niente latte, e la maggioranza erano negri e odiavano i bianchi approfittando terribilmente di me... ed io ero veramente come un angelo allora perché quando mi picchiavano e mi buttavano piscia nella cella, il giorno dopo venivo fuori e gli raccontavo il mio bel sogno di una ragazza che volava e scendeva davanti a un pozzo profondo e si metteva a guardare. Avete capito bene, Corso è un poeta autodidatta, prima in riformatorio e poi in carcere oltre a Shelley lesse appassionatamente Dostoevskij, Stendhal, Rimbaud, Marlowe e tanti altri. Eppure, da autodidatta, il linguaggio di Corso è considerato il più onirico della Beat Generation, tessuto da una ingenuità naïf che lo contraddistingue. Facile immaginare come il potente immaginario di Corso si sia formato dietro le sbarre, in una situazione ambientale forte, che ha prodotto, fortuna per noi, un demone interno ancora più forte, che riuscirà a raccontare l'America con un linguaggio nuovo, diretto, da strada. Corso e la sua poesia fluttueranno sempre e invevitabilmente nella estemporaneità; è questo il suo modo di essere poeta, attraverso una vera e propria vocazione alla precarietà, la rinuncia a ogni equilibrio e regola, il suo irrinunciabile essere e sentirsi alieno ovunque si trovasse. Probabilmente fu questa personalità, così ricca esplosiva, che incantò Allen Ginsberg. Fernanda Pivano, su questo punto, disse di Corso: "insolente al di là del sopportabile e strafottente nella più assoluta imprevedibilità qualunque cosa abbia detto o scritto ha sempre rivelato il dono di non dire mai una sciocchezza". Il suo caratteristico affrancamento da ogni regola in un secondo momento della sua vita lo mise nel mirino del terrore macarthista anticomunista in America che mietè, purtroppo, molte vittime; Corso preferì abbandonare l’insegnamento della poesia di Shelley all’università piuttosto di sottoscrivere la dichiarazione di non essere un comunista. Ma agli inizi della sua carriera, anni prima, mentre Ginsberg dopo la pubblicazione della raccolta Gasoline (1958) già lo riteneva il più grande poeta americano, Corso faceva praticamente la fame. La Poesia è il mio Paradiso, questo affermava già da ragazzo Gregory Corso; nel corso della sua vita, pur nella sua sregolatezza, nella tossicodipendenza e nell'alcolismo, non abbandonerà mai la sua produzione letteraria, la poesia e il suo mare infinito, tutto ciò che per lui rappresentava, fin dall'inizio, la vera libertà, prima dalle pareti del riformatorio e del carcere, poi dai demoni, bianchi e neri di se stesso. "Al mio diciassettesimo anno quando rubai e presi tre anni alla prigione di Clinton dove un vecchio mi passò I fratelli Karamazov, Les miserables, Il rosso e il nero e così imparai e fui libero di pensare e sentire e scrivere" Questo, nelle sue parole, è Corso. Ma arriviamo alla bomba che avevo promesso: The Bomb, scritta nel 1958 a forma di fungo atomico (ispirata da una dimostrazione contro la bomba atomica alla quale Corso assistè in Inghilterra nel 1958) , insieme a Urlo (Howl) di Allen Ginsberg è la più iconica poesia della beat generation. Si tratta di un opera ricca di satira e di ironia, caratterizzata dal ritmo forsennato. Una poesia di denuncia che, coinvolgendo sia militaristi che pacifisti, non è stata compresa appieno dai contemporanei. La sua visione della bomba (ancora attuale nonostante il diverso momento storico) ha come obiettivi la violenza, la controviolenza, la stupidità umana e le sue evoluzioni nella storia. Una visione apocalittica di un incubo metropolitano davvero originale e pungente. Ancora una volta Corso era troppo avanti, specie in un momento di repressione ideologica nel paese della democrazia più famosa. Sotto è pubblicata la poesia, leggendola emergono molte più riflessioni di qualsiasi altro commento o analisi. The Bomb di Gregory Corso (1958) Incalzatrice della storia Freno del tempo Tu Bomba
Giocattolo dell'universo Massima rapinatrice di cieli Non posso odiarti
Forse che l'odio il fulmine scaltro la mascella di un asino
La mazza nodosa di Un Milione di A.C. la clava il flagello l'ascia
Catapulta Da Vinci tomahawk Cochise acciarino Kidd pugnale Rathbone
Ah e la triste disperata pistola Verlaine Puskin Dillinger Bogart
E non ha S. Michele una spada infuocata S. Giorgio una lancia Davide una fionda
Bomba sei crudele come l'uomo ti fa e non sei più crudele del cancro
Ogni uomo ti odia preferirebbe morire in un incidente d'auto per un fulmine annegato
Cadendo dal tetto sulla sedia elettrica di infarto di vecchiaia di vecchiaia O Bomba
Preferirebbe morire di qualsiasi cosa piuttosto che per te Il dito della morte è indipendente
Non sta all'uomo che tu bum o no La Morte ha distrutto da un pezzo
il suo azzurro inflessibile Io ti canto Bomba Prodigalità della Morte Giubileo della Morte
Gemma dell'azzurro supremo della Morte Chi vola si schianterà al suolo la sua morte sarà diversa
da quella dello scalatore che cadrà Morire per un cobra non è morire per del maiale guasto
Si può morire in una palude in mare e nella notte per l'uomo nero
Oh ci sono morti come le streghe d'Arco Agghiaccianti morti alla Boris Karloff
Morti insensibili come un aborto morti senza tristezza come vecchio dolore Bowery
Morti nell'abbandono come la Pena Capitale morti solenni come i senatori
E morti impensabili come Harpo Marx le ragazze sulla copertina di Vogue la mia
Proprio non so quanto sia terribile la MortePerBomba Posso solo immaginarlo
Eppure nessuna morte di cui io sappia ha un'anteprima così buffa Panoramo
una città la città New York che straripa a occhi desolati rifugio nel subway
Centinaia e centinaia Un precipitare di umanità Tacchi alti piegati
Capelli spinti indietro Giovani che dimenticano i pettini
Signore che non sanno cosa fare delle borse della spesa
Impassibili distributori automatici di gomma Ma 3° rotaia pericolosa lo stesso
Ritz Brothers del Bronx sorpresi sul treno A
La sorridente réclame del Schenley sorriderà sempre
Morte Folletto Bomba Satiro Bombamorte
Tartarughe che esplodono sopra Istanbul
La zampa del giaguaro che balza
per affondare presto nella neve artica
Pinguini piombati contro la Sfinge
La cima dell'Empire State
sfrecciata in un campo di broccoli in Sicilia
Eiffel a forma di C nei Magnolia Gardens
S. Sofia atletica Bomba sportiva
I templi dell'antichità
finite le loro grandiose rovine
Elettroni Protoni Neutroni
che raccolgono capelli Esperidi
che percorrono il dolente golf dell'Arcadia
che raggiungono timonieri di marmo
che entrano nell'anfiteatro finale
con un senso di imnodia di tutte le Ilio
annunciando torce di cipressi
correndo con pennacchi e stendardi
e tuttavia conoscendo Omero con passo aggraziato
Ecco la squadra del Presente in visita
la squadra del Passato in casa
Lira e tuba insieme congiunte
Odi e wurstel soda oliva uva
galassia di gala usciere togato
e in alta uniforme O felici posti a sedere
Applausi e grida e fischi eterei
La presenza bilione del più grande pubblico
Il pandemonio di Zeus
Hermes che corre con Owens
La Palla lanciata da Buddha
Cristo che picchia la palla
Lutero che corre alla terza base
Morte planetaria Osanna Bomba
Fa sbocciare la rosa finale O Bomba di Primavera
Vieni con la tua veste di verde dinamite
libera dalla macchina l'occhio inviolato della Natura
Davanti a te. li Passato raggrinzito
dietro dl te il Futuro che ci saluta O Bomba
Rimbalza nell'erbosa aria da tromba
come la volpe nell'ultima tana
tuo campo l'universo tua siepe la terra
Salta Bomba rimbalza Bomba scherza a zig zag
Le stelle uno sciame d'api nella tua borsa tintinnante
Angeli attaccati ai tuoi piedi giubileo
ruote di pioggialuce sul tuo scanno
Sei attesa e guarda sei attesa
e i cieli sono con te
osanna Incalescente gloriosa liaison
BOMBA O strage antifonia fusione spacco BUM
Bomba fa l'infinito una Improvvisa fornace
distendi il. tuo Spazzare che abbracci moltitudini
avviati orribile agenda
Stelle del Carro pIaneti carnaio elementi di carcassa
Fa' cadere l'universo salta ciucciante coi dito in bocca
sui suo da tanto da tanto morto Neanche
Dal tuo minuscolo peloso occhio spastico
espelli diluvi dl celestiali vampiri
Dal tuo grembo invocante
vomita turbini di grandi vermi
Squarcia Il tuo ventre o Bomba
dal tuo ventre fa' sciamare saluti di avvoltolo
incalza col tuoi moncherini stellati dl iena
lungo il margine del Paradiso
Bomba O finale Pied Piper
sole e lucciola valzeggiano dietro la tua sorpresa
Dio abbandonato zimbello
Sono la Sua rada falso-narrata apocalisse
Lui non può sentire le un-bel-giorno
profanazioni del tuo flauto
Lui è rovesciato sordo nell'orecchio pustoloso del Silenziatore
il Suo Regno un'eternità di cera vergine
Trombe tappate non Lo annunciano
Angeli sigillati non Lo cantano
Un Dio senza tuoni Un Dio morto
Bomba il tuo BUM la Sua tomba,
Che io mi chini su un tavolo di scienza
astrologo che guazza in prosa di draghi
quasi esperto dl guerre bombe soprattutto bombe
Che io sia incapace di odiare ciò che è necessario amare
Che io non possa esistere in un mondo che consente
un bimbo abbandonato in un parco un uomo morto sulla sedia elettrica
Che io sia capace di ridere di tutte le cose
dl tutte quelle che so e quelle che non so per nascondere il mio dolore
Che dica di essere un poeta e perciò amo ogni uomo
sapendo che le mie parole sono la riconosciuta profezia di ogni uomo
e le mie non parole un non minore riconoscimento,
che io sia multiforme
uomo che Insegue le grandi bugie dell'oro
poeta che vaga tra ceneri luminose
come mi immagino
un sonno con denti di squalo un mangia-uomini di sogni
Allora non ho bisogno di esser davvero esperto di bombe
Per fortuna perché se le bombe ml sembrassero larve
non dubiterei che diventerebbero farfalle
C'è un inferno per le bombe
Sono laggiù Le vedo laggiù
Stan li e cantano canti
soprattutto canti tedeschi
e due lunghissimi canti americani
e vorrebbero che ci fossero altri canti
specialmente canti russi e cinesi
e qualche altro lunghissimo canto americano
Povera piccola Bomba che non sarai mal
un canto eschimese io ti amo
voglio mettere una caramella
nella tua bocca forcuta
Una parrucca di Goldilocks sulla tua zucca pelata
e farti saltellare con me come Hansel e Gretel
sullo schermo di Hollywood
O Bomba in cui tutte le cose belle
Morali e fisiche rientrano ansiose
fiocco di fata colto dal
più grande albero dell'universo
lembo di paradiso che dà
un sole alla montagna e al formicaio
Sto In piedi davanti alla tua fantastica porta gigliale
Ti porto rose Midgardian muschio d'Arcadia
Rinomati cosmetici delle ragazze del paradiso
Dammi il benvenuto non temere, la tua porta aperta
né il grigio ricordo del tuo freddo fantasma
nè i ruffiani del tuo tempo incerto
il loro crudele sciogliersi terreno
Oppenheimer è seduto
nella buia tasca di Luce
Fermi è disseccato nei Mozambico della Morte
Einstein la sua boccamito
una ghirlanda di patelle sulla testa di calamari lunari
Fammi entrare Bomba sorgi da quell'angolo da topo gravido
non temere le nazioni del mondo con le scope alzate
O Bomba ti amo
Voglio baciare il tuo clank mangiare il tuo bum
Sei un peana un acmé dl urli
un cappello lirico del Signor Tuono
fai risuonare le tue ginocchia di metallo
BUM BUM BUM BUM BUM
BUM tu cieli e BUM tu soli
BUM BUM tu lune tu stelle BUM
notti tu BUM tu giorni tu BUM
BUM BUM tu venU tu nubi tu nembi
Fate BANG voi laghi voi Oceani BING
Barracuda BUM e coguari BUM
Ubanghi BANG orangutang
BING BANG BONG BUM ape orso scimmion
tu BANG tu BONG tu BING
la zanna la pinna la spanna
Si Si In mezzo a noi cadrà una bomba
Fiori balzeranno di gioia con le radici doloranti
Campi si inginocchieranno orgogliosi sotto gli halleluia del vento
Bombe-garofano sbocceranno Bombe-alce rizzeranno le orecchie
Ah molte bombe quel giorno intimidiranno gli uccelli in aspetto gentile
Eppure non basta dire che una bomba cadrà
sia pure sostenere che il fuoco celeste uscirà
Sappiate che la terra madonnerà in grembo la Bomba
che nel cuore degli uomini a venire altre bombe. nasceranno
bombe da magistratura avvolte in ermellino tutto bello
e si pianteranno sedute sui ringhiosi imperi della terra
feroci con baffi d'oro. La produzione successiva di Corso (come la poesia The Marriage) continuerà il percorso ironico introdotto da The Bomb, attraverso la sua lirica incisiva e nello stesso tempo surreale. Corso visse a lungo in Europa, in particolare a Parigi (1957-66), mentre negli anni 1970 e 1980 fu spesso in Italia, soprattutto a Roma, tenendo letture e incontri. Le ceneri di Gregory Corso sono sepolte, come da sua volontà, nel Cimitero acattolico di Testaccio a Roma, vicino alla tomba di Shelley, il maestro a cui deve l'amore per la poesia, che lo ha trasformato da semplice ladro a uno dei più grandi poeti del novecento.
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