Magazine Società

Etica, politica e buon governo…o rigore morale..secondo come lo si vede

Creato il 04 ottobre 2011 da Gianpaolotorres

Etica, politica e buon governo…o rigore morale..secondo come lo si vede

+++

Perchè non parlarne se può interessare di conoscere il pensiero altrui..?

Anzi,perchè non siamo al corrente di come anche le altre confessioni la pensino al riguardo?

Per la semplice ragione che non siamo in contatto con loro,nulla più,ma non per cattiva volontà.

+++

Il tutto parte da questa questione posta dal prof.Calimani:

Argomenti…

I vescovi hanno parlato e hanno richiamato il paese e le istituzioni a un maggior rigore morale. La situazione nazionale la conosciamo tutti e non necessita di illustrazione. Ora è tardi perché anche i nostri rabbini facciano sentire la loro voce, ma vien da chiedersi perché non parlino mai di ciò che accade nel paese. Perché si accontentano sempre delle piccole metafore omiletiche del dvar Torah a fini interni. Eppure gli argomenti non mancano, e non mancano certo ai nostri rabbini contenuti e modi per interventi di carattere etico che riguardano la società tutta. Forse il messaggio alla comunità arriva anche quando lo si rivolge a una platea più ampia e lo si applica a modelli di vita che non sono soltanto ebraici, ma universali. E forse quel messaggio arriverebbe meglio anche a noi ebrei e ci direbbe qualcosa di più del nostro ebraismo.

Dario Calimani,anglista.

Dvar Torah approx.= argomento riguardante la Torah

http://moked.it/blog/2011/09/27/argomenti/

Risposta:

Alla vigilia dei giorni di Tesciuvà, in cui tutti devono autocriticarsi come singoli e come istituzioni, e i rabbini per primi dovrebbero dare l’esempio, è arrivata l’ennesima critica al rabbinato. Questa volta originata dalla dichiarazione dei vescovi italiani che “hanno richiamato il paese e le istituzioni a un maggior rigore morale”; sono le parole di Dario Calimani, che davanti al silenzio dei rabbini su questi temi si chiede perché questi “non parlino mai di ciò che accade nel paese. Perché si accontentano sempre delle  piccole metafore omiletiche del dvar Torah a fini interni”. È decisamente una  domanda importante, ma bisognerebbe staccarla dal fatto che l’ha sollevata: che è apparso chiaramente ricco di implicazioni politiche, legato a una storia  complessa di rapporti tra poteri (ai quali siamo estranei o marginali), allusivo  ma reticente, e presto ridimensionato dal segretario generale della stessa organizzazione. Forse i rabbini fanno bene a non mescolare la morale con la politica quotidiana, di qualsiasi parte, e non a farsi trascinare da ondate  mediatiche in cui, ferma restando la gravità di certi comportamenti, i codici morali non sono del tutto sovrapponibili e coerenza vorrebbe che di tutto si parlasse.

 La lista delle regole noachidi, quelle che secondo la nostra  tradizione dovrebbero guidare la società generale, non si identifica con le norme etiche di Repubblica e nemmeno con quelle dell’Avvenire. L’autorevolezza deriva dalla conoscenza e dalla fedeltà alla tradizione, dal comportamento  coerente ed esemplare, ma non si acquista rincorrendo o precedendo le altrui esternazioni.

Ma che si debba essere presenti nella società, sì, ha ragione Calimani. Bisogna vedere come. 

Riccardo Di Segni,Rabbino capo di Roma

http://moked.it/blog/2011/10/03/tesciuva/

 +++

Secondo la tradizione ebraica, le sette leggi di Noè sono i principi fondamentali sui quali si deve basare ogni societa’ civile e ogni regola di convivenza che ciascun uomo deve assolutamente osservare. Si tratta di un argomento in genere poco conosciuto. Elia Benamozegh, uno dei maggiori maestri del pensiero ebraico in Italia del 1800, ha sviluppato il tema della religione universale del noachismo. Gli Ebrei sono spesso stati accusati di avere una legge, la Tora’, fatta solo per israeliti e di aver “dimenticato” tutto il resto dell’umanita’. Niente di piu’ sbagliato: secondo l’ebraismo infatti D-o , prima della Tora’, diede al mondo leggi che tutti i popoli devono seguire se vogliono considerarsi civili. Ma pochi lo sanno e per una semplice ragione: quel tanto che conosciamo infatti del codice di Hammurabi, di quello ittita o dei codici assiri, lo dobbiamo alla circostanza che si sono conservate le antiche tavolette e le steli sui quali furono scolpite le leggi dei singoli codici; non vi e’, invece, alcun testo originale delle leggi di Noe’ ne’ si e’ mai parlato di una sua eventuale esistenza. Le fonti piu’ antiche in cui si faccia menzione di queste leggi sono quelle talmudiche, fonti orali che si cominciarono a trascrivere solo all’inizio dell’era volgare: la Tosefta’ (discussione rabbinica) attribuita a Chiya bar Abba’, nato verso il 160 e. v., e’ il primo libro di halacha’ a delineare le sette leggi. Secondo l’insegnamento dei rabbini del Talmud, queste sette leggi non solo in realta’ sono sette regole, ma ognuna di esse comprende un intero ambito di leggi che vengono codificate in 66 precetti. Sono cioe’ sette canoni che riguardano il vivere e il convivere civile. Non bisogna cadere nell’equivoco di confrontare i 613 precetti per gli ebrei con i sette precetti noachidi, perche’ da un lato abbiamo 613 precetti particolari comprendenti anche leggi su purita’ e ritualita’ che gli ebrei devono seguire per svolgere il lavoro al Bet Hamikdash, mentre i 66 precetti noachidi riguardano i rapporti umani e le relazioni sociali. Si dice che ci sia stato il diluvio universale perche’ gli uomini avevano disatteso queste leggi e Noe’, subito dopo il diluvio, le abbia codificate. Tali norme dunque sono state istituite agli albori della civilta’ e sono le prime operanti nel mondo. Secondo la datazione che si ottiene dalla Tora’ il codice di Hammurabi, quello ittita e i codici assiri sono tutte leggi posteriori, e tutte si rifanno in parte alle leggi di Noe’. Ricordiamoci che Hammurabi visse circa all’epoca di Abramo, cioe’ dieci generazioni dopo Noe’.

Qui presentiamo in breve le leggi “noachidi” con alcune derivazioni:

1) Non commettere furti
Non commettere rapina. Non spostare una pietra confinaria. Non frodare. Non rifiutare di pagare una somma dovuta. Non far pagare un prezzo eccessivo. Non concupire. Non desiderare la roba d’altri. Il lavorante non mangi e non porti a casa il frutto del suo lavoro. Non rapire. Non fare uso di falsi pesi e misure. Non possedere falsi pesi e misure.

2) Costituire tribunali
Si nominino giudici e guardie in ciascuna citta’. Si trattino le parti in causa imparzialmente di fronte alla legge. Si verifichi con diligenza la testimonianza di un teste. Non vi sia deliberata cattiva amministrazione della giustizia da parte della Corte. Non accetti il giudice somme o doni da una della parti in causa. Non favorisca il giudice la parte in causa che sia povera, per compassione. Non oda il giudice una delle parti in causa in assenza dell’altra. Non vi sia discriminazione da parte del giudice nei confronti dello straniero e dell’orfano. Non venga nominato un giudice che abbia scarsa conoscenza della legge. La Corte non metta a morte un innocente. Non si incrimini alcuno sulla base di prove indiziarie. Nessuno faccia giustizia da se’, uccidendo l’esecutore di un delitto capitale. Sia resa testimonianza presso la Corte. Non si faccia falsa testimonianza.

3) Non commettere omicidio
Mettere in salvo una persona perseguitata. Non restare impassibili davanti al sangue di colui che si potrebbe salvare da pericolo mortale.

4) Non avere rapporti sessuali illeciti
Un uomo non deve avere rapporti sessuali ne’ con sua madre, ne’ con la sorella della madre, ne’ con un altro uomo, ne’ con la moglie di un altro uomo. Ne’ l’uomo ne’ la donna devono accoppiarsi con le bestie. Non si deve indulgere in comportamenti provocanti che possano condurre a un’unione proibita. Non sia castrato alcun maschio, ne’ uomo ne’ animale.

5) Non smembrare un animale vivo
Non ci si cibi della parte staccata di un animale vivo. Non ci si cibi di un animale smembrato da vivo, anche se e’ ormai morto. Non si deve commettere crudelta’ verso gli animali. Non si deve rimanere insensibili di fronte alla crudelta’ di altri verso gli animali. Non si deve bere il sangue di alcun animale, ne’ uccidere animali per scopo ludico o sportivo. Non si deve rimanere insensibili di fronte alla preparazione del proprio cibo.

6) Non commettere idolatria
Non si nutra il pensiero che esista altra divinita’ al di fuori del Signore. Non si intagli immagine alcuna. Non si facciano idoli per uso altrui. Non ci si inchini davanti a un idolo e non si facciano libagioni o sacrifici, ne’ si bruci incenso davanti a un idolo. Non si facciano passare i figli attraverso il fuoco del culto del Moloch. Non si pratichi l’Ov e l’Iddeoni’, cioe’ non si pratichino certe forme di magia.

7) Non bestemmiare
Non profanare il nome di D-o.

Da quanto leggiamo nelle leggi di Noè, possiamo dedurre che queste leggi pongono il noachismo e l’ebraismo su un piano paritario, il che garantisce a tutti i popoli di entrare nel novero dei giusti, e di avere il diritto al Mondo a Venire. 

http://www.mamash.it/leggi_noe.htm

+++

Ciò che rende la Teshuvà essenzialmente diversa dal concetto comune di pentimento con la quale viene tradotta, consiste nel fatto che essa comprende tutti i seguenti elementi:

- Il Pentimento;

- La confessione dei propri peccati ad alta voce;

- La correzione dell’atto;

per approfondire prego cliccate su:

http://www.morasha.it/tesi/brsv/brsv03.html#1

+++

Breve profilo del prof.Calimani:

Dario Calimani

Dario Calimani ha la cattedra di Letteratura Inglese a Ca’ Foscari – Università di Venezia. Ha diretto il Centro linguistico interfacoltà della stessa Università e dirige una collana di testi per la didattica delle lingue straniere a fini speciali.

È stato presidente della Comunità Ebraica di Venezia ed è consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di cui ha diretto, fra l’altro, il Corso di Laurea in Studi ebraici.

Fra le sue pubblicazioni, si segnalano saggi e volumi sul teatro inglese moderno – e in particolare sul teatro di Harold Pinter –, sulla narrativa di James Joyce, sulla poesia di T.S. Eliot e, recente, il suo William Shakespeare. I Sonetti della menzogna (Carocci 2009).

In relazione a tematiche ebraiche, si è occupato di problemi di testualità e della trasmisssione della memoria in saggi quali: “Torah e letteratura: dal Nome al Testo” (Il segreto, Bulzoni 2000), “Bereshit”: la libertà del canone” (Critica del testo, 2000), “L’esilio e la ferita della memoria” e “La memoria e il suo esilio” (L’ombra lunga dell’esilio. Ebraismo e memoria, Giuntina 2002), “Il rischio della memoria” (Rassegna Mensile di Israel 2006).

+++

Riccardo Di Segni (Roma, 13 novembre 1949) è un rabbino italiano, dal 2001 rabbino capo della Comunità ebraica di Roma.

Biografia

Laureato in medicina e chirurgia, continua ad esercitare anche la sua professione di medico, come primario di radiologia all’ospedale San Giovanni di Roma.

Conseguì il titolo di rabbino presso il Collegio Rabbinico Italiano nel 1973 ed è considerato tra le massime autorità spirituali e morali ebraiche in Italia, assieme anche al suo predecessore Elio Toaff e al rabbino Giuseppe Laras.

Tra gli anni Novanta e la prima metà degli anni Duemila è stato un importante collaboratore della Lux Vide per la realizzazione del ciclo di fiction Le storie della Bibbia, facendo parte del comitato di esperti di religione ebraica[1]. Nel 2010 ha invece polemizzato con la Lux Vide, a causa della miniserie televisiva Sotto il cielo di Roma, ritenuta da Di Segni “una patacca propagandistica, un’opera apologetica”, perché a suo dire la fiction non mostra tutti gli aspetti storici relativi a Papa Pio XII.

http://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Di_Segni

+++

FINE


Filed under: Attualità,curiosità e costume, Cultura, Uncategorized

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :