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Eugenio montale, i limoni.

Da Antonio Ragone @AntonioRagone
EUGENIO MONTALE, I LIMONI.
I limoni è il testo poetico d’apertura degli Ossi di seppia, subito dopo l’introduzione Godi se il vento ch’entra nel pomariodella sezione In limine. Il primo verso è una vera richiesta di ascolto che vuole  determinare la distanza rispetto alla tradizione dannunziana, al poeta-vate e ai suoi atteggiamenti artefatti che suscitino una sorta di devozione negli ascoltatori; questo è identificabile appunto nei poeti laureati e nei loro pregiati bossi ligustri o acanti, dove si avverte tutta la loro forzosa convenzionalità. Il linguaggio di Montale invece è particolarmente attento alla quotidianità  che egli percepisce soprattutto nel paesaggio ligure,  riconfermando il ruolo fondamentale degli oggetti nella poetica montaliana mediante l’utilizzo del correlativo oggettivo. Egli ama le strade, gli erbosi fossi, le pozzanghere / mezzo seccate, le viuzze che seguono i ciglioni, i ciuffi delle canne, gli orti che s’aprono agli alberi dei limoni. Ed è meglio se il canto, le gazzarre, degli uccelli si perde nell’azzurro del cielo, perché così, assorti in un misterioso silenzio, si riesce a cogliere e a godere il fremito dei rami di limoni e la natura, i sensi del loro odore. In questo luogo, quasi per un piccolo prodigio, tace la guerra delle passioni umane deviate verso altri interessi che sottraggono all’ascolto della natura. Anche a noi poveri (contrapposto ai poeti laureati) è concessa una piccola parte di ricchezza interiore, che ritroviamo nel semplice, umile odore dei limoni. In questa atmosfera impalpabile e sospesa, in questo esteso silenzio, ben lontani e diversi dall’estetismo dannunziano, pare che le cose siano vicine a svelare, a tradire il mistero della loro essenza, il loro ultimo segreto. Ed è proprio in questo momento particolare ed incerto, che tutto appare mutato. Gli uomini stessi sembrano, più che esseri mortali, divinità disturbate, perché non più indifferenti, e di conseguenza non più sereni. È il turbamento dell’anima di fronte alla fragilità umana. Lo sguardo del poeta fruga d’intorno, ma è ancora solo un momento d’illusione, ancora procede la ricerca del varco de La casa dei doganieri che porti a scoprire lo sbaglio di natura, l’anello che non tiene perché l’uomo finalmente pervenga ad una qualche verità liberatrice. Il conforto è al di là di un malchiuso portone dove s’intravedono i gialli dei limoni, a cui il poeta s’affida come serena raffigurazione momentanea capace di distoglierlo dal male di vivere. Questa parziale visione fa sciogliere per un attimo il gelo nel cuore e fa scrosciare in petto le trombe d'oro della solarità.


I LIMONI

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piantedai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosifossi dove in pozzangheremezzo seccate agguantano i ragazziqualche sparuta anguilla;le viuzze che seguono i ciglioni,discendono tra i ciuffi delle cannee mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccellisi spengono inghiottite dall'azzurro:più chiaro si ascolta il susurrodei rami amici nell'aria che quasi non si muove,e i sensi di quest'odoreche non sa staccarsi da terrae piove in petto una dolcezza inquieta.Qui delle divertite passioniper miracolo tace la guerra,qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezzaed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le coses'abbandonano e sembrano vicinea tradire il loro ultimo segreto,talora ci si aspettadi scoprire uno sbaglio di Natura,il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,il filo da disbrogliare che finalmente ci mettanel mezzo di una verità.Lo sguardo fruga d'intorno,la mente indaga accorda disuniscenel profumo che dilagaquando il giorno piú languisce.Sono i silenzi in cui si vedein ogni ombra umana che si allontanaqualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il temponelle città rumorose dove l'azzurro si mostrasoltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.La pioggia stanca la terra, di poi; s'affoltail tedio dell'inverno sulle case,la luce si fa avara - amara l'anima.Quando un giorno da un malchiuso portonetra gli alberi di una corteci si mostrano i gialli dei limoni;e il gelo dei cuore si sfa,e in petto ci scroscianole loro canzonile trombe d'oro della solarità.
Eugenio Montale(da Ossi di seppia

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