Un giornalista è serio e credibile se è imparziale, se nell’intervistare un testimone riporta esattamente quanto egli ha detto mettendolo tra virgolette, senza aggiungere o togliere niente. Ancor di più se l’intervistato è un’autorità morale a livello internazionale come Papa Francesco, le cui singole parole sono meditate da miliardi di persone.
Incredibilmente però Eugenio Scalfari, avendo avuto l’occasione di intervistarlo, si è recato all’appuntamento senza registratore o bloc-notes, mettendo poi tra virgolette frasi e ragionamenti che il Pontefice non ha mai pronunciato e tralasciando altre cose che invece ha detto, oltretutto attribuendogli concetti contrari alla visione cattolica ma combacianti al nichilismo relativista a cui, guarda caso, Scalfari stesso aderisce. Se prima era solo un sospetto, la prova è arrivata quando Francesco non ha riconosciuto l’intervista non volendola presente nei suoi discorsi ufficiali presenti sul sito web del Vaticano.
La conferma definitiva invece è stata l’ammissione dello stesso Scalfari in questi giorni. Durante le sue interviste, ha rivelato, «cerco di capire la persona intervistata e poi scrivo le risposte con parole mie». E questa sarebbe la professionalità del celebrato vate del giornalismo italiano? «Sono dispostissimo a pensare», ha aggiunto, «che alcune delle cose scritte da me e a lui attribuite, il Papa non le condivida, ma credo anche che ritenga che, dette da un non-credente, siano importanti per lui e per l’azione che svolge». Bene, se questo è l’insegnamento di uno dei principali giornalisti italiani allora noi ci siamo inventati che lui abbia detto: “E’ vero, effettivamente non so fare giornalismo”. Attenzione, seguiamo il suo ragionamento: siamo disposti a pensare che questa frase in realtà non l’abbia mai detta, ma crediamo che, essendo noi credenti, le nostre parole siano importanti per lui e favorevoli al dialogo tra chi non condivide la stessa posizione.
Nella conversazione con i corrispondenti dei giornali ha raccontato anche che avrebbe inviato la bozza dell’intervista a Francesco e che egli l’avrebbe approvata, anche se puntualizzando: «Se Lei insiste… ma, ripeto: è una perdita di tempo. Di Lei mi fido». Un’altra ricostruzione e un altro virgolettato attribuito al Papa…questa volta è vero o Scalfari si è inventato pure questo? Si è accorto che fa fare al Pontefice una figura da schizofrenico, che prima approva l’intervista e poi la rifiuta?
Davvero Scalfari, fondatore di “Repubblica”, ha intenzione di dialogare onestamente con chi non la pensa come lui? Probabilmente no, in questa prima occasione non ha dimostrato alcuna correttezza etica ma, anzi, voglia di approfittarsi della disponibilità del Pontefice per remare contro di lui e mettere in difficoltà coloro che in lui si affidano. Oltre, ovviamente, a rivelare pubblicamente come “crea” le sue interviste e quindi la sua inattendibilità come cronista, creando non pochi imbarazzi al suo smisurato ego.
La redazione