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Eutanasia, una via d'uscita dignitosa

Creato il 10 ottobre 2012 da Animabella

“Cercasi malati terminali per ruolo da protagonista. Anche prima esperienza”. Non c'è che dire, lo spot dell'Associazione Coscioni per la legalizzazione dell'eutanasia colpisce e suscita reazioni contrastanti. Qualcuno potrebbe sentirsi infastidito, qualcuno imbarazzato, qualcuno forse addirittura indignato. C'è chi potrebbe dire che la morte è una cosa troppo seria per farci uno spot sopra. Eppure forse proprio perché troppo seria, la questione va portata alla luce. Aveva già suscitato polemiche uno spot realizzato da Exit International e diffuso in Italia sempre dall'Associazione Coscioni e dai Radicali in cui un malato terminale elencava le scelte che liberamente aveva compiuto nella sua vita, dagli studi al lavoro alla famiglia. Chiedeva di poter compiere liberamente un'ultima scelta, quella di morire dignitosamente e senza sofferenze. E messa in questi termini – gli unici corretti – non si capisce davvero dove sia il problema.
Avere una via d'uscita è quello che molti malati terminali chiedono. E non è detto che la useranno, ma il solo pensiero di non averne è angosciante. Una donna inglese affetta da una grave malattia degenerativa che l'avrebbe condotta certamente prima alla paralisi e poi alla morte ha deciso di recarsi in Svizzera, presso la clinica Dignitas dove è consentito il suicidio assistito, quando era ancora in buone condizioni di salute, per evitare di mettere nei guai i familiari che l'avrebbero dovuta accompagnare quando lei non sarebbe più stata in grado di farlo da sola. Quella donna aveva ancora qualche anno di vita in condizioni relativamente buone, molto probabilmente se nel suo paese fosse stato consentito il suicidio assistito avrebbe aspettato ancora qualche tempo e, chissà, forse non vi avrebbe mai fatto ricorso.
Una via d'uscita era quella che chiedeva anche Piergiorgio Welby. La moglie Mina racconta spesso che il marito le aveva chiesto di non chiamare l'ambulanza se (quando) avesse avuto una crisi respiratoria. Piero sapeva che l'avrebbero tracheotomizzato e che da quel momento in poi, essendo completamente paralizzato, non avrebbe più avuto una via d'uscita. Con tutto l'amore che lo legava alla moglie, non le avrebbe mai fatto una richiesta talmente dolorosa e inaccettabile se questa via d'uscita gli fosse stata serenamente prospettata.  

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