Sono al buio.
Un mix di batteri non meglio identificati (in attesa di esame microbiologico) ha ritenuto opportuno far bunga-bnga con la mia cornea sx. Non che la dx fosse messa meglio, visto gli esiti di un intervento chirurgico relativamente riuscito una ventina di anni fa. Fatto sta che sono al semibuio e relegata nella mia stanza da domenica: quotidiani, appunti, riviste, mac e gatta tutti in ordine sparso sopra il letto, istantanea di un interno "normale". Un occhio bendato l'altro che vede gran poco...per fortuna che questo doveva essere l'anno dei pesci :(Così penso (beh, quello che riesco, ovviamente) e mi sono soffermata - visto il tempo a disposizione - sulla notizia della scoperta da parte della Nasa di una quantità indefinita (e lontana 2 mila anni luce) di galassie che non dovrebbero esistere, almeno stante alle conoscenze dell'astrofisica fin qui aquisite. Orbite ellittiche e non circolari, una vicinanza tra i vari pianeti incompatibile con il concetto conosciuto di "massa", la presenza di atmosfere di idrogeno ed elio nonostante la vicinanza alla stella madre, corrispondente al nostro sole.Forse un nuovo sistema solare, forse nuovi mondi.Mi è venuta in mente la canzone di Eugenio Finardi. "Extraterrestre" (Musica Ribelle, 1998): il protagonista prima si augura di essere portato via su di una stella sulla quale ricominciare ma poi, colpa la solitudine, chiede all'extraterrestre di essere riportato indietro, proprio per poter ricominciare.Sono partita dalla mia momentanea cecità, riflettendo sulle incognite di ciò che esiste oltre i bastioni di Orione e sul fatto che non esistono granitiche certezze, per arrivare alla speranza che un Extraterrestre possa portarmi via, così da poter vivere in un paese normale. E poi la consapevolezza: non serve cercare una galassia sulla quale ricominciare, bisogna rimboccarsi le maniche affinché le cose possano cambiare qui. Non solo per me, ovviamente.