a cura di Marius
Sembrava che la gara di Suzuka non si dovesse correre a causa del tifone Phanphone e invece è scattata regolarmente seppur in regime di safety car.
Sembrava che la gara dovesse durare pochi giri sempre a causa della pioggia battente, poi bandiera a scacchi e punteggio dimezzato a tutti e invece il tifone ha graziato il Circus attenuandosi quel tanto da garantire condizioni di gara accettabili, con gomme intermedie.
Sembrava che la Ferrari numero 14 avesse capito l’ormai prossimo “tradimento” di Fernando Alonso, con il divorzio da Maranello, lasciandolo a piedi in mezzo alla pista a gara quasi neanche cominciata.
Sembrava che Vettel fosse tornato quello vero, il fuoriclasse che sul bagnato non ha rivali nell’universo, con grandissimi sorpassi e una condotta di gara all’attacco; forse liberato dall’incubo Ricciardo dopo l’annuncio della separazione dalla scuderia austriaca per la prossima stagione.
Sembrava, all’inizio, che Rosberg potesse dominare la gara e riprendersi la testa della classifica iridata, dopo quattro gran premi a secco di vittorie.
Sembrava invece che, giro dopo giro, Hamilton, sorpassato con grande spunto il proprio compagno di squadra, potesse festeggiare con enorme tripudio il suo trentesimo successo in Formula 1, consolidando il primato in classifica con dieci punti di vantaggio si Nico.
Sembrava andare tutto bene, con Lewis meritatamente primo al termine di una gara complicata dal clima ma tutto sommato divertente.
Sembra, purtroppo, di rivivere l’angoscia di quel week-end di Imola che solo cinque mesi fa abbiamo ricordato a venti anni di distanza. Già, l’angoscia è esattamente la stessa.