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Facciamo fallire Roma

Creato il 27 febbraio 2014 da Symbel

Facciamo fallire Roma

Il famoso decreto “Salva Roma” non è stato convertito in legge, pertanto decade, essendo passati i termini previsti, grazie anche all’opposizione popolista di Lega e Movimento 5 Stelle che rivendicano il successo.

Il provvedimento avrebbe rimpinguato i disastrati bilanci della capitale, oltre a mettere delle pezze per finanziarie gli alluvionati dell’Emilia o della Sardegna, e ad evitare la tanto agognata web tax, che farà scappare dal paese le web company costrette a un regime fiscale vessatorio in barba alle direttive comunitarie, che sicuramente si tramuteranno in delle salatissime sanzioni per il nostro paese.

Io tengo al fatto che le vittime dell’alluvione ottengano dei risarcimenti, cosi come vorrei che si bloccasse l’insulsa “web-tax”, capace di fare danni in un paese gia arretrato sul digitale, e che rischierebbe dei gap con il resto dell’europa ancora maggiori.

Ma rinuncerei a malincuore a tutto se Roma fallisse, e se quindi come ha minacciato il sindaco Marino, si smettesse di far andare gli autobus perchè non c’è il gasolio, si smettesse di riparare le buche delle strade, si chiudessero gli asili nido , si cessasse la raccolta dei rifiuti, si mandasse a casa un esercito di 25.000 persone che lavorano per l’amministrazione capitolina.

Non sarebbe la paralisi, ma la liberazione. Liberazione dai clientelismi, liberazione di un assenteismo medio del 20%, di sprechi che hanno radici antiche diventati ormai di uso comune.

Che si radesse al suolo tutto, a costo di eliminare per un pò i servizi, ricreandoli col tempo, ma a prezzi di mercato, e possibilmente in mano a privati per fare si che i fannulloni possano essere mandati a casa più facilmente.

Certo si creeranno dei disservizi e si perderanno tanti voti, magari ci saranno manifestazioni feroci nelle piazze romane, ma il paese avrà di che giovarne.

Si creerà un precedente, per tutte quelle amministrazioni (e sono tante, specialmente al sud) che spendono e spandono senza ripagare coi servizi le tasse pagate dai cittadini, dove l’impiegato del comune può permettersi il lusso di assentarsi dal lavoro per andare a farsi la spesa, chiudendo lo sportello che in teoria dovrebbe pagargli lo stipendio, o di starsene a casa il giorno della partita.

E dopo Roma, uno a uno sarà il caso di rottamare tutti questi comuni poco virtuosi: si risparmierà tanti soldi da impiegare nelle tante riforme necessarie al paese, e magari per allentare una pressione fiscale ormai veramente insostenibile.

Brian Boitano (redattore)

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