C’è una lite furibonda sul web che coinvolge giornali, lettori/commentatori di Facebook e politici attorno ad un presunto scontrino fiscale emesso dal ristorante del Senato della Repubblica.
L’origine della foto dello scontrino proviene da un gruppo di Facebook piuttosto conosciuto “se tutto va bene siamo rovinati” e mostra lo scandaloso trattamento per i nostri Senatori con prezzi molto agevolati.
Fin qui nulla di strano. La realtà di lusso, simile situazione anche a Montecitorio, è stata svelata dal deputato dell’Idv Carlo Monai, attraverso il settimanale l’Espresso nel mese di Agosto. Prezzi indubbiamente fuori dal comune: “lamelle di spigola con radicchio e mandorle” a soli 3 euro e 34 centesimi, “penne all’arrabbiata” a 1,60 euro, un filetto alla griglia 5,23 euro e una “fetta di crostata” vale 1,74 euro. Magari potessimo permetterci un pranzetto del genere coi buoni pasto delle imprese.
Lo scontrino incriminato riporta però dei prezzi molto bassi, addirittura di pochi centesimi. Se mi va bene per la “torta della nonna” altrettanto non si può dire delle “trofie agli asparagi e spec”, che se si riferisce a questo speck è persino scritto sbagliato. Cominciano quindi a circolare dubbi sull’autenticità di questa immagine con i dati EXIF corrotti ma sicuramente compressa in jpeg da un programma di fotoritocco.
Il mistero si infittisce ancora di più quando l’Unità pubblica la stessa foto, sbufalandola, ma ritoccandola con effetto “sbianchetto” sul codice del cliente. Secondo il giornale la certezza della bufala arriverebbe da persone di fiducia, tra cui il Sen.Cesarino Monti che dalla sua pagina di Facebook mostra effettivamente quale sia un vero scontrino emesso per il pranzo dei Senatori:
Come si può vedere i prezzi sono ben alti e al posto del codice del cliente c’è il nome del senatore. L’intestazione riporta “ristorante senato” e non “mensa senato”. Quello scontrino è per il pranzo di un dipendente, identificato con un codice cliente, che naturalmente non può permettersi di spendere 50 euro e nemmeno 20 perchè i loro ticket hanno un prezzo fisso relativamente basso.
Anche la foto del Sen. Monti è comunque ritoccata al computer. Quindi chi ha ragione? Se Monti avesse “taroccato” qualche cosa un altro senatore probabilmente l’avrebbe a sua volta sbufalato. Non gli conviene. È più corretto pensare ad una manomissione dell’acceso gruppo di Facebook (o chi per loro) notoriamente “anti-casta” ma finiti vergognosamente in un vicolo cieco, quello della disinformazione.
Qui sotto la foto comparata con quella dell’Unità. Molto probabile che abbiano volutamente cancellato il codice cliente perchè quel dipendente non è un personaggio pubblico e potrebbe essere identificato in qualche modo:
ps: Un’altra notizia “pacco” che il sito Noncipossocredere prende per buona. Meno male che secondo loro le notizie sono tutte verificate!