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Fanculo ai buoni propositi

Creato il 09 gennaio 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti
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Da lunedì dieta! E la befana? Ecco l’inghippo, i buoni propositi si infrangono sempre su scogli di questo genere come polpi imbranati. E io senza dubbio sono uno di quei polpi scemi. Con una barretta di cioccolata, svizzera o del discount poco importa, mi giuro che dalla settimana prossima mi darò una regolata: menzogna e vergogna al latte o alle mandorle. E che dire dei vari “mi troverò un lavoro più soddisfacente”, “dedicherò più tempo a me stessa” o “finirò quel veliero in bottiglia che ho cominciato nel 1983″? Bubbole! Mangerò schifezze, resterò frustrata da capo e colleghi, non avrò tempo di andare dal parrucchiere fino a che la ricrescita non mi sarà arrivata almeno al punto da farmi assomigliare a Crudelia Demon (e giù a canticchiare), e quel veliero prenderà vita e rotolerà cercando il suicidio come unico modo di realizzare il suo scopo (che è chiaramente darmi sui nervi).

Ma ve l’immaginate voi se vari personaggi, amati o meno, della letteratura l’avessero fatta finita coi loro buoni propositi? Quante storie sarebbero andate diversamente, quanti libri avrebbero avuto finali completamente diversi. “Mi chiamo Ismaele” ad esempio avrebbe potuto, in un universo parallelo in cui vige il divieto di farsi promesse per il futuro, proseguire con “e io e i miei compagni abbiamo assassinato il nostro capitano”. Ve li immaginate voi i membri dell’equipaggio che si ripetevano “ah no, con questo pazzo mai più!”. Dovevano buttarlo a mare, altroché.

E Florentino Ariza, con tutta l’amore del mondo eh, quella volubile di Fermina non la doveva affatto aspettare, si doveva trovare una megagnocca, sposarsela e farci dei figli megagnocchi, possibilmente esibendoli nella villa difronte a quella della suddetta. E poi da vecchi nessun ricongiungimento, ma una pernacchia cumulativa.

E Marquez non cede al viziaccio dei buoni propositi solo ne L’amore ai tempi del colera, basti pensare a Cronaca di una morte annunciata, me lo vedo Santiago che si giura “non darò ascolto alle malelingue”. Sono certo una serie di coincidenze e malintesi a far sì che solo egli non sappia di essere un morto che cammina ma, diciamocelo, se sei avvezzo ad andare a letto con le donne degli altri il minimo che puoi fare e stare all’erta. Entrare nel bar del paese e chiedere “che novità oggi?”. Se non lo fai o sei un incosciente o un ninja e non mi pare in Sudamerica i ninja abbondino.

Spostiamoci di parecchio, più vicini a casa nostra, in Francia per la precisione. Quando la mamma della famiglia Malaussène ha depositato a casa di Benjamin il primo pargolo dicendogli “veditela tu che io mi so innamorata di un altro, torno la prossima volta che sono pregna” Benjamin avrà pensato almeno “le faccio legare le tube”. E invece no, ha rimandato, si era forse segnato la data in cui parlare con la genitrice a cavallo del capodanno ma non aveva fatto i conti col fatto che una gravidanza dura 9 mesi, non 12. E se proprio non voleva legarle le tube personalmente poteva portarla in tribunale, in una bella causa per costringerla a versargli il mantenimento per i fratelli, e lì sì che lei avrebbe pensato seriamente alla contraccezione.

E spesso, diciamocelo, queste nuove versioni di noi che immaginiamo nel futuro non ci assomigliano affatto, se sei un’ingorda maniacale e ti vedi indossare un bikini che più che un vedo-non vedo è un vedo-vedo sei a dir poco sciocca (più di una parolaccia per articolo dubito sia consentita). E se sei gatto mangiati l’uccellino. E invece no, Sepulveda decide di raccontare la storia di un felino che accudisce una gabbianella. Ma siamo seri! E poi lacrime lacrime quando la gabbianella vola via. Lei segue la sua natura, e il gatto che avrebbe dovuto esaurire la trama in un morso.

“Da domani i libri antichi devo maneggiarli coi guanti”, questo credo si sarà detto Adelmo da Otranto, primo morto del celeberrimo e nostrano Il nome della rosa. E quanto scommettete che, come me, aveva il vizietto di mangiarsi le unghie? Di sicuro si sarà detto “da lunedì basta con le cuticole smangiucchiate”. Guglielmo avrebbe dovuto capire tutto già nelle prime ore guardando la pessima manicure del defunto.

E potrei andare avanti per parecchio e fare molti, molti, molti esempi del genere, ma per il nuovo anni mi sono promessa di essere meno logorroica.

I buoni propositi in definitiva riguardano il domani, ma gli uomini conoscono solo l’oggi, il tempo e il futuro sono costruzioni che non esistono in natura (pensate se dopo tanti progetti venissi investita da un pullman di pellegrini diretti a Medjugorje, in tal caso nessuno dei coinvolti starebbe vivendo un futuro che si fosse rappresentato come possibile). Eppure appartiene alla nostra natura rimandare, procrastinare (quest’anno voglio fare sfoggio dei termini migliori che conosco) e sperare. Cosa è se non una speranza il domani? Certo “un dì si rasserenerà” ha molte declinazioni, immaginate un po’ se Bukowsky avesse smesso di bere, o se Hemingway avesse cercato un aiuto psicologico, o se gli autori di cui sopra avessero tenuto l’immaginazione a freno dentro i confini della concretezza.

E quindi come spesso accade a chi fa buoni propositi, o scrive libri, contraddico la realtà (e tutto ciò che ho detto finora) e dico: evviva i buoni propositi.

Da lunedì dieta, poi vediamo quale lunedì.


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