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Fanida, i centri sociali

Da Firenze5stelle @firenze5stelle

 Puntata 5 del diario di Fanida, una storia come tante … o quasi

Le altre parti del racconto:  link

Marzo                                                                                                                                                                                            

Oramai ci siamo, domani è il gran giorno, mi hanno prestato dei soldi dalla loro cassa comune e posso prendere il treno per Empoli.

Non so quando troverò il tempo per scriverti, sarai sempre con me così non mi sentirò troppo sola, sono spaventata non avrei mai pensato di scappare da casa, non sono mai stata lontano dai miei e sembra incredibile che l’unica cosa che possa fare sia quella di nascondermi da loro.

Non riesco a dormire sono agitata, ho ben chiaro cosa dovrò fare ma è bene riepilogare, dunque:  prendo il solito autobus, con Ilam che scende due fermate prima, arrivo a scuola e invece di farmi vedere raggiungo Manuel, che per domani salterà le lezioni. Ha trovato chi gli presta un motorino per arrivare a Campo di Marte.

Il treno parte alle 9:15, abbiamo il tempo di fare il biglietto, arrivo ad Empoli dopo circa un ora. Li ci saranno degli amici di Manuel che ci aspettano all’Intifada, il loro centro sociale.

Alcuni giorni dopo      

Sono arrivata da poco, sono tutti cordiali e premurosi, dormo nel centro sociale, in una stanzina improvvisata per gli ospiti, che non si trattengono mai troppo tempo.

Fanida, i centri sociali
Presto dovrò trovare qualcos’altro.

Ora siamo in due, c’è una ragazza olandese, più grande, sorride sempre e non fa domande. Parla poco italiano, gli altri le parlano in inglese, l’ho studiato un po’ ma non riesco a fare un discorso e fra l’altro non ho molta voglia di comunicare.

I ragazzi dicono che è meglio che non si sappia chi sono e quanti anni ho, per evitare brutte sorprese.

Qui ci sono dei laboratori, chi si occupa di libera informazione, una palestra con qualche corso gratuito, una cineteca. A fine mese c’è una cena mi hanno chiesto se darò loro una mano, naturalmente farò tutto ciò che serve, ma non ho entusiasmo mi sento una disgraziata e in questa forma di esilio ancora non mi ritrovo.

I ragazzi sanno fare più cose e si arrangiano riciclando di tutto. Nella mia camera, se così posso definirla, un vecchio frigo vuoto e ricolorato fa da armadio ed il letto è improvvisato su delle tavole di legno con un materasso sopra, eppure è comodo.

Non è come stare a casa, non c’è la doccia, ma una sistola che puoi usare per l’occorrenza, non c’è acqua calda, ma posso scaldarla. C’è una cucina che serve per fare le cene sociali con pentoloni enormi non ho neanche un bollilatte, Ines ha detto che ne troverà uno.

A differenza degli altri ho solo una valigia di vestiti, nessun attrezzo o hobby che potrebbe diventare un lavoro.

Posso solo dargli una mano con le pulizie, servono, non so fare altro, neanche cucinare. Il gruppo è composto da una trentina di ragazzi, ma durante gli incontri o le serate si riempie di gente.

I ragazzi dei laboratori vengono in certe ore, un bar con poche cose da bere ospita un gruppetto nel pomeriggio e un altro gruppo che si occupa della visione di film, sempre a sfondo sociale o storico, s’incontrano di sera.

Domani trasmetteranno dei video sulla vivisezione , verranno ospiti dal nord che lottano per i diritti degli animali.

Ci sono volantini sparsi ovunque su feste e incontri culturali, il rispetto per l’ambiente e per l’inquinamento sono spesso argomento di discussione.

Le giornate passano e inizio a sentirmi meno estranea, anche se non ho soddisfazione, non faccio molto, posso solo

Fanida, i centri sociali
osservare. Gli articoli che scrivono sono interessanti,  l’ultimo parlava del rispetto per la donna e il diritto all’aborto, molte ragazze si sono vestite tutte di rosa e hanno manifestato per le vie del centro per tutelare la legge  194, non avevo mai riflettuto su questo, per me la nascita di un bambino è un lieto evento,  l’ho sempre considerata parte del matrimonio, ora capisco che oltre al mio mondo, falso, che mi hanno cucito addosso, in una famiglia che non ho più, c’è un universo diverso e complesso che non conosco affatto.

Fine mese     

La cena è andata bene, c’era tanta gente e a soli 5 euro si è mangiato di tutto, piatti semplici ma gustosi, zuppa di farro e pomodorini, crostini con olio e origano, insalatine, salsicce alla brace. Tanto vino e la mia prima sbronza. Non ricordo come abbia fatto a tornare in camera, ma so di essermi divertita, mi sentivo spensierata allegra, ero di buon umore , ho riso tanto.

Aprile     

 Negli anni scorsi aspettavo questo mese con ansia, speravo di ricevere il motorino quest’anno invece mi hanno regalato l’angoscia. Non festeggerò il mio compleanno e spero di non ricadere nell’apatia quel giorno, sai cosa farò non ne parlerò con nessuno così sarà un giorno come un altro e passerà inosservato.

All’assemblea mi hanno detto che presto dovrò trasferirmi perché mio padre sta facendo troppi appelli e le cronache di Firenze parlano spesso di me, hanno aggiunto che sono dispiaciuti perché sono una persona discreta e socievole ma che non possono rischiare oltre.

Hanno contattato i ragazzi di Livorno, mi ospiteranno per un po’, ora bisogna solo decidere quando partire e come non farsi scoprire.  

 Mi hanno consigliato di indossare degli abiti arabi, sono sicuri che tutta coperta sia meglio, non cercheranno in quelle vesti una ragazza che rifiuta le sue origini, funzionerà?  

Spero di si, non voglio tornare a casa, non ho più nulla da perdere.  

La partenza dovrebbe essere la prossima settimana, sabato i treni saranno affollati da gente che va a Pisa per un incontro sul razzismo, andremo anche noi e lì conoscerò i ragazzi di Livorno. Sarà l’ultima volta che faccio qualcosa con Ines e gli altri, mi dispiace mi ci trovo bene e la prima manifestazione dovrà anche essere l’ultima.

Sabato

Abbiamo preparato degli striscioni e una mostra fotografica sui casi d’immigrazione e disagio vicini al centro sociale, sulle famiglie che pur lavorando non vengono assicurati e non hanno soldi per sfamare i loro figli, né un tetto sulla testa.

Si tratta di Africani che vivono facendo i mercati o vendono in spiaggia di tutto, camminando ore sotto il sole d’estate o ai semafori al freddo d’inverno.

Non avevo capito fino ad ora quanto fosse dura la loro vita, almeno mio padre ha trovato un lavoro come magazziniere ed è assicurato, gli assistenti sociali lo hanno sempre aiutato per l’affitto e i libri.

Mamma non lavora, prima faceva le faccende domestiche, ma ora è anziana e non ha  più la forza di andare su e giù per le strade di Firenze in bicicletta a pulire infissi e lampadari.

La manifestazione è stata imponente, c’era tanta gente da ogni parte d’Italia, anche politici e giornalisti. Abbiamo allestito un banchino con le informazioni sulle nostre battaglie sociali, dovrei dire loro… non faccio parte del gruppo, i ragazzi più grandi non temevano di urlare slogan contro un governo xenofobo.

Il tempo tiranno mi ha ricordato che sarei partita per Livorno e l’ansia mi ha assalita.

Fortunatamente fra i compagni di Livorno, si chiamano così fra loro, c’è Federico, un biondino alto dagli occhi verdi, non so perché ma il mio cuore ha fatto un balzo incrociando i suoi occhi.

Lui non sembra che lo abbia notato è molto silenzioso, quasi schivo, forse a pelle non gli sto simpatica, oppure è solo introverso….?

La mia seconda partenza…

Fanida, i centri sociali

 La seconda partenza e il diario di Fanida ti aspettano per il prossimo appuntamento Martedì 8 Maggio

Se volete partecipare con altri racconti ….

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