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Fashion, Film e Disagio

Creato il 30 settembre 2014 da Morgatta @morgatta

Sono stata invitata a prendere parte al Roma Web Fest in qualità di “fashion blogger (e già qui mi è venuto da ridere, io non sono proprio quel tipo di blogger, ma forse loro non se lo immaginavano…ad ogni modo sto comunque parlando del post-evento, quindi il mio compito di “diffusore di messaggi” lo sto portando a termine…a mio modo, ovviamente).

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L’evento, tenutosi lo scorso fine settimana al museo MAXXI di Roma, è la seconda edizione “del primo festival ufficiale dedicato alle web series in Italia“; una tre giorni di incontri, tavole rotonde, workshop, proiezioni, ed happening conditi dai protagonisti della rete, da chi queste serie le inventa, le produce, le sponsorizza. Sulla scelta della location non si può dire davvero nulla, ma obiettivamente il comitato d’accoglienza non è stato così brillante, disinformato a tal punto di non saperci direzionare a dovere, limitandosi a darci un programma dell’evento (nemmeno troppo dettagliato) senza troppe spiegazioni. Solo un’ora dopo il nostro arrivo si è palesata una responsabile invitandomi a rimanere nei paraggi (???) per foto ed intervista.
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Ho pensato bene di defilarmi ad una “tavola rotonda” sulle web serie brandizzate, nella quale si è parlato di web, di blog, di rivoluzione digitale, di tutto quello che gira in “rete” con le sue potenzialità ed i suoi limiti e delle aziende che tentano di sfruttare questi mezzi non sempre con ottimi risultati. Molti concetti interessanti, sciorinati, purtroppo, con il solito intercalare di parole anglofone che ha un po’ stancato (tutta questione di #storytelling, #teamwork e #timing); alcuni pensieri, invece, li ho trovati un po’ scontati, soprattutto per un pubblico di presunti “addetti ai lavori“. Ho dovuto abbandonare a 10 minuti dalla fine: era giunta l’ora dei fashion film, ed io ero curiosa di vedere di cosa si trattasse! Ritornando all’ingresso, però, una scena-tipo si è palesata davanti ai miei occhi: l’atrio che si stava riempiendo di blogger modaiole, vestite di tutto punto, ognuna che scrutava le altre senza sorridere né socializzare (che noia e che tristi), tutte  a caccia della fotografa che le avrebbe immortalate sul tappeto rosso.  Ho avvertito un brivido. Doppio brivido. Un fumetto è uscito dicendo…

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Poi è arrivato il primo pensiero: “O merda, sono insieme a coloro che infamo (con amore) un giorno sì e l’altro pure (cosa diavolo ci faccio qui in mezzo)?!?“. Il secondo attimo di panico è arrivato quando una squillante signorina non identificata con lunga chioma bionda e tacchi a spillo mi ha intimato “Avvicinati, che devi essere fotografata anche tu“. Ho risposto con un sorriso, ma dentro di me mi sono sentita davvero fuori luogo. Lo so, è contro ogni logica: una blogger si dovrebbe esporre, si dovrebbe far vedere, si dovrebbe far fotografare. Dopotutto, i quintali di follower si conquistano anche così. Sì, ma forse non sono in grado, non è nelle mie corde, non mi ci trovo, non in questa sede! Fosse stato un party in una situazione più divertente ci poteva anche stare, ma così, la bella statuina muta nel museo, anche no! Un giorno, magari, imparerò…

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Fortuna ha voluto che fosse scattata davvero l’ora “film“. E via con passo gattato dentro l’auditorium, a guardare una carrellata di “fashion fim” di dubbio gusto e scarsa utilità. Fashion Film è per caso un sinonimo di Spot-Iperpatinato (come direbbe #LaTringa)? Perchè quelli “in concorso” questo erano; alcuni patinatissimi, altri talmente casalinghi che la mia mamma avrebbe saputo fare di meglio, altri talmente concettuali da risultare incomprensibili. Ora, io capisco che il video sia un mezzo immediato che fa gola a tanti, ma se dietro ad ogni produzione non c’è una storia o un messaggio da comunicare realizzato con amore e passione, questa rimane un mero esercizio di stile ed estetica. Punto. Solo un paio hanno catturato la mia attenzione, che ovviamente non hanno vinto! (se li volete vedere tutti basta cliccare qui).

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Inutile dire che, con profondo rammarico, mi sono defilata appena possibile, concludendo la serata prima davanti ad una “gricia” con friggitelli (bona) e poi al Garbatella Jazz Festival, tra signori di sinistra e giovani alternativi, sorseggiando rum sotto una pianta di rosmarino gigante, facendo progetti…

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A volte, anche a me, tutto questo #fashion, uccide. Io preferisco conquistarvi con quello che scrivo e quello che faccio. Anche perché con la faccia che mi ritrovo sarebbe troppo più difficile… ;)



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