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IL 75,2 DEGLI ITALIANI CREDE AGLI SPIRITI. Lo rivela un’inchiesta di Eurispes, aggiungendo che i non spiritisti sono soltanto il 19,9 per cento. Proprio cosi’, gran parte degli italiani pensa che ci siano spiriti dappertutto: in cielo, in terra, sottoterra, perfino dentro di loro. Questi spiriti sarebbero all’origine dell’universo e non ci lascerebbero nemmeno dopo la morte. Non so come facciano a vivere con tutti questi spiriti, io avrei paura. Seduto sulla terrazza di un caffè sulla Prom' (ah, la dolcezza del nostro clima che ci permette di sorseggiare un pastis all’aperto in febbraio mentre voialtri nordici tremate come foglie nei vostri climi inospitali), discuto della questione con il mio cognato vescovo evangelista ortodosso, quello che si è costruito la scuola e il bar-ristorante-discoteca-casino a spese dai giapponesi. Il cognato è venuto in Europa dal Rwanda per andare in Svezia a una convention della sua chiesa ma nessuno lo ha privato di una tappa a Nizza per godersi il nostro sole di febbraio prima di affrontare i rigori scandinavi. E ovviamente per fare visita al suo cognato preferito, quello che alla foce della Ruzizi gli ha inflitto 6 ore di attesa sotto il sole nella speranza che il supercoccodrillo Gustave si decidesse a farsi vedere.
PER LA VERITA’ mio cognato non crede agli spiriti ma finge di crederci per motivi economici. Ogni tanto si immedesima nella parte al punto da rivolgere strane domande, come quella che mi ha rivolto mentre si scolava una birra sulla terrazza del caffè della Prom' (in Rwanda picchia quelli che bevono ma lui beve come una spugna): «Ma come fai a vivere solamente di materia? Non provi il bisogno di qualcos’altro?» L’ho guardato come se avesse due teste. «Che cosa stai dicendo ? La materia è soltanto una piccola parte della mia vita. Io passo il tempo fra le favole.» «Le favole?» «Si’, le favole. La letteratura è una favola, la musica è una favola, il cinema è una favola, il teatro è una favola, l’arte figurativa è una favola. Pura fiction. Be’, questa fiction è la mia vita. Il resto è secondario. Mi serve per sopravvivere ma la mia vita è là, fra le favole.» «Se ti piacciono tanto le favole», mi sfida lui, «perché non accetti Dio, i santi, i miracoli? Sono una favola anche loro.» «Si’, ma una favola che ritenete vera. Ecco la differenza. Io sono cosciente della differenza fra la realtà fiabesca e quella materiale, voi no. Vi rifiutate di crescere. Tutti i problemi dell’umanità sono cominciati quando qualcuno ha detto: questa favola è vera. Quando si è persa la capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Quando si sono presi i propri desideri per realtà. Questo è anche un sintomo di schizofre… » «Ehi, guarda che tette » m’interrompe lui, accennando a una tizia che passa davanti al nostro tavolo. Guardo, sono troppo grosse. Dev’esserci dentro un quintale di silicone. «Vuoi scommettere che è una favola anche quella? Ma è bello sentirsela raccontare.»
Dragor