Nonostante sia passato più di un anno da quando la Consulta ha reso legale anche nel nostro Paese la fecondazione eterologa, modificando la Legge 40, molte sono ancora le difficoltà per le coppie sterili italiane. Su tutte, due criticità: troppe poche donatrici e disparità di trattamento tra Regione e Regione.
Era il 9 aprile del 2014 quando i giudici della Corte Costituzionale hanno dichiarato non legittimo l’articolo della Legge 40 sulla PMA che sanciva per le coppie italiane non fertili l’impossibilità di accedere alla fecondazione eterologa. Anche se è trascorso più di un anno da questa storica sentenza, nel nostro Paese permangono molte criticità e barriere nell’utilizzo di questa tecnica, tanto che sono ancora numerose le coppie che si recano all’estero per coronare il loro sogno di avere un bambino. Insomma, poco sembra essere cambiato nei fatti rispetto a prima della sentenza, quando i centri esteri rappresentavano l’unica speranza per le persone con problemi di infertilità.
Con l’abolizione del divieto riguardante la fecondazione eterologa, gli ospedali italiani avrebbero infatti dovuto cominciare ad attrezzarsi in modo adeguato per poter offrire questo servizio alle coppie italiane. La situazione reale invece sembra molto diversa per una serie di problemi a tutt’oggi irrisolti. In primo luogo, le donatrici sono ancora molto poche e ancora permane il dubbio relativo alla possibilità che ricevano un piccolo rimborso. Manca su questo una linea comune decisa a livello nazionale. Se in Regioni come Lazio, Campania e Calabria è vietata l’erogazione di un contributo economico al donatore, la Sicilia ha invece recentemente approvato un decreto che lo prevede. In altre Regioni permane la totale incertezza, poiché non è stato deliberato nulla in proposito (è il caso, per esempio, del Piemonte). Un ulteriore fattore di incertezza è infine determinato dal fatto che la fecondazione eterologa sia una prestazione fornita gratuitamente dai centri o che richieda il pagamento di un ticket. Attualmente le coppie che decidono di sottoporsi a questo trattamento continuano a ricevere risposte differenti in base al centro contattato in merito a costi e procedure.
Fonte: “Bimbi Sani & Belli”