Essere non credente o addirittura antireligioso non significa essere ateo. Il non credente non si riconosce in alcuna rappresentazione della religione, così come si è verificata storicamente; l’antireligioso si spinge oltre: reputa ogni manifestazione della religione come un limite alla libera conoscenza, inclusa l’indagine sul sacro e sulla possibilità dell’esistenza di Dio. Il credente, se non è esacerbato dal fanatismo, riconosce le altre fedi, salvo considerare la sua la più giusta, ma non accetta che si possa vivere un sentimento del sacro fuori dalle religioni; in pratica, assolutizza il percorso soggettivo, ritenendo necessario che il sentimento individuale sfoci in una rappresentazione collettiva del sacro; rappresentazione collettiva in cui, comunque, il credente mantiene un rapporto confidenziale con Dio, basato sulla fiducia nel suo potere di intercessione individuale, un privilegio in evidente contrasto con il sentimento di giustizia collettivo. Allo stesso modo, l’ateo assolutizza il proprio scetticismo nei confronti dell’idea di Dio, così come si è manifestata storicamente, fino a negarne aprioristicamente l’esistenza. Entrambi, più che indagare sulle ragioni delle loro rispettive posizioni, tendono a fossilizzarle nel dogmatismo, ricorrendo spesso alla strumentalizzazione e alla mistificazione. Così, per il credente ogni evento positivo o negativo, collettivo o individuale, viene riportato alla volontà di Dio, nonostante spesso gli eventi contraddicano l’idea di un Dio giusto e misericordioso. L’ateo, dal suo canto, considera ogni contraddizione nella professione della fede, così come si verifica nella realtà, come una prova della non esistenza di Dio. Entrambi non prendono in considerazione che Dio possa essere (o non essere) aldilà delle rappresentazione religiose a cui fanno riferimento.
Gnosi e agnosticismo si pongono in una prospettiva più aperta rispetto a quella di fede e ateismo. Da posizioni apparentemente contrapposte, sviluppano due percorsi paralleli che si possono aprire a una possibile complementarietà. La gnosi, quando non si fossilizza in una conoscenza ideologizzata, presuppone una ricerca costante e infinita della verità; in questo modo, lascia sempre aperta la porta all’agnosticismo, ovvero all’impossibilità di dimostrare empiricamente l’esistenza di Dio. L’agnostico, non escludendo aprioristicamente l’esistenza di Dio, rimane aperto al sentimento del sacro, anche qualora lo ritenga ininfluente per il suo stare al mondo. Sempre che non si presentino come posizionamenti che intendano mascherare, attraverso un superficiale esercizio di pensiero, rispettivamente una fede precostituita o l’ateismo, gnosi moderna e agnosticismo appaiono come le uniche vie percorribili per preservare la spirualità dalla totalizzante deriva materialista della società del benessere, garantendo al contempo l’autonomia della società dai condizionamenti di posizioni preconcette e generalizzate.