Una tra le paure più diffuse degli italiani è quella dei furti. Paura più che legittima dato che il furto viene considerato una vera violazione della propria intimità. E non è piacevole sapere che in città si aggirano ladruncoli che sfruttano un metodo che non lascia traccia per entrare nelle proprietà altrui. Poche ore fa i Carabinieri di Torino hanno arrestato sei persone accusate di avere compiuto tra agosto e dicembre 2012 cinquantacinque furti nelle province di Torino e Savona utilizzando il metodo del “key bump”. La banda operava di notte, andando a colpire negozi e garage, tanto che le forze dell’ordine hanno trovato nella casa di uno degli indagati diversi capi di abbigliamento ancora etichettati e motocicli.
Ma in cosa consiste il metodo del “key bump”? I ladri inseriscono nella serratura una chiave d’urto che alza i pistoni superiori oltre la linea di apertura, facendo scattare la serratura. In questo modo non rimane nessun segno di scassinamento o effrazione, tanto che è difficile dimostrare alle compagni assicurative l’accaduto. Il key bump nacque negli anni venti negli Stati Uniti d’America ma il suo scopo all’inizio non era quello di favorire le effrazioni, bensì aiutare gli smemorati che perdevano le proprie chiavi di casa. È soltanto con l’inizio del nuovo millennio che questo metodo diventa comune tra i ladri, aumentando soprattutto in Germania e Danimarca il numero di furti.
Articolo di Alessandra Coppo