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Fenomenologia del renzismo: terza parte. O della tentazione populistica e dell’ottavo Re di Roma a “Porta a Porta”.

Creato il 15 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

imagesCATQOTVAdi Rina Brundu. Lo ha già fatto notare Beppe Grillo, il quale ha paragonato Matteo Renzi all’Achille Lauro che regalò una scarpa ai futuri elettori con la promessa di donar loro anche l’altra qualora l’avessero fatto sindaco di Napoli. Il leader del MoVimento ha pure dichiarato che mentre Lauro una scarpa l’ha sicuramente sganciata degli 80 euro promessi in busta paga dal Presidente del Consiglio non v’è certezza… e comunque arriveranno a destinazione solo dopo le elezioni europee. Il Financial Times bacchetta la svolta populistica del renzismo a suo modo: fa notare come le iniziative nazional-popolari non favoriranno la ripresa che necessiterebbe invece di un maggior sostegno alle imprese.

Ma i segnali di una sostanziale svolta populistica del renzismo rampante sono anche altri e non sono pochi: intanto i giorni per  giudicare il “buon” operato del governo, da dieci che erano, sono nuovamente diventati 100. Il tentativo di ingraziarsi la classe media – con il continuato richiamo ai problemi degli insegnanti, delle buone madri e dei buoni padri di famiglia – è quasi sfacciato. Anche la mimica esagerata da signor Rossi invitato alla puntata del quiz trendy dà da pensare. Ai tanti.

Curioso come a cementare l’impressione di era-populistica incombente contribuiscano anche le scelte nelle ospitate tv. E le battute fatte in quelle occasioni: “I Presidenti del Consiglio passano, Porta a Porta resta” ha infatti chiosato Matteo Renzi, solo alcuni giorni fa, dopo avere stretto la mano al presentatore di quella trasmissione. Onorato e ringalluzzito, Bruno Vespa ha colto l’occasione al volo: “Troppo gentile, è l’ottavo Presidente del Consiglio che abbiamo l’onore di ospitare”. “E sta già aspettando il nono…” ha ribattuto goliardico il Premier. Quasi offeso, il conduttore ha scosso la testa: “No, no, qui (sottolineando l’avverbio di luogo, manco lo stesso avesse funzione connotativa dello studio ovale del presidente americano o dell’antico senato romano!), ogni crisi di governo è stata vissuta male… perché il Paese ha bisogno di stabilità…”. Può darsi!, ma come impedire la domanda che sorge spontanea: e se ci fosse un nesso tra la frequentazione di Porta a Porta del Premier incaricato e l’estrema brevità dei governi italici?”. Il dubbio è legittimo.

Così come è legittima la preoccupazione….dopo la prima risposta data dal Renzi-politico durante quella puntata vespiana titolata “Bene Renzi ma dove trovi i soldi?”.Ma certo che i soldi ci sono! Il punto è dove si mettono….” ha risposto infatti il Premier con invidiabile sicumera. A mio avviso il punto è anche da dove si tolgono… In Inghilterra e in Irlanda per esempio hanno visto chiaro subito dove toccare e senza strizzare l’occhiolino a nessuno hanno sbattuto come un fuscello l’albero delle ciliegie della pubblica amministrazione fino a trovare il bandolo della matassa… Per quanto riguarda l’Irlanda occorre finanche dire che sono riusciti a farlo tenendo sempre un occhio di riguardo per le fasce di popolazione più bisognose…

“Esiste una borghesia di sinistra e una borghesia di destra. Non c’è invece un popolo di sinistra e un popolo di destra, c’è un popolo solo” diceva lo scrittore francese Georges Bernanos. Ed è quello che, populismo o renzismo che sia, la prende sempre in culo – aggiungo io -: il resto è semantica!

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Fenomenologia del renzismo: seconda parte. O del che tutto cambi affinché nulla cambi, ma in silenzio. E senza carisma.

Featured image, Peter Wiles autore di “Populism: Its Meanings and National Characteristics” (1969).


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