Grande protagonista della seconda giornata della Mostra del Cinema di Venezia è stato il regista statunitense William Friedkin, insignito del Leone d’oro alla carriera. Il regista dell’Esorcista, classe 1935, si è gentilmente concesso al bagno di folla dopo aver dichiarato la sua gratitudine alla pubblico della Mostra. “Il famoso critico francese Andrè Bazin si domandò che cosa fosse il cinema, ecco io credo che la Mostra del Cinema di Venezia da 70 anni definisca cosa sia il cinema.” Friedkin è stato premiato da Alberto Barbera dopo la proiezione della versione restaurata di uno dei titoli più sfortunati e meno conosciuti della sua lunga carriera quale Sorcerer – Il salario della paura (1977), ispirato al capolavoro di Clouzot, Vite Vendute (1953), e all’omonimo libro di Georges Arnaud. Sorcerer narra la storia di tre uomini che, non avendo più nulla da perdere, accettano di trasportare un carico di esplosivo attraverso un’impervia regione del centro America. Un film sul delicato confine tra bene e male molto duro e intenso. Una produzione costosissima che all’epoca non destò né l’attenzione del pubblico né della critica. Su questo film il regista è stato chiaro: “Mentre ne L’Esorcista mi focalizzavo sulla potenza di Dio, Sorcerer è una metafora che può essere contestualizzata anche nel mondo contemporaneo. Non esistono Batman né Superman che ci salveranno, sono persone come Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta,Gandhi o ciascuno di noi a fare la differenza. Quando vedo il governo americano che minaccia un altro paese mi vergogno, l’America non può essere il poliziotto del mondo.”
Il regista è stato premiato il giorno del suo stesso compleanno nell’anno in cui ricorre il 40°anniversario di uno dei capisaldi del cinema horror come L’Esorcista. Ma non solo, Friedkin è considerato uno dei maggiori esponenti del New Hollywood, un genio che ha rivoluzionato i canoni classici del cinema horror e poliziesco, ridefinendo il genere. Tra i suoi migliori film ricordiamo Il Braccio Violento della Legge con Gene Hackman, un film rischioso che gli costò perfino l’appellativo di “fascista” ma che gli valse il Premio Oscar nel 1972. Dopo un periodo di offuscamento, Friedkin è tornato alla ribalta con pellicole come The Hunted – La presa e Killer Joe che, solo lo scorso anno, servendosi dell’ottima interpretazione di Matthew McConaughey, ha entusiasmato critica e pubblico con un film di genere come pochi altri. Al Lido di Venezia Friedkin si è presentato in tutta la sua classe sfoggiando la sua cultura, il suo umorismo e anche un po’ di stupore per il premio ricevuto: “E’ per me un onore vedere il mio nome figurare accanto a quello di Orson Welles, Charlie Chaplin, Akira Kurosawa.” La Mostra ha reso omaggio alla sua carriera costellata di successi premiando il suo percorso artistico. Friedkin ha avuto il merito di cogliere le fragilità, le paure e le inquietudini del suo tempo contribuendo in modo sostanziale al rinnovo del cinema americano degli anni ’70. Il regista si è sempre tenuto alla larga dagli studios americano mantenendo la sua coerenza e la sua continuità artistica fino ad oggi. Ed è perciò stato premiato con la seguente motivazione: “William Friedkin ha contribuito, in maniera rilevante e non sempre riconosciuta nella sua portata rivoluzionaria, a quel profondo rinnovamento del cinema americano, genericamente registrato dalle cronache dell’epoca come la Nuova Hollywood.”
foto: Golden Lion for Lifetime Achievement – W. Friedkin – © la Biennale di Venezia – Foto ASAC (1)
di Rosa Maiuccaro per Oggialcinema.net