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Festivaletteratura: in miei ricordi in una Mantova invasa dai libri

Da Forchettinagiramondo @BrandiChiara

La mia prima volta al Festivaletteratura fu nel 2001.
Alla fine di un’estate per me lunghissima ed interminabile, tra una storia importante finita male e una testi di laurea tutta da scrivere, venne fuori quest’idea dalla mia amica Leta, molto più impegnata e culturale di me: “Andiamo a Mantova a vedere questo festival di cui ho sentito parlare e che sembra molto carino?”  Avrei fatto qualsiasi cosa pur di cambiare aria, voltare pagina, dare una svolta alla mia vita che mi pareva finita in un baratro profondissimo. Partiamo in quattro, tardo pomeriggio, una macchina, la Vanoni come sottofondo. Direzione Mantova, cercando di arrivare in tempo alla presentazione di Nick Hornby con Michele Serra. Un cortile della Cavallerizza pieno di gente, un’ora che passa piacevolmente e la sensazione che piano piano la vita può ricominciare a girare, forse anche meglio di prima. Alle volte basta davvero poco, due chiacchiere con uno sconosciuto seduto accanto a te con cui dividere il testo del musical reading notturno, e tutto sembra poter tornare a girare per il verso giusto. Da allora Mantova è entrata irrimediabilmente nel mio cuore.

Terzani al Festivaletteratura

Nel 2002 condivido l’esperienza con mia sorella: è la prima di una lunga serie di appuntamenti. Ci troviamo direttamente lì il venerdì sera, quando la settimana lavorativa ci lascia libere di respirare. Un weekend per noi, una lista di eventi già prenotati. Sabato pomeriggio, il sole, un cortile gremito, io seduta sul prato che cerco di prendere appunti ascoltando un’uomo vestito di bianco con una barba foltissima che parla seduto a gambe incrociate su un tavolo. Tiziano Terzani in una delle sue ultime apparizioni. Una lezione di vita. Niente altro da aggiungere. Il Festivalettaratura 2002 per me è solo l’immagine di Terzani.

Nel 2004 saltiamo (non ricordo più perchè) ma nel 2005 andiamo in gruppo con “le bambine”: dopo gli ultimi weekend di fine estate a Milano Marittima, optiamo per una vacanza più culturale. Non tutte si divertono, ma io ricordo un grande Pansa, una commovente Muriel Spark, ma soprattutto una coraggiosa Azar Nafisi. Per lei, per la prima volta al festival, ho fatto la coda per avere la firma sul libro. Tornai a casa quell’anno con il grandissimo rimpianto di essermi persa Doris Lessing, ma l’incombente lunedì lavorativo non mi lasciava altro scampo.

Del 2005 ricordo un illuminante Domenico De Masi (già da tempo stavo riflettendo su quale dovesse essere la vera essenza lavoro; dopo averlo sentito iniziai a perdere una dopo l’altra tutte le mie certezze di allora…), ed i colorati racconti messicani di Sandra Cisneros. Il 2006  fu l’ultimo anno del festival per me. Quello dei racconti dell’Asia di Federico Rampini, della storia di Tony e Maureen Wheeler (i creatori della Lonely Planet) e delle storie di Brick Lane di Monica Ali presentata da Stefania Bertola con il suo libro “A neve ben ferma”. Non ultimo, un divertente Gianni Riotta a dar consigli sulla biblioteca domestica.

Di Mantova mi rimangono nella mente i ricordi di file ordinatissime, di persone educate (pur essendo in Italia), delle centinaia di ragazzi volontari che ti fanno sperare in un futuro migliore per questo paese. Ma anche della sbrisolona e del risotto alla salamella, dei tortelli di zucca e degli aperitivi al 501 wine bar. Della lista degli eventi da vedere studiata attentamente appena il programma era online e della rabbia quando si sovrapponevano tra loro.
Quella sensazione che per un weekend fosse ancora estate quando l’inverno era solo alle porte. La sensazione di trovarsi in un’isola felice per due giorni. La gioia di acquistare il libro a fine presentazione, di farselo autografare come ricordo e la soddisfazione di tornare a casa con quei testi in valigia. Oggi,  ogni volta che uno di quei libri mi torna fra le mani, è un ricordo di quei giorni.

Fino a Domenica prossima va in scena una nuova edizione. Quando l’ho letto, ho realizzato che mi manca Mantova e il suo festival. O forse è solo nostalgia per il tempo in cui tutto poteva fermarsi per due giorni, senza alcun pensiero, senza i doveri di essere anche madre, senza le ferie che finiscono e non si possono allungare. E pensare che adesso come blogger potrei anche avere un fantastico free-pass evitando tutte le code

;-)

A tutti quelli in questo weekend in arrivo possono prendere una macchina e partire, consiglio di farlo. Sicuramente troverete una presentazione interessante, un reading divertente, un spettacolo che non dimenticherete. Anche solo girare per le strade di Mantova, passeggiare lungo il Mincio, sedersi ad un ristorante, nei giorni del festival, è una esperienza da non perdere.

I miei preferiti a Mantova:

Anche se all’epoca la mia vena foodie non era così spiccata come oggi, ovviemente i posti buoni non mi sono mica sfuggiti…vi consiglio vivamente questi.

Osteria ai ranari, via Trieste, 11: un luogo tradizionale e storico dove assaggiare i piatti autentici della cucina mantovana. Potete arrivarci a piedi facendo una passeggiata lungo il fiume.

Osteria 4 tette, Vicolo Nazione, 4: altro locale storico popolare. Qui si mangia seduti accanto sui lavoli di marmo, atmosfera rustica ma autentica e piatti veramente “fatti in casa”a prezzi bassi. Alle volte la coda scoraggia anche i più temerari.

Panificio Pavesi, Broletto 19: passate di qui per prendervi una fetta di sbrisolona da gustarvi mentre ascoltate un autore…


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