Teoricamente la faccenda era chiusa, Sergio Marchionne aveva giurato pure alla Camera:
Nessuno può accusare la Fiat di voler abbandonare l’Italia.
Oggi però è l’agenzia Reuters a rilanciare l’ipotesi di un trasloco, parziale ma importante, della casa automobilistica di Torino oltre Oceano. In un lungo report stilato durante il Salone di Ginevra, si ipotizza un passaggio della sede legale a Detroit.
L’Elvis Presley del settore auto, un’autentica rock star, guarda con favore il trasferimento, soprattutto per il portafoglio, come rivelano delle fonti vicino all’italo canadese:
Se io pago il 70 per cento di tasse in Italia e solo il 30 per cento negli Usa, non è difficile immaginare dove andrò.
Parole chiare. E ne consegue che il titolo Fiat sarebbe scambiato a Wall Street, poiché la doppia quotazione in borsa potrebbe causare dei problemi. In Italia rimarrebbe il centro per la coordinazione degli affari in Europa, comunque un ruolo secondario. In barba al fatto che l’azienda si chiama Fabbricata ITALIANA Automobili TORINO e ai tanti soldi elargiti dai governi per salvarla in passato. O agli attuali per non lasciare i cassintegrati con un tozzo di pane in mano.
Nei progetti anche un hub per le operazioni in asia.
Prima, però, Chrysler dovrà restituire i 7 miliardi di dollari prestati dal Governo di Washington e di Ottawa per evitare il fallimento. A quel punto, la Fiat completerà la scalata dall’attuale 25% al 51% e poi potrà dislocare il quartier generale. Christmas wishes secondo Marchionne, vale a dire obiettivi raggiungibile entro al fine dell’anno.
Di fatto, comunque, è la Chrysler a inglobare Fiat, sebbene sia stata quest’ultima a evitarne la bancarotta. L’obiettivo è quello di arrivare a vendere 6,6 milioni di auto all’anno entro il 2014.
Nei piani di Marchionne ci sarebbe anche la quotazione in borsa della Ferrari, valutata 5 miliardi di euro. Lontana, invece, la questione del suo successore, sebbene in Fiat sia praticamente un uomo solo, appoggiato esclusivamente da John Elkann.