FIAT/CHRYSLER…BUSINESS
Avevano detto: «La Fiat è italiana, non si trasferirà mai in America»
E infatti:
dopo aver comprato l’ultimo pezzo di Chrysler, Sergio Marchionne sposterà gli uffici a Detroit, quoterà l’azienda a Wall Street e metterà la sede legale in Olanda.
La Fiat è diventata proprietaria al cento per cento della Chrysler, sborsando di tasca propria appena 700 milioni di euro, da pagare in quattro rate. I restanti 3 miliardi e 750 milioni vengono da un ricco dividendo pagato dalla stessa Chrysler alla Fiat e al venditore, il fondo Veba del sindacato americano Uaw (United Automobile Workers).
La Borsa di Milano ha salutato l’evento con un rialzo del 16,5%. E in effetti l’operazione è storica. Fiat e Chrysler si fonderanno e il nuovo gruppo, settimo al mondo, sfornerà 5 milioni di macchine l’anno, avrà un valore di una trentina di miliardi, cassa per 20 e debiti per 27.
Finanziariamente ancora debole, infatti il debito della casa di Torino è ancora valutato a livello di spazzatura. Ma la fiat/Chrysler, dopo la fusione, si quoterà in Borsa e, cedendo ai piccoli risparmiatori un 40-50% delle azioni, farà cassa.
Piuttosto è lecito dire che, finalmente, un’azienda italiana ha compiuto una grande acquisizione all’estero? No. Ecco, invece, cosa hanno scritto i giornali italiani: http://www.comunicareitalia.it/2014/01/la-chrysler-e-italiana-borsa-premia-la-fiat/
Marchionne sposterà la sede della Fiat/Chrysler a Detroit, quoterà il titolo a Wall Street e sistemerà la sede legale in Olanda, e non solo per ragioni fiscali.
I sindacati italiani fanno la voce grossa e i senatori hanno chiesto da tempo un incontro con Marchionne. Ma Marchionne ha rotto con Confindustria e per fargli ricevere la Fiom è intervenuto il giudice. È evidente che, dal suo punto di vista, l’Italia non è più un Paese per la Fiat.
Tuttavia, al momento della quotazione, dovrà vendere ai nuovi sottoscrittori soprattutto il rilancio dell’Alfa Romeo e la produzione di questo marchio dovrebbe restare qui. Si tratta di un investimento da 9 miliardi. Non male. Ma viviamolo come se la Toyota e la Wolkswagen aprissero uno stabilimento da noi.
(Notizie tratte da quotidiani e settimanali)