NOTIZIE (San Paolo). Potete stare certi che domani arriveranno le smentite o, quanto meno, le correzioni di rotta ma le dichiarazioni di oggi dei vertici della FIFA nelle persone di Joseph Blatter, presidente, e di Jerome Valcker, segretario generale, sono sconcertanti. Il concetto che gira negli uffici di Zurigo è da brividi: la democrazia brasiliana è un ostacolo alla organizzazione della Coppa del Mondo del 2014.
Ha iniziato Valcke dichiarando che “meno democrazia a volte è meglio per organizzare una Coppa del Mondo. Quando c’è un capo di stato forte che può prendere decisioni autonomamente, così come potrà fare Putin per i mondiali del 2018, è piu’ facile per noi organizzatori. Le principali difficoltà le incontriamo quando entriamo in un Paese con una struttura politica divisa, come il Brasile, in tre livelli: federale, statale e municipale. Dobbiamo trattare con persone differenti, interessi differenti. E’ difficile organizzare una Coppa del mondo in queste condizioni”. Una dichiarazione che lascia esterrefatti e che si faticava a metabolizzare quando è arrivato il carico da 11 di Blatter, epigono dell’uomo forte che decide tutto da solo.
Il grande vecchio del calcio mondiale, vicino al quinto mandato in sella alla FIFA, ricorda i suoi primi Mondiali, era il 1978 e ad ospitarli fu l’Argentina dove mentre si giocava la finale tra i padroni di casa e l’Olanda, a soli 400 metri, gli uomini dei generali torturavano i prigionieri nella Scuola di Meccanica Navale. Era il tempo dei desaparecidos e lo scrittore Jimmy Burns definì quella Coppa del Mondo come “il circo sportivo più politicizzato dai tempi delle Olimpiadi del 1936″. Un abominio. Ebbene, Blatter si ricorda bene di quei Mondiali e oggi è arrivato a dire “Fui contento che l’Argentina avesse vinto il titolo. Fu una sorta di riconciliazione del pubblico, del popolo argentino, con il sistema, il sistema politico, il sistema militare dell’epoca”.
Dopo Russia 2018 e Qatar 2022, che rientrano in pieno nel clichè, si potrebbe suggerire a Zurigo la Corea del Nord per il 2026 sempre che la “piaga” della democrazia non sia più veloce della FIFA.