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Film horror ricchi di azione per la “generacciò Sitges”

Creato il 07 ottobre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Mentre Hollywood e parte della sua critica più fidata, pare aver abbandonato l’amore per il genere thriller-horror, ecco che registi come Jim Mickle ce lo riporta, più in forma che mai al Festival di Sitges nella proiezione di oggi all’auditorium. Un vecchio amore quello di Jim Mickle per Sitges e quindi un gradito ritorno, tanto che qui al festival si parla di “generacciò sitges” per l’affetto che il pubblico nutre nei suoi confronti.

Da un adattamento dal romanzo di Joe Landsdale ,”Cold in July” il suo film vanta nel cast Sam Shepard, Don Jhonson e Michael C. Hall. La storia comincia in Texas nel 1989 ed è stato presentato anche nella sezione “Quinzaine” alla 67esima edizione del Festival di Cannes. La storia è semplice: con uno sparo che Richard Dane (Hall) fa partire dopo essere stato svegliato dalla moglie, verso una sagoma di uomo sconosciuto, parte una caccia all’uomo spietata dai risvolti imprevisti.

Cold In July

Sitges. Una cittadina all’avanguardia e piena di entusiasmi: “generacciò sitges” lo dimostra appieno. Li si sono visti spesso durante il festival nelle le tante attività che animano in un enorme fuori-sala, le proiezioni. Moltissimi davvero sono i giovani che partecipano come spettatori ma anche molti quelli che, per esempio, hanno partecipato alla Zombie Walk da protagonisti, insomma. Fedele forse a questa concreta attinenza tra finzione e realtà ed ad un pubblico giovanile, un’altro film che è stato presentato a Cannes e che trova spazio anche qui al Festival di Sitges con successo è quello del danese Jonas Alexander Arnby opera prima, intitolata “When animals dream”, dove una adolescente bella e solitaria di 16 anni che vive in un villaggio isolato su una piccola isola della costa occidentale della Danimarca con una madre malata ed un padre che cerca di rendere normale la vita delle due donne ma che nasconde un segreto, la trasformazione in un lupo mannaro.

Prodotto da Ditte Milsted e Caroline Schlüter Bingestam per Alphaville Pictures Copenhagen lo stesso regista a dichiarato che voleva creare “una storia dove una giovane volesse conoscere se stessa”. Il film scritto insieme a Rasmus Birch ha voluto insomma creare un mondo reale utilizzando il tema del lupo mannaro come metafora. Il ritratto insomma di una generazione che esiste davvero. Che incontri per le strade di tutto il mondo. Che si è appassionata alla saga di Twilight e trova nel genere fantastico parte dei propri sogni infranti.

“Spero che la gente vedrà che questo non è solo un film horror ricco di azione. Piuttosto, si tratta di un ritratto di una generazione e di una rappresentazione di tutta una serie di personaggi” ha detto sempre il regista del film danese. “Spero davvero che la gente indossi gli occhiali giusti per scoprire chi sia il vero lupo mannaro e quali siano gli altri lupi mannari in circolazione”. E, forse, imparando a lasciare agli adolescenti di oggi spazio un pò più ai sogni ed un pò meno agli incubi. La “generazione Sitges” nelle sale del Festival ne è forse un valido esempio.

di Cristina T. Chiochia per Oggialcinema.net


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