Non sono una disillusa riguardo gli scrittori d'oggi, del tipo " Ah ma i grandi scrittori oramai non esistono più!", o una lettrice schizzinosa che snobba le miriadi di scrittori/libri/case editrici esistenti oggi.
Il mio era stato un "esperimento": mi sono messa nei panni di un utente della biblioteca (non della libreria perché il mio fondo-libro è a secco) e ho curiosato tra le novità ben esposte (nota: nella biblioteca dove faccio tirocinio i libri nuovi sono gli stessi che si trovano in libreria, per fortuna i tagli sono stati minimi). E così ho preso volta dopo volta libri che sembravano accattivanti dalla copertina, dal titolo, dalla quarta. Invece una delusione.
Poi è capitato che una, due, tre persone iniziassero a chiedere questo libro...è così l'ho letto anch'io. Il libro è stato presentato a Farhenheit ( qui l'intervista a Paolo Cognetti).
Sofia si veste sempre di nero.
Chi è Sofia ? Una ragazza, dall'occhio sinistro leggermente strabico, un'attrice che non riesce a piangere a comando, la padrona del cane Mozzo senza orecchio, una marinaia a New York, una pirata. Sono Rossana, Marta, Roberto, Margherita, Caterina, Leo, Oscar, Bruno, Juri. Sono storie, racconti, punti di vista di tutti loro e in mezzo c'è Sofia.
In realtà mi è piaciuta la storia degli altri. Sofia io l'ho lasciata un po' da parte, anche perché non vuole farsi prendere e tu non riesci a prenderla alla fine: cosa vuole Sofia ? Dove vuole andare? Gli altri invece ci sono con tutta la loro persona. I più belli per me : Disegnata dal vento Sulla stregoneriaBrooklyn Sailor Blues
Benché il libro mi sia piaciuto, mi trovo d'accordo con un parere trovato su anobii, scritto da Aeris:
"Questo libro è innegabilmente scritto bene.Il problema è che io ho raggiunto un livello di saturazione a qualsiasi tipo di produzione culturale italiana che contenga per la stra-ennesima volta riferimenti storici e tematiche come: i brigatisti, la FIAT, improbabili bambini che pensano e giocano come adulti, l'infelicità coniugale, il cancro, l'anoressia. Sofia si veste di nero, ha i piercing e i suoi problemi e, tanto per cambiare, il sogno americano lo trova... in America. Mica in Italia. Perché l'Italia nei libri (e non solo) è soltanto immobilismo. Culturale e sociale. E tristezza. E racconti statici di momenti, senza nessuna azione dei personaggi. Pensiamo sempre solo ad analizzare il passato. E mai una volta che ci fosse il racconto di un riscatto italiano che ti dia un po' di speranza."Il mio entusiasmo per il libro è principalmente dovuto alla scrittura. La storia, i riferimenti storico/culturali nel romanzo suonano anche a me come qualcosa di "già sentito/già letto", tanto da farmi pensare "ancora i brigatisti? La Fiat ? Il marito con l'amante? Una ragazza un po' lugubre che si veste di nero ? Studenti festosi ?"...forse anche un po' di fastidio: perché il libro non vuole proporre i soliti stereotipi, eppure tante volte ci si avvicina, anche se poi scopri che dietro lo stereotipo, nel profondo, c'è altro. In alcuni punti mi è salita la noia, per via di questi argomenti già sentiti e sviscerati. Sono però in disaccordo con una sola cosa dal parere di Aeris di anobii: il "finale", a New York. Per le immagini create da Cognetti: Juri, il narratore del racconto, il film, New York, i sogni infranti, i sogni ancora in grembo, le scoperte, la dura realtà. Mi è piaciuto molto e avrei voluto leggere di più.
Consiglio di leggerlo. E se non vi piacerà avrete comunque letto un romanzo scritto bene.
Il blog di Paolo Cognetti.