Ho contemplato dalla luna, o quasi,
il modesto pianeta che contiene
filosofia, teologia, politica,
pornografia, letteratura, scienze
palesi o arcane. Dentro c’è anche l’uomo,
ed io tra questi. E tutto è molto strano.
Tra poche ore sarà notte e l’anno
finirà tra esplosioni di spumanti
e di petardi. Forse di bombe o peggio,
ma non qui dove sto. Se uno muore
non importa a nessuno purché sia
sconosciuto e lontano.
Ricordo ancora quando il mio insegnate di lettere consegnò questo testo alla classe. Era una mattina verso la fine della 5 liceo, io lo a
scoltavo svogliatamente (il mio interesse per la letteratura era ormai ai minimi storici), mentre parlava dell’importanza delle contestazioni giovanili del ’68. Tra me e me però pensavo che c’era qualcosa che non quadrava, in questo testo c’era qualcosa di strano, qualcosa che la sua interpretazione non coglieva. Poco più tardi arrivò l’illuminazione, mi ricordai di una fotografia che poco tempo prima mi aveva lasciato senza fiato e che oggi è conosciuta come Earthrise.
Questa foto fu scattata il 24 dicembre 1968 dall’Apollo 8, una missione che aveva il compito di raccogliere dati in vista dello sbarco sulla luna, avvenuto pochi mesi dopo, e che in parte venne trasmessa in diretta televisiva. E’ difficile comprendere quali emozioni debba aver provato la gente, vedendo quelle strane immagini sullo schermo del loro salotto. All’improvviso da dietro l’orizzonte lunare quasi a rallentatore inizia a sorgere un’elegante e fioca biglia blu, decorata da lunghi e sinuosi filamenti, una piccola maestosa perla immersa nell’oscurità misteriosa dello spazio. L’uomo per la prima volta vedeva la terra dall’esterno, per secoli aveva alzato lo sguardo per osservare gli astri, ma ora lo abbassava per guardare se stesso e la sua fragile casa. Sento tutt’ora un brivido che mi percorre la schiena, ogni volta che guardo questa stupenda foto di gruppo. Più tardi scoprii perché quelle parole mi suonavano così familiari: le avevo già sentite! Non dal vecchio Eugenio, ma da Carl Sagan, astronomo statunitense. Egli stava commentando una foto simile, scattata dalla sonda Voyager da una distanza di 6 miliardi di chilometri e diceva:
«Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole.
»
Mi è piaciuto riconoscere in Montale qualcosa che andasse oltre le solite questioni letterarie della donna angelo e del girasole, qualcosa che mi dimostrasse che anche lui era a tutti gli effetti un uomo del XX secolo; d’altra parte mi piace anche riflettere su tutto ciò che potrebbe aver avuto origine (anche solo in parte) da una foto come questa:
Hans Jonas e il principio responsabilità, i movimenti ecologisti,le manifestazioni contro il nucleare, la terra vista come sistema e tanti altri movimenti che, invece di vedere la terra come un sostrato da sfruttare, iniziarono a considerarla un bene da proteggere.
NaturalistaDigitale
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