Chuck
Dopo Lucignolo arriva Bikini, il nuovo settimanale di costume e società di Canale 5, diretto da Mario Giordano, quello di Studio Aperto, dei servizi sui cani e sulle testimonial di Roberta, per intenderci. E le protagoniste sono sempre loro: le tette delle veline. E gli ascolti si impennano quando Melita Toniolo vestita da Wonder-woman va a fare le domande sulla crisi economica ai politici davanti alla Borsa o davanti al Parlamento italiano.
E poi ci dicono che siamo stupidi, che non ci informiamo, che gli errori dei genitori ricadranno su di noi, su una generazione pigra, apatica, passiva, addormentata, che si sa soltanto lamentare e non si rimbocca la mani, e che ci sta pure bene. Mentre invece loro, i nostri padri, dall’alto dei loro sessant’anni suonati, loro che sono cresciuti con le risate di Portobello e con le divulgazioni scientifiche di Piero Angela, loro che ora sono direttori, politici, dirigenti, imprenditori, che non molleranno la poltrona se non in cambio di un’altra altrettanto prestigiosa, ci raccontano la favola che si sono fatti da soli, si sono ribellati al sistema, hanno fatto la rivoluzione, la gavetta (mentre noi vogliamo tutto e subito), ma poi hanno campato per anni con le nostre pensioni, hanno superato le crisi con i tesoretti. Mentre noi la pensione non la vedremo neanche a settant’anni, nemmeno col binocolo e intanto il debito pubblico aumenta senza sosta, senza che noi ce ne accorgiamo. Anche adesso sta crescendo.
Ci chiamano in tutti i modi: adesso va di “moda” (scusate l’assonanza
) la i-Generation, perché siamo la generazione che sta crescendo con la tecnologia della mela morsicata di Steve Jobs (che non è quella della Mentadent, anche se noto delle affinità illustrative). Generazione X, Y, K, Z, tutte le lettere dell’alfabeto (consonanti in questo caso, mancano le vocali e facciamo il trenino a capodanno). Oppure generazione Zero, che sembra il nome di una confraternita di un College americano. “L’annata 86 è stata tragica, prova a sistemarla, hai la bacchetta magica? [...] Questo mondo ci ha illuso, un ventenne su due è solo e confuso”. Mondo Marcio e Fabri Fibra sono diventati i filosofi del 2010, ma secondo me la prossima generazione, quella che avanza, quella mia ma anche quella dei miei cuginetti, che ora hanno dieci anni e stanno togliendo i denti da latte, quella che spero di poter vedere, vivere e votare, sono sicuro che sarà la generazione dei Chuck Bartowsky.Perché? Perché sta crescendo un esercito di Baby Nerd, anti-eroi per eccellenza, che vogliono salvare il mondo con iPhone 4 al posto di bazooka. Immaginatevi un ragazzo di ventisei anni di nome Chuck. Quasi laureato in ingegneria informatica alla Stenford University, appassionato di videogames e fumetti, adora i gamberetti fritti del take-away cinese, è fan del genere sci-fi: il suo film preferito è “Blade Runner”, è molto legato alla sorella e alla sua famiglia. Ora lavora al Buy More, un franchising dove guadagna 11 dollari l’ora come tecnico informatico. Salvare il mondo guadagnando 11 dollari l’ora non è Mission Impossible, è di più. Ma nessuno sa che Chuck in realtà è una risorsa fondamentale per tutti, è un computer vivente, perché ha scaricato automaticamente, a sua insaputa, nel suo cervello, un software potentissimo con tutti i segreti di Stato dell’America, un programma di nome Intersect e ora la CIA e la NSA lo devono proteggere da tutti i personaggi malvagi che abitano il nostro pianeta e si vogliono impossessare di quelle informazioni top-secret. Un ragazzo normale, che in un istante, in trenta secondi, mentre in tv passa lo spot della Coca Cola, diventa una spia, anzi La Spia, la persona più importante della Terra. E alla fine da goffo diventerà affascinante e riuscirà a conquistare anche la bellissima agente Sarah Walker, interpretata da Yvonne Strahovsky. Uno schianto. In fondo all’articolo potrete ammirarla in tutta la sua bellezza
(Nel telefilm il ruolo di Chuck è magistralmente interpretato da Zachary Levi). Ma a volte la realtà supera la fantasia…Ed è così che noi ci dobbiamo sentire. Ognuno di noi deve sentirsi il primo, l’unico, il solo, colui che è, colui che può, l’indispensabile. Dobbiamo tornare a credere nelle nostre potenzialità. Un dream team. Gioco di squadra. Non più solisti, non più interessi individuali. Per battere il nemico dobbiamo passarci la palla e fare l’interesse di gruppo, della collettività. Noi possiamo fare grandi cose, possiamo scalare montagne, possiamo inventare brevetti e creare vaccini per curarci dalle malattie. Insomma possiamo cambiare le cose. Non ci serve Obama o Veltroni per ricordarci che “Yes we can!”. Noi possiamo! Io lo modificherei il motto in: “Noi dobbiamo!”. Noi dobbiamo fermare la mafia, la camorra e le organizzazioni criminali. Noi dobbiamo smetterla di eleggere politici che sul loro sito si fanno immortalare con l’elmetto, in ginocchio dal Papa, con la figlia e con la moglie sull’altare, e poi vanno a fare i festini a base di droga a casa di tre trans. Noi dobbiamo dire no alla legge bavaglio. Noi dobbiamo cancellare le dittature, fermare le guerre civili, belliche, internazionali, atomiche. Via mare, via terra, via aria. Noi dobbiamo fermare la censura, la repressione, le esecuzioni in Cina, in America, in Africa, in Arabia, nelle Filippine. Noi dobbiamo fare la raccolta differenziata, dobbiamo stare attenti a trasportare il petrolio, dobbiamo pensare ai ghiacciai che si stanno sciogliendo, dobbiamo creare energia alternativa, dobbiamo sperimentare, dobbiamo rischiare, dobbiamo sostenere la ricerca, dobbiamo dire al Papa che è finito il tempo di raccontarci le parabole sul figliuol prodigo, sul perdono, sui ladri che entrano in casa, su peccatori che scagliano pietre per strada o da un cavalcavia. Non vogliamo ascoltare le storie e le morali di millenni fa. Il mondo è cambiato, vogliamo la pace, punto.
Fate uscire il Nerd Herd che è in voi, perché il Chuck Bartowski di turno sono io, sei tu e siete anche voi. E insieme riusciremo a cavarcela nelle situazioni più estreme, come dei veri agenti 007. E come James Bond, andremo al banco e ordineremo solo un drink: vodka martini, con poco ghiaccio, agitato, non mescolato. E sarà allora che io sarò fiero dei numerosi Chuck che incontrerò durante il mio cammino.
Yvonne Strahovski