Finti bastoncini su crema di fagioli speziata
Da Paneemarmellata
.: Dr. Jekyll Mr. Hyde - Simona Molinari feat. Peter Cincotti:.Oggi un piatto che ci ha proprio entusiasmato... L'ho preparato per provare a fare in modo diverso la polenta bianca che, da quando l'ha asssaggiata l'anno scorso a Jesolo come accompagnamento di un superbo fritto di mare, il mio fidanzato adora letteralmente... la polenta, che io faccio con un trucchetto che permette di evitare di mescolare in continuazione, qui ha un sentore lievemente affumicato e si trasforma in bastoncini che ingannano la vista facendoci immaginare del morbido pesce al di sotto della panatura.... una crema profumata, aromatica e speziata che accompagna divinamente questi finti bastoncini....uno dei migliori piatti che abbia mai fatto!!!Finti bastoncini su crema di fagioli speziataIngredienti per i bastoncini:- 100 g di farina di mais bianco
- 550 g di acqua
- Un cucchiaino di sale affumicato
- Un cucchiaino di olio evo
- Pangrattato q.b.
Ingredienti per la crema:- 110 g di fagioli borlotti secchi
- Mezzo cucchiaino di paprika
- Mezzo cucchiaino di zenzero in polvere
- Un cucchiaino di curcuma
- 4 chiodi di garofano
- 4 bacche di ginepro
- Qualche foglia di alloro
- Un rametto di rosmarino
- Uno spicchio d’aglio
- Sale q.b.
La sera precedente mettere a bagno i fagioli in acqua fredda. Il giorno dopo lessarli in abbondante acqua con l'aglio, gli aromi e le spezie. Intanto prepare la polenta mettendo a bollire in una pentola l'acqua, il sale e l'olio. Una volta a bollore aggiungere la farina di polenta bianca a pioggia mescolando energicamente con la frusta. Abbassare il fuoco, coprire con un panno inumidito e sopra mettere il coperchio. Lasciar cuocere per circa 45 minuti. Versare la polenta in una pirofila avente larghezza pari alla lunghezza dei classici bastoncini di pesce e non molto grande in modo da creare uno spesso strato. Far raffreddare bene. Una volta che la polenta si sarà raffreddata e solidifcata, capovolgerla in un piatto e tagliare dei bastoncini, passarli nel pangrattato, disporli in una pirofila e poi spruzzare con olio evo. Mettere in forno caldo a 190° per una decina di minuti o finchè saranno dorati. Intanto passare con il passaverdure i fagioli per ottenere una crema non molto densa (se così non fosse aggiungere ancora un po' di brodo). Disporre nei piatti la crema e mettervi sopra i bastoncini. Lo sapevate che i chiodi di garofano...
... sono i boccioli essiccati ancora chiusi della “Eugenia caryophyllata”, albero originario delle Molucche (Indonesia)? I fiori, raccolti ancora in boccio, essiccati assumono una colorazione rosso bruna, diventando simili a chiodi. Le loro proprietà terapeutiche erano note fin dall'antichità: in numerosi testi di medicina cinese venivano prescritti per curare dolori articolari, piedi freddi, intossicazioni, mal di pancia, capogiri e mal di denti. Diffusissimi in tutto l'Oriente, erano usati come ingrediente dei profumi e principio medicamentoso già nella Cina di 2200 anni fa. Il Meyers, antico segretario della legazione britannica a Pechino, potè constatare come essi fossero già citati da diversi scrittori cinesi, alcuni secoli prima di Cristo. Lo stesso studioso riferì che gli ufficiali della corte masticassero alcuni chiodi di garofano prima di presentarsi al sovrano per rendere gradevole il loro alito. Sembra che furono gli Arabi nel IV sec. ad introdurre questa spezia in Occidente, esaltandone il valore e la provenienza mitologica. È del VI sec. la prima testimonianza archeologica, rinvenuta in Alsazia, in una tomba contenete una piccola scatola d’oro che racchiudeva due chiodi di garofano. Il mito di questa pianta crebbe con il tempo e nel Medioevo una manciata di chiodi valeva mezzo bue o un montone. Anche Dante ne testimonia la preziosità nel canto XXIX dell’Inferno, condannando il comportamento scialacquatore di un ricco senese del Duecento: “… e Niccolò che la costuma ricca del garofano prima discoperse nell’orto dove tal seme s’appicca; e tra ‘ne la brigata in che disperse…”. I versi si riferiscono ad un gruppo di dodici ricchi senesi, tra i quali Niccolò, che, saputo essere prossima la fine del mondo, decisero di godersi la vita spendendo il molto denaro posseduto. Secondo l’interpretazione del Landino, commentatore quattrocentesco, Niccolò fece addirittura arrostire la carne non su legno ma su brace di chiodi di garofano per mandare in fumo una cifre astronomica. La Scuola Medica Salernitana li valutava una vera e propria panacea, efficace per combattere la fatica mentale o la perdita di memoria. Si credeva addirittura che le arance nelle quali fossero stati conficcati dei chiodi di garofano proteggessero dalla peste, e per questo motivo a Napoli si preparavano pastiglie con questa spezia. Fu nel Cinquecento che questa spezia divenne sicuramente uno dei prodotti più ricercati e cari, e i medici consigliavano di metterla in infusione nel latte perché avrebbe “mirabilmente aumentato le forze di Venere”. I chiodi erano considerati afrodisiaci così potenti che il loro uso era proibito agli appartenenti agli ordini monastici.
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