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Firmiamo l’appello dell’Unità contro le gravi offese alla scuola pubblica

Creato il 02 marzo 2011 da Palotto

Firmiamo l’appello dell’Unità contro le gravi offese alla scuola pubblica

La scuola è di tutti.

E’ paradossale e inaccettabile che un presidente del Consiglio, chiamato a incarnare e tutelare la cosa pubblica, attacchi frontalmente la scuola statale pubblica e quindi milioni di persone che in questa credono e alla quale quotidianamente dedicano, in condizioni spesso molto difficili, la loro personale fatica: DIFENDIAMOLA.

FIRMA ANCHE TU http://www.unita.it/scuolapubblica/

I PRIMI FIRMATARI

Don Luigi Ciotti – Associazione Libera
Marco Rossi Doria – Scrittore e insegnante
Nicla Vassallo – Professore Università di Genova
Luca Formenton – Presidente gruppo editoriale il Saggiatore
Raffaele Cantone – Magistrato
Loredana Taddei – Cgil – Comitato promotore “Se non ora quando”
Valeria Fedeli – Cgil – Comitato promotore “Se non ora quando”
Vittorio Lingiardi – Professore Università La Sapienza
Evelina Christillin – Presidente Teatro Stabile di Torino
Chiara Valerio – Scrittrice
Mila Spicola – Insegnante e scrittrice
Goffredo Fofi – Scrittore
Luigi Manconi – Presidente di “A buon diritto”
Fabrizio Gifuni – Attore
Moni Ovadia – Scrittore
Sonia Bergamasco – Attrice
Pippo Del Bono – Autore teatrale
Vincenzo Consolo – Scrittore
Lirio Abbate – Giornalista e scrittore
Emma Dante – Regista
Giancarlo De Cataldo – Scrittore e magistrato
Roberta Torre – Regista
Mimmo Pantaleo – Segretario Flc Cgil
Benedetto Vertecchi – Professore Università Roma Tre
Beppe Sebaste – Scrittore

Loredana FRALEONE – responsabile politiche della conoscenza PRC – FdS

INVISIBILE IMPERDIBILE

Firmiamo l’appello dell’Unità contro le gravi offese alla scuola pubblica

Sconfiggere le menzogne

Dopo le accuse di corporativismo, di strumentalizzazione politica, di “fannullonismo” contro i docenti italiani, adesso è uscito allo scoperto: l’oggetto dell’odio del premier è la scuola statale come istituzione. Una rivoluzione ci sta tutta: è giunta l’ora di difenderci sul serio.

Dobbiamo, tutti, difendere la scuola statale italiana dalle menzogne che la stanno sommergendo. Abbiamo bisogno di tutti voi. Abbiamo bisogno di un Benigni che davanti a venti milioni di italiani reciti con il suo splendido carisma: «Art. 33 L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato»; «art. 34 La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita». Abbiamo bisogno di un’opposizione che, unita, metta la scuola in cima all’agenda politica e usi tutti gli strumenti parlamentari perché il premier ritiri (e parte le consuete smentite e i “fraintendimenti”) tutto quello che ha detto. Abbiamo bisogno di testimonial che difendano la scuola statale, che possano rompere il muro dei media: scrittori, attori, cantanti, registi, che ci raccontino il brivido di quel giorno, a scuola, nel capire con che dolcezza si può naufragare nell’infinito del pensiero e della libertà umana. Questo giornale dà lo spazio e l’opportunità per farlo. Abbiamo bisogno di tutti voi perché noi, gli insegnanti, in questi anni troppo spesso non siamo stati ascoltati. Abbiamo bisogno di donne e uomini consapevoli e informati, capaci di raccontare per intero la verità della scuola statale italiana tagliata e oltraggiata. C’è il perpetuo allarme del docente precario, ma ci sono anche masse di genitori preoccupati ai quali nessuno ha saputo dare voce. Il nodo centrale è l’attacco alla democrazia e al libero pensiero attraverso l’attacco alla scuola pubblica. Attacco proseguito negli anni inesorabile, con troppi complici. Etiam si omnes ego non. In quanti, rispetto all’indifferenza verso la scuola, hanno saputo dire: «Io no»? «La scuola italiana non educa», dice il premier (e detto da lui suona grottesco, surreale). Ma cosa vuol dire educare? La scuola fascista aveva come obiettivo principe l’«educazione dei giovani». La scuola statale italiana repubblicana, gioiello di una civiltà avanzatissima, la nostra, istruisce, forma e prepara i cittadini di domani attraverso la trasmissione di un bagaglio di conoscenze, di cultura, il più ampio, corretto, plurale, libero (persino di criticare i maledetti comunisti). Istruisce alla conoscenza delle regole e dei pensieri. Tutti e per tutti. Al plurale, mai al singolare. E lo fa meglio delle private. (Dati Invalsi: senza i funesti risultati delle competenze degli studenti delle scuole private la scuola italiana sarebbe più in alto nella graduatoria europea). Metteteci nelle condizioni di farlo al meglio, non al peggio. Il ministro Gelmini ha approntato una riforma che riflette l’odio e non l’amore per la scuola. Su ufficiale ammissione del suo premier, è fallita miseramente. Si dimetta, allora, e cerchiamo di realizzare una vera riforma che vada incontro alle esigenze del paese intero e dei suoi ragazzi.

Mila Spicola



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