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Fiscal Cliff: Tutto secondo Copione

Da Astrofinanza
In America, relativamente al Fiscal Cliff, è successo esattamente quanto avevo ipotizzato il 28.12, nel mio ultimo post prima della pausa di Capodanno. Dopo tante trattative, speranze e delusioni, scambi di accuse e riunioni fiume, il 31.12 si sono fermate le lancette dell’orologio e si è raggiunto l’accordo tra democratici e repubblicani qualche minuto oltre il tempo limite. Poi, sfruttando il fatto che a Capodanno tutti gli uffici pubblici sono chiusi, si è riusciti a far ratificare l’accordo da Senato e Camera con un’ultima maratona e finalmente tutti i principali attori, in primis Obama, hanno potuto trionfalmente tornare alle loro vacanze, fastidiosamente interrotte dalla recita che hanno dovuto fare per qualche giorno.Il risultato dell’accordo è sostanzialmente un calcio al barattolo che è stato spostato a fine febbraio.L’unica cosa stabile ottenuta da Obama è stato l’aumento delle tasse, ma solo per coloro che guadagnano più di 400.00 dollari l’anno. L’aliquota fiscale più alta della loro imposta sui redditi passa dal 35% al 39,5% (un livello ancora invidiato dai ricchi italiani, che pagano il 43% oltre i 75.000 euro). Sempre e solo i ricchi over 400.000$ pagheranno l’imposta sui dividendi e capital gain al 20% dal precedente 15% (aliquota che gli italiani pagano da tempo e tutti). Infine la tassa di successione sale dal 35% al 40% ma solo per le eredità che superano i 10 milioni di $. In cambio tutte le agevolazioni fiscali concesse da Bush (vergognosamente a tutti) vengono prorogate per il 2013 agli under 400.000$.I cospicui tagli alla spesa che dovevano entrare oggi in vigore sono stati sospesi e rimandati a fine febbraio se non si troverà un accordo nel frattempo.Il risultato, secondo i calcoli fatti dall’Ufficio Budget del Congresso, sarà l’aumento del deficit di 4.000 miliardi di $ in 10 anni. Niente male come soluzione al problema dell’eccessivo debito americano.Il quale, mentre i politici inscenavano il dramma del Fiscal Cliff, ha raggiunto alla fine del 2012 la fatidica cifra di 16.400 miliardi di $, tetto oltre cui per legge non può andare. Il Tesoro cercherà affannosamente di racimolare risorse varie e tagliettini di spesa per 200 miliardi, per consentire all’America di evitare il default fino a fine febbraio. Credo che le agenzie di rating abbiano già il dito sul grilletto del downgade.Oggi i mercati finanziari, alla ripresa dopo la sosta di Capodanno, dovrebbero festeggiare lo “scampato pericolo” e mettere a segno qualche fuoco artificiale ritardato. La retorica dei media ci racconta che grazie all’accordo l’America potrà proseguire nella ripresa.La realtà è che l’America ha iniziato a fare quel che l’Europa “Merkel driven” sta facendo da due anni e che Monti in Italia ha eletto a somma virtù: la politica del rigore. Ebbene, per quanto ne so non si è mai vista la politica del rigore accompagnarsi alla ripresa economica.Perciò ogni ulteriore rimbalzo dei mercati non dovrebbe durare troppo, perché sarà l’occasione distributiva delle mani forti, che in prossimità dei massimi storici (parlo ovviamente delle borse USA e Tedesca, non della nostra misera Piazzaffari) scaricheranno probabilmente le azioni accumulate nelle scorse settimane, quando i media terrorizzavano l’opinione pubblica con l’accoppiata Maya-Cliff e che ora spingono le masse all’acquisto nell’illusione che il problema in Usa sia risolto, mentre invece è appena cominciato.Tra qualche giorno si ricomincerà a parlare della nuova data della fine del mondo finanziario, che è stata appena spostata al 28 febbraio 2013. Ma intanto gustiamoci gli effetti pirotecnici dell’illusione finanziaria.Ma intanto auguri a tutti.

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