Il weekend, l’ultimo di marzo, ha designato le quattro squadre che parteciperanno alla Final Four del Torneo NCAA in programma il prossimo fine settimana al Cowboys Stadium di Arlington, sobborgo di Dallas, in Texas. Le sorprese e gli upset non sono mancati, con Connecticut che ha fatto fuori Michigan State, la favorita di Obama, con Kentucky che ha piegato prima Louisville e poi Michigan, con Wisconsin che ha superato con merito Arizona e con Florida che, numero 1 overall e imbattuta da 30 gare, è stata l’unica a rispettare fino in fondo il pronostico, forte anche di un tabellone piuttosto agevole.
I Gators di coach Billy Donovan, campioni nel 2006 e nel 2007 col gruppo che comprendeva anche Joakim Noah e Al Horford, si ripresenta alla Big Dance da grande favorita, imbattuta da 30 partite e forte di un gruppo solido, con Scottie Wilbekin vero leader, Patric Young a dominare sotto le plance e tanti buoni gregari come Finney-Smith, Prather e Frazier II. Il destino (e il tabellone) gli mettono di fronte gli Huskies di Connecticut, testa di serie numero 8 capace di buttar fuori in serie Iowa State e Michigan State al Madison Square Garden, una sorta di seconda casa visto che Storr, la sede dell’università, è a non molta distanza dalla Grande Mela.
Sarà una sfida sentita visto che Florida, 36-2 in stagione, ha perso una delle due gare proprio contro UConn per un tiro del leader Shabazz Napier, decisivo anche nella vittoria contro gli Spartans di coach Tom Izzo nella finale del Regional. Tra l’altro, dopo la vittoria, gli Huskies hanno fatto un tweet rivolto proprio a Barack Obama, scusandosi per aver fatto saltare il suo pronostico e offrendogli la possibilità di salire sul loro carro.
Sorry about busting your bracket @BarackObama… We have room on our bandwagon if you're interested
— UConn Huskies (@UConnHuskies) 30 Marzo 2014
Tornando a Napier, c’era già nel 2011, era un freshman, ed era il cambio di Kemba Walker nella squadra che vinse l’ultimo titolo. E’ rimasto a Storr convinto da coach Kevin Ollie, nominato al posto del santone Calhoun: proprio Ollie, ex giocatore degli Huskies e poi playmaker NBA, è riuscito nell’impresa di portare la squadra alla Final Four al secondo anno in panchina e soprattutto al primo Torneo in carriera. Per gli Huskies è la quinta Big Dance dal 1999: nei quattro viaggi precedenti sono arrivati tre titoli.
La prodezza di Napier contro i Gators
L’altra sconfitta stagionale di Florida è arrivata contro Wisconsin, guarda caso una possibile avversaria nell’ipotetica finalissima. I Badgers di coach Bo Ryan, numero 2 del loro Regional, hanno piegato 64-63 in overtime la numero 1 Arizona grazie ad un maestoso Frank Kaminsky da 28 punti e 11 rimbalzi. In una serata in cui tutti hanno faticato, da Dekker a Jackson passando per Brust e Gasser, il lungagnone bianco ha sempre risposto presente, mandando a donne di facili costumi qualsiasi difesa provata da Sean Miller, che a turno gli ha mandato contro il big man Tarczewski e gli atleti Gordon e Hollis-Jefferson. Gli Wildcats, nonostante un buon Nick Johnson e tante giocate sopra il ferro dei già citati Aaron Gordon (fratello minore di Drew, ora a Sassari) e Rondae Hollis-Jefferson, perdono per il terzo anno di fila alle Elite 8 e coach Sean Miller deve rimandare il primo viaggio alla Final Four. Ce l’ha fatta invece coach Bo Ryan che, giunto alla vittoria numero 704 in carriera, stacca il pass per il Grande Ballo nella stagione in cui ha anche perso il padre cui era legatissimo. Per i Badgers è la prima Final Four dal 2000.
Wisconsin se la vedrà con i Wildcats di Kentucky, squadra abituata alla Final Four visto che, sotto la guida di coach John Calipari, è alla terza negli ultimi quattro anni, con in bacheca il titolo 2012. UK, testa di serie numero 8 e con un intero quintetto di freshmen che ha fatto ripensare ai Fab Five di Michigan del 1992, è riuscita nell’impresa di battere consecutivamente i campioni in carica di Louisville e poi Michigan, cui non è bastato un Nik Stauskas da 24 punti. Determinante per far gioire la Big Blue Nation è stato il salto di qualità dei gemelli Harrison, irritanti per quasi tutta la stagione. Al fianco della macchina da doppie doppie Julius Randle e dal solido James Young, è stato soprattutto Aaron Harrison a fare la differenza: dopo la tripla che ha condannato i Cardinals (74-69), ha firmato 12 punti negli ultimi 8 minuti contro i Wolverines, compresa la bomba decisiva per il 75-72 ad un paio di secondi dalla sirena. La stagione è stata con pochi alti e molti bassi ma il talento di Kentucky è notevole, è arrivata dove comunque ci si aspettava nei pronostici prestagionali e a questo punto farà di tutto per provare a tagliare l’ultima retina, tentando un’impresa che nemmeno a quei Fab Five riuscì in passato.
La tripla decisiva di Aaron Harrison