L’unica cosa che è possibile dire sui forconi in Sicilia è che non si capisce niente. Prendere posizione risulta difficile per due motivi in stretta relazione tra loro:
- Manca il punto di vista dei media “istituzionali” (tv e stampa nazionale hanno omesso o declassato a trafiletto la notizia, spesso relegata addirittura fra le informazioni sul traffico) che di solito orienta l’opinione pubblica con nettezza: se il tg 1 dice una cosa, ti fai comunque un’idea, o perché credi che dica la verità o perché sai che tipo di minchiate dice di solito.
- L’informazione via social network, rete, blog e videofonini - utilizzata come unica fonte - dimostra tutti i suoi limiti, primo tra tutti la confusionarietà. È plurale, libera, ma è frammentata e non è orientata da niente. Sembra un pregio e invece è un difetto. Chi mette in circolo le informazioni è “illegibile”: non se ne conoscono l’affidabilità, le idee generali, la credibilità di portavoce.
La cosa potrebbe perfino essere voluta. I forconi magari hanno deciso di non vendere il servizio ai soliti giornalisti proprio per non alienarsi le simpatie di nessuno, oppure per fare antipatia a tutti. Oppure per costringere chi vuole farsi un’idea a indagare per conto proprio, rivolgendosi quindi a fonti “dal basso”, molto più manovrabili perché in pratica costituite dai manifestanti stessi.
Le obiezioni al movimento che più circolano in rete sono due:
1) Che dietro ci siano forza nuova, Scilipoti, Micciché e Pippo Gianni e, conseguentemente al deficit informativo di cui sopra, che nessuno abbia smentito la cosa. Ecco: come si fa a smentire o a confermare? Un conto è smentire il tg 3, un conto è smentire twitter. Smentire (o confermare) il tg3 ha un ritorno, smentire twitter, intanto non si può, e poi sarebbe pure da scemi. Chi smentisci? O quanti smentisci? Uno per uno? E ti conviene? No, perché più circola il tweet, per quanto infondato o pilotato, più tu forcone stai facendo bingo.
2) Che il movimento dei forconi sia composto da quella stessa maggioranza che ha eletto l’assemblea regionale contro la quale protesta. È un ragionamento che non tiene. Non è che se la maggioranza ha agito da clientela poi non può morire di fame. Anche le clientele muoiono di fame. E la fame è fame per il cliente come per l’elettore.
Il quadro è incasinato al punto che anche chi va a dare un’occhiata di persona si smarrisce. I presidi davanti alle autostrade sono composti in prevalenza da gente umile, che probabilmente forza nuova e Scillipoti non sa neanche chi o che siano. Gli umili stanno subito simpatici, siamo noi. Però in Sicilia la gente umile è spesso quella che beneficia dalle politiche clientelari e dei finanziamenti utilizzati come elemosina o come busta della spesa compravoto. Motivo per cui è facile interpretare il movimento come la rivolta di chi si è visto tagliare quell’elemosina che fa sopravvivere lui e affossa il resto dell’isola, e che non appena qualche spiccio pioverà sulla sua mano tesa, tutto tornerà come prima. E rieccoci all’obiezione 2.
L’interrogativo che rimbalza su facebook è: perché ci sono gli agricoltori? Gli agricoltori sono l’equivalente siciliano dei pastori sardi: una corporazione stritolata da interessi più grandi (la cosiddetta grande distribuzione), che tentano di trascinarsi dietro nella protesta tutte le corporazioni che hanno a che vedere col suo indotto, in primis gli autotrasportatori, esasperati dal caro gasolio.
Con chi stare? Con i forconi che protestano? Con chi, impossibilitato dal loro blocco a guadagnarsi la giornata da precario o da prestatore d’opera occasionale in un cantiere, protesta contro i forconi? Boh. Qua può succedere tutto come niente. Può scoppiare una bolla di sapone come una bomba H. Questa è un’isola paradossale. Le sue proteste lo sono altrettanto.
Ieri i paradossi si intuivano, oggi si palesano. A Rosolini, centro agricolo-senile del siracusano dall’economia finto-depressa, c’è Pippo Gennuso che si incatena coi forconi perché le rivendicazioni del movimento vengano ascoltate. Ma ascoltate da chi? Gennuso, appartiene all’Mpa, l’unico partito stabilmente al governo di quella Ars che il movimento sollecita a colpi di badile affinché abbassi le accise sul gasolio e attui lo statuto siciliano. Quindi forse Gennuso si sta incatenando per curarsi la sordità. Ma la sordità si cura dall’otorino, con gli apparecchi acustici, non sulle rotaie del treno, con le catene. Che poi treni da Rosolini ormai ne passano pochi, mannaggia. E quelli del movimento, visto che Gennuso è là con loro, bello che incatenato, perché non gli infilzano le orecchie con un dente del forcone, che magari gliele stuppano dal cerume? Non volevano mandare a morte la classe politica come nei vespri siciliani? Ora che c’è? Si spaventano pure a fargli un cotton fioc?
Gennuso ieri se ne è uscito con dichiarazioni simili a quelle degli scilipotiani: la colpa di tutto questo bordello è del governo nazionale. E il paradosso è risolto. La guerra tra Ars e Roma, cominciata ai tempi della scissione di forza italia siciliana, oggi si combatte sul terreno della sommossa popolare. Prima l’interlocutore era Berlusconi, e ci andavano un po’ più leggeri. Oggi è Monti e ci possono andare giù pesante. Il senso è sempre lo stesso. Un reminder, un post-it giallo fosforescente dove c’è scritto: l’avete capito o no che il serbatoio dei voti è qua, e che se non ci sbloccate gli stessi soldi che ci davate prima, ve lo prosciughiamo? La protesta è più che trasversale o trasformista: è camaleontica, non riesci a stargli dietro. Perché qualche giorno prima si era dimesso Cammarata da sindaco di Palermo. Per protesta. Contro Lombardo, governatore della Sicilia, reo di trascurare il capoluogo siciliano, tagliandogli le risorse. E Lombardo, che protestava contro Tremonti, ora protesta contro Monti. Sempre per lo stesso motivo di Cammarata: taglio di risorse. Alla Sicilia. Quindi alla fine protestano tutti per riavere indietro i soldi che gli hanno consentito di avere clienti al posto di elettori. Che se ai clienti non gli vendi niente, quelli che si devono comprare? Vuoi vedere che poi il voto glielo danno gratis a qualcuno che non siamo noi? E vuoi vedere che così vi ritrovate senza voti pure a Roma?
Nel mezzo ci sono gli esponenti di Forza Nuova (se qualcuno ancora non l’ha capito, guardi la loro pagina facebook), che siccome sono uno dei pochissimi gruppi abbastanza attivi da scendere in piazza, fanno numero e colore. E danno visibilità. Con loro basta usare qualche termine vintage tipo “autarchia” o “localismo”, e subito si infilano il bomber e si allacciano gli anfibi, come quando fai vedere il guinzaglio al cane e quello capisce che finalmente si esce a fare la passeggiata. Insomma i forconi sono lo spot sul territorio della destra populista e scissionista siciliana.
È rassicurante vivere qua. Nel resto d’Italia, i politici e la classe dirigente si guardano attorno tutti smarriti, tra un poco si vota e nessuno sa che pesci pigliare. Qua li prendono per scemi, la calma non la perdono mai, dubbi non ne hanno per principio. Ma veramente non sapete che fare? Si fa come sempre, no? E cos’altro vorreste fare? Guardate, ora vi facciamo vedere. E organizzano subito una bella rivoluzione. Di cui però non c’è da preoccuparsi. Perché tanto ha per obiettivo il restauro dello status quo. Che ci vuole?
L’Appello-manifesto del Movimento
Le Cinque giornate della Sicilia che si aprono oggi con l’occupazione pacifica di tutti i punti strategici dell’Isola coincidono con la possibile realizzazione di un obiettivo ambizioso: la riunificazione, sotto un unico ‘cartello’, di tutti i movimenti che si battono per difendere gli interessi reali della Sicilia.
Nell’ ‘Appello alla Sicilia tutta’, che già ieri sera a mezzanotte campeggiava, con tanto di cartelloni in tutti i punti da dove è iniziata la manifestazione, c’è un invito all’unità di intenti.
“Una grande forza ha detto no! – si legge nell’appello -. Basta! è ora di smetterla di mortificare e razziare la Sicilia: è il Movimento dei Forconi! Dal 16 al 20 gennaio nell’Isola si ferma tutto. Finalmente dimostreremo, che la Sicilia è Viva! E che non tollererà più abusi e ingiustizia. Riprendiamoci la nostra dignità! Una dignità che questi parolai della politica, ladri e ascari al servizio del potere e dei propri interessi, ci hanno tolto”.
Quindi l’appello “alla Sicilia Tutta a Partiti Sicilianisti a Gruppi a Movimenti ad Associazioni etc. E’ arrivata l’ora di dare vita ad una Costituente del Popolo Siciliano atta a dare una svolta forte, per un riscatto vero della nostra terra. Basta con le divisioni, Basta con gli orticelli, L’elezione di un consigliere comunale non serve a nulla! Miriamo più in alto e alziamo la testa, accontentarsi di poco fa gli uomini schiavi! Sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono!”.
Si’ un omu camina calatu torci la schina, se un populu torci la storia”
“UNITA’ è la parola, FORZA è il risultato. La Sicilia è nostra!!! Riprendiamocela!”.
Chi sono? A firmare la chiamata alle armi, il ‘Movimento dei Forconi’, un’associazioni di agricoltori, allevatori ed ora anche di autotrasportatori “stanchi del disinteresse quanto del maltrattamento da parte delle istituzioni” e, cosa non di poco conto, da quell’arcipelago di movimenti che difendono gli interessi reali della Sicilia e del suo Statuto (dalla protesta che si è chiamato fuori solo il Fronte nazionale siciliano).
“Tutti possono partecipare, basta che siano apartitici”, dicono gli organizzatori. Sui social network la febbre è altissima. Tutto fa pensare che la forza d’urto di questa protesta sarà dirompente.
L’obiettivo è far capire che la Sicilia non può continuare ad essere terra di conquista. Non a caso si ipotizza di bloccare i Tir che trasportano la benzina raffinata in Sicilla nel resto d’Italia (per la cronaca, nelle raffinerie dell’Isola si produce oltre il 50 per cento delle benzine utilizzate nel nostro Paese).
“Stanotte alle ore 00 del 15 gennaio – leggiamo – si muoveranno i Tir degli autotrasportatori siciliani presso i presidi stabiliti in tutte le province, accompagnati da manifestanti provenienti da tutta I’Isola per gridare forte l’indignazione contro una classe politica di ladroni e nepotisti. Il sistema politico istituzionale è al collasso, i politici rubano a doppie mani ,la stessa cosa fanno i burocrati, non c’e… spazio di discussione per risolvere il problemi della gente. Lombardo presidente della Regione siciliana si dichiara incapace d’intervenire, mentre l’economia del’Isola è ferma e le aziende e le famiglie sono al fallimento.
Tutti ci aspettiamo delle risposte, ma non sappiamo da chi. Questo è il momento cruciale per intervenire, per cambiare le regole democratiche ed istituzionali: la rivolta dei siciliani è necessaria ed urgente. A morte questa classe politica come si è fatto contro i francesi con il vespro”.
Qui sotto alcuni dei presidi. Per i politici è tempo di tremare. Link Sicilia seguirà passo dopo passo questa manifestazione.
Adesioni:
- Autotrasportatori aderenti all’AIAS
- Movimento dei Forconi
- Commercianti
- Pescatori
- IGP Pomodoro di Pachino
- IGP Limoni di Avola
- A.P.M.P.
Ecco chi sono i leader della protesta dei forconi – Nomi, storie
Imprenditori agricoltori, autotrasportatori, armatori: insomma padroni e padroncini. A guidare la protesta che sta animando la Sicilia in questi giorni sono i nomi e le storie politiche controverse di uomini cresciuti all’ombra dei poteri forti, ascari di una classe dirigente fallimentare (da Cuffaro in giù) che hanno deciso di mettersi in proprio sfruttando il malcontento popolare nella migliore tradizione gattopardista e con una passione comune: la morbosa aspirazione ad una poltrona. Ecco chi sono i leader di Forza D’Urto e dei Forconi al netto di miti e leggende:
Martino Morsello
Martino Morsello, 57 anni di Marsala, ex imprenditore, già deus ex machina di Altragricoltura’. E’ stato consigliere comunale a Marsala dal 1980 al 1993 e più volte Assessore per conto del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi. Nel 2008 candidato all’Assemblea Regionale Siciliana per la lista degli autonomisti a sostegno dell’attuale governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. Tra i punti del suo programma figurano anche i condoni previdenziali per le attività agricole artigianali ed industriali. Ultimamente si è avvicinato a Forza Nuova partecipando, lo scorso 10 gennaio al congresso nazionale del movimento neofascista dove ha dichiarato: “Forza Nuova, unico partito con cui interloquiamo”. E’ titolare del dominio internet “movimentoforconi.it” e gestisce, assieme alla figlia Antonella, dipendente di Forza Nuova di Terni, la pagina Facebook del movimento.
MARIANO FERRO
Mariano Ferro, imprenditore agricolo di Avola, ex Forza Italia, ex Mpa con ambizioni in politica, candidato in passato alle amministrative, a sindaco di Avola e poi alla Camera, ma senza successo. E’ intervenuto all’assemblea regionale del Mpa di Raffaele Lombardo (che ha sostenuto alle ultime regionali), svoltasi al Palaghiaccio di Catania il 25 e 26 giugno 2011.
GIUSEPPE RICHICHI
Giuseppe Richichi, 62 anni, da un ventennio alla guida degli autotrasportatori dell’Aias: ex trasportatore, è tra i responsabili di un consorzio che gestisce un autoparco a Catania realizzato con fondi pubblici. Fu proprio Richichi, dodici anni fa, a mettersi a capo della protesta che per una settimana mise in ginocchio la Sicilia. In quell’occasione Richichi, molto abile a tenere i rapporti con la politica tanto ottenere consulenze che all’assessorato regionale ai Trasporti col governo Cuffaro, finì in carcere con l’accusa di avere tagliato le gomme ad alcuni tir per impedire che aggirassero la protesta, all’epoca ribattezzata ‘tir selvaggio”. Assieme a lui furono arrestati altri due membri dell’associazione, tra cui Nunzio Di Bella, 49 anni, altro storico leader degli autotrasportatori.
Se questa è rivoluzione.
FONTI http://aciribiceci.com/2012/01/17/forconi-in-sicilia-edizione-straordinaria/
http://aciribiceci.com/2012/01/18/forconi-in-sicilia-parte-2-edizione-regolare/
http://pensareliberi.com/2012/01/16/la-forza-durto-della-rivolta-in-sicilia-operazione-vespri-siciliani-le-cinque-giornate-della-sicilia-e-i-forconi-quando-la-rivoluzione-parte-dalla-sicilia/
http://violapost.wordpress.com/2012/01/19/ecco-chi-sono-i-leader-della-protesta-dei-forconi-nomi-foto-storie/