Mi piace moltissimo questo dolcetto. E’ uno dei tanti prodotti dolciari tipici della Sardegna, ma forse resta il mio preferito.
Ho assaggiato le formaggelle nel mio primo viaggio in quest’isola meravigliosa, consigliata da quello che allora era il mio ragazzo e ora mio marito.
Lui le conosceva bene perchè in Sardegna ha vissuto diversi anni. A me l’idea di assaggiarle non ispirava molto, perchè il nome “formaggella” mi faceva associare il dolce a qualcosa di salato e, non essendo ancora una raffinata foodblogger (ridete pure, tranquilli), certe cose ritenevo non facessero per me…
E invece, fu amore al primo morso!! Delicate, profumate, non troppo dolci… davvero buonissime!
E poi, come qualcuno di ha fatto notare su Instagram, non sembra un piccolo Sole??
Ho fotografato proprio la formaggella più cicciottella (quelle sullo sfondo sono già più sottili)… quindi, prendetela come riferimento per fare l’impasto più sottile. La metà di questo spessore diciamo.
E’ uno di quei dolci che si trova solo nella zona d’origine (mai viste altrove, ma immagino che qualche negozio che vende prodotti tipici sardi possa averle), salvo che in sporadiche comparsate da Lidl. In realtà quelle di Lidl non sono proprio uguali a quelle che conosco io. A parte l’ovvia considerazione che sono dei prodotti industriali per cui molto lontani dal sapore più genuino di quelle del forno o delle pasticcerie presso cui le ho mangiate, in quelle manca anche l’uvetta e l’aroma di arancio è quasi inesistente.
E allora, qualche giorno fa, quando m’è presa una grandissima voglia di mangiarle di nuovo, mi sono messa alla ricerca di una ricetta che mi ispirasse autenticità e tradizione. Impresa ardua!
Come per tutti i dolci sardi, esistono differenze notevoli tra la versione delle ricette delle diverse zone (per non parlare dei nomi: formaggelle, pardulas, casadine…). E così leggo tra gli ingredienti di alcune “zafferano”, ma ero abbastanza certa che in quelle mangiate non ci fosse…
E poi niente uvetta…
E poi primosale? O ricotta? Insomma una giungla…
Ma per fortuna che c’è Twitter e così scopro la ricetta di Daniela (Senza Panna). E’ lei! E’ la mia ricetta, ne sono sicura!
Detto fatto, il giorno dopo le inforno e le mangio pure… Voglia, per ora, soddisfatta, ma sull’agenda della brava foodblogger mi sono appuntata di rifarle a breve! Anche perchè sono venute buonissime, ma devo perfezionarle un po’ nella manifattura (pasta più sottile e ripieno posizionato meglio).
Leggete il post di Daniela perchè dà notizie interessanti, e spiega anche che è un dolcetto che veniva tradizionalmente cotto nel forno a legna, alla temperatura più bassa.
Io, naturalmente, ho seguito la sua ricetta alla lettera. Unica diversità le dosi tra impasto base e “ripieno”.
Ho dimezzato le dosi della crema, tenendo però uguali quelle dell’impasto che la contiene. Ebbene, se avessi fatto diversamente l’impasto non mi sarebbe bastato.
La differenza può stare in parte nel fatto che le prime che ho realizzato dovevano essere un po’ più sottili (e rivedendo oggi le foto direi anche parecchio più sottili), poi ci ho preso la mano e sono venute perfette…
Daniela mi suggeriva che un altro fattore può essere la dimensione dei dolcetti e quindi la diversa proporzione tra ripieno e base.
Comunque, io vi lascio le dosi così come le ho seguite io… Se proprio dovesse avanzarvi dell’impasto lo potete congelare e tenere pronto per la prossima volta (io ne avevo fatto di più proprio per questo motivo…)!
Il mio personale baby chef all’opera
Ingredienti per la pasta:
- 300 gr di semola rimacinata (potete usare anche farina 0)
- 1 pizzico di sale
- 75 gr di burro (nella ricetta originale si usa lo strutto)
- acqua q.b. (circa una tazzina di caffè)
Ingredienti per il ripieno:
- 500 g di ricotta di pecora
- la buccia grattugiata di 1 arancio
- 1 uovo piccolo
- 50 g di semola rimacinata (o farina 0)
- 50 g di zucchero (io, come sempre, ho usato quello di canna)
- 50 g di uvetta ammollata nel succo dell’arancia
- un pizzico di sale
Ho impastato la semola con il burro freddo a pezzetti, il pizzico di sale e un pochino di acqua, quel poco che è bastato per avere un impasto sodo e lavorabile. A me è servita più o meno una tazzina di caffè di acqua.
Ho messo l’impasto in frigo e ho preparato il ripieno.
In una ciotola ho lavorato leggermente la ricotta con la forchetta, quindi ho aggiunto l’uovo, lo zucchero, la semola e il pizzico di sale.
Ho quindi grattuggiato la buccia dell’arancio, incorporandola al resto e poi unito l’uvetta precedentemente ammollata nel succo d’arancio.
Nella ricetta originale non si parla di ammollo dell’uvetta perchè non necessario. Io l’ho fatto per aumentarne l’aroma.
Come sapete, gli aranci in commercio ora non sono il massimo visto che non è stagione, per cui dovevo potenziarne un po’ il profumo
Ho messo la crema in frigo (fa davvero troppo caldo per tenere certi ingredienti fuori anche per pochi minuti) e ho steso la pasta con un paio di mm di spessore. Quindi, con un coppapasta o un bicchiere non troppo piccolo, ho ricavato tanti cerchi al cui centro ho messo una cucchiaiata di ripieno.
A questo punto non resta che creare la forma caratteristica delle formaggelle, pizzicando i bordi della pasta.
Sempre lei, la formaggella più obesa… si vede che era quella con la forma più carina…
Infornate a 160° fino a doratura.
Come tutti i dolci a base di ricotta (e non solo) il giorno seguente sono al massimo del loro gusto.
PS. Visto la presenza di ricotta, col caldo preferisco conservarle in frigo. Sono ottime anche fredde!