La chiusura del profilo facebook di Mario Adinolfi, in realtà, non deve stupire più di tanto: la mannaia del politicamente corretto, ricorderete, si era già abbattuta sulla scrittrice Costanza Miriano e sulla pagina degli amici dell’avvocato Gianfranco Amato. Inevitabile quindi che prima o poi arrivasse anche il suo turno dato che, oltre che presunto omofobo, è pure vero uomo di sinistra e perciò doppiamente intollerabile per i piani di un sistema che mira a confinare gli oppositori di aborto libero, nozze gay ed utero in affitto negli scantinati dell’estremismo di destra.
Amarezza sì ma nessuna sorpresa, dunque, per la chiusura del profilo facebook di Mario Adinolfi, che non solo dice cose scomode, ma ci ha scritto pure un libro dalla copertina rossa, “Voglio la mamma” (Youcanprint, 2014), che oltretutto – colpa davvero gravissima – vende bene. Quel che deve meravigliare, semmai, è che tutto questo possa accadere senza che a tanti venga il sospetto che forse l’eterofobia esiste davvero; che oggi i soli che non possono esprimersi liberamente sono quanti difendono la famiglia cosiddetta tradizionale, persone normalissime che però vengono dipinte come agguerriti eredi del nazismo.
Ora Mario pare essere comprensibilmente abbattuto – «Viene voglia di mollare», ha cinguettato su Twitter -, ma tornerà prestissimo: dopotutto, non è un Barilla qualsiasi e difficilmente chiederà scusa per colpe che non ha. E poi sono altri che dovrebbero farsi cogliere da ripensamenti, a partire da coloro che seguitano a far finta di nulla facendo scontare ad altri i limiti della libertà che non hanno il coraggio di difendere. Non la libertà assoluta ovviamente, ma quella di sostenere che mamma e papà sono diritti di ogni bambino. Una cosa che passavi per squilibrato a rivendicarla solo pochi anni fa, quando andava ancora di moda la realtà.
Il pericolosissimo Mario Adinolfi ed io.