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Fotografia e Politica

Da Marcoscataglini
Fotografia e Politica
No, non posso farcela... No, no, non ce la faccio proprio... No, no e no, non posso asso-lu-ta-mente farcela, va bene? Nooo! Ho detto di no! Hmmm, e va bene, ci provo (cazzo, quanto è difficile mantenere una posizione stabile, in questi tempi di convinzioni volatili!). Proverò a parlarvi di fotografia e politica. Politica? Ma che stai a ddììì! urlerebbe Annarella. E avrebbe ragione. Che accidenti è, oramai, la politica? Impegno, passione, ricerca del bene comune? Ma che stai a ddììì! Democratica ricerca del consenso, ragionate proposte per la crescita culturale ed economica della nostra società? Ma che stai a dddììì! Vabbé, Annaré, ora basta, però! Qualcosa di buono i politici la penseranno pure: non dico che la facciano, ma almeno la penseranno, che diamine! Ok...diciamo che per sbaglio, qualche volta, di rado per carità!, una cazzo di cosa giusta l'avranno pensata, o no?  Comunque, se può consolarvi, diciamo che la scarsa qualità del politicume non è un fatto solo di oggi, né solo dell'Italia. Leggevo qualche giorno fa un bell'articolo di Federica De Micheli su Nadar (pseudonimo di Gaspard Felix Tournachon), uno dei padri della fotografia, e uno dei più grandi ritrattisti della storia, pubblicato da "Foto Cult" di Ottobre. Alternativo, controcorrente e "pericoloso sovversivo", Nadar dovette in diverse fasi della sua carriera sottostare alla necessità di vendere le proprie capacità artistiche ai politici, che -allora come oggi- desideravano offrire le loro facce in pasto agli elettori: "si vuole vedere la fatuità maschile spinta alla follia? Quale più esplicita dimostrazione dell'inspiegabile incoscienza di alcuni candidati, politici di professione, che hanno pensato, come supremo, decisivo mezzo di persuasione, di invire agli elettori le fotografie,  la loro immagine di mercanti di chiacchiere? Quale virtù di attrazione possono dunque attribuire alle loro facce vergognose, dove fioriscono tutte le bassezze, tutte le lordure umane, e che trasudano lo squallore, la menzogna ignominiosa,  e tutti i segni fisiognomici della doppiezza, della cupidigia, del peculato, della rapina?". Wow, grande! Vi fa venire in mente niente? Comunque dal XIX secolo, passando per il XX e sbarcando al XXI, il ruolo della fotografia nella politica non è poi cambiato granché, come potete notare. Oggi come allora si ricorre a trucchi e trucchetti per mascherare i difetti, per imbellettare le facce deprimenti di chi si candida alla guida del paese: solo che un tempo si faceva tutto in camera oscura, oggi si ricorre più facilmente a photoshop. Ma insomma, siamo lì. Avete notato come Berlusconi (tanto per dirne uno a caso, eh!) non invecchi mai? Ha sempre tutti i suoi capelli, niente borse sotto gli occhi, guance toniche, sorriso smagliante? Certo, lo so, sono foto di 15 anni fa, e pure ritoccate (vi ricordate la famosa "calza" messa davanti l'biettivo? Oggi siamo molto più evoluti...), ma tanto all'elettore deve essere consegnata un'idea, un concetto di leader, non il leader vero, in carne e ossa e rughe. Ad onor del vero, la storia è piena di immagini ritoccate a scopo politico (dagli oppositori al regime sovietico rimossi dalle foto ufficiali ai bersaglieri aggiunti alla foto della breccia di Porta Pia) o scattate con fini propagandistici (da Mao che fa il bagno nello Yangtzè alla bandiera americana tirata su dai Marines a Iwo Jima) o che grazie alla politica sono diventate icone (una per tutti: la foto che Korda scattò a Che Guevara). Oggi, magari, il potere mediatico della fotografia si è affievolito, a vantaggio dei video, ma insomma, una foto è sempre utile -o pericolosa, dipende- per il politico di turno, e su giornali o sui muri della città la sagra degli orrori continua...

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