Che l’arte e la moda siano legate a filo doppio non è una novità, checché ne dicano i puristi. Invece credo che sia molto interessante la contaminazione dell’una con l’altra: in generale le mescolanze tra discipline danno spesso buoni frutti o almeno spunti interessanti.Molti artisti si sono occupati del vestire come parte della filosofia di arte come vita, ma per cominciare voglio parlare di uno stilista la cui concezione del proprio lavoro non prescindeva dall’arte, sia per intenti, per contenuti e per modalità di ricerca. Alexander McQueen è stato la dimostrazione che è possibile fare di moda e arte una creatura unica.Nato a Londra nel 1969 e prematuramente scomparso l’anno scorso, non verrà dimenticato facilmente.
Le sue creazioni trasudano arte. Non è un semplice copia e incolla come tanti del settore fanno, ma un rielaborare con competenza e innovazione le fonti d’ispirazione, che sono artistiche, cinematografiche e anche storiche, andando oltre, proponendo sviluppi e strade del tutto inconsuete. Persino le sue sfilate spesso assomigliano di più a delle performances dai magnifici costumi che a semplici sfilate in passerella.

Ha collaborato con diversi artisti come Christo, l’artista degli “impacchettamenti” (autunno/inverno ’08 “The girl who lived in the tree”), ha lavorato per David Bowie, per non parlare della felice e feconda amicizia con Bjork per la quale ha diretto anche un video, oltre che curare la copertina dell’album Homogenic e i vari outfit. Erano molto legati, tanto che Bjork ha composto una poesia per onorare il suo ricordo. Entrambi usano tutti mezzi creativi a disposizione; Bjork è una musicista ma vuole curare ogni aspetto estetico e visuale, che integra e rafforza il significato della sua musica, così come Alexander McQueen travalica la sua etichetta di fashion designer e si fa regista e interprete della musica. Insieme creano per i nostri sensi quel mondo magico che coltiviamo senza saperlo.

Qui potete vedere come esempi la linea autunno/inverno ’06 “The windows of Culloden” ispirata a una battaglia realmente accaduta nelle Highlands (da dove discendeva lo stilista) comparata con un dipinto d’epoca;


Oppure un abito-omaggio a Escher, costruito sul corpo in maniera da sfruttare le potenzialità estetiche delle famose stampe, appplicate ai tessuti.

Un'altra affinità interessante: l'artista britannico Damien Hirst condivide con McQueen anche la "fissazione" per i teschi e anche il soggetto-oggetto delle farfalle (vi ricordate il teschio di platino e diamanti che ha fatto tanto discutere i critici d'arte di tutto il mondo?).









