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Cancellare e digitale del futuro
Un amico, che aveva scattato centinaia di foto nel corso di un irripetibile viaggio in Oriente, le ha perse senza alcuna possibilità di recupero quando, dopo averle trasferite sul computer svuotando la memoria della macchina digitale (e formattandola), ha involontariamente sfiorato col mouse il tasto “delete”.
Barbara Garlaschelli, scrittrice che quest’anno è stata selezionata tra i finalisti del Premio Strega con il suo romanzo “Non ti voglio vicino”, pochi giorni fa ha cancellato per errore il suo blog su Splinder, facendo sparire, nella frazione di secondo sufficiente a schiacciare il tasto sbagliato, tre anni di lavoro letterario: in questo blog, molto seguito in rete, pubblicava non solo note e racconti personali, ma anche testi di altri autori, inventando anche concorsi interessanti che hanno permesso a molti esordienti di iniziare a farsi conoscere in rete.
Avvenimenti come questi fanno riflettere parecchio sulla “digitalizzazione” della nostra cultura.Sul piano pratico è senz’altro magnifico pensare che enormi faldoni di documenti cartacei possano essere compressi nello spazio di pochi cd, risparmiando grandi quantità di spazio nei locali e soprattutto di carta, il che equivale inoltre a risparmiare qualche bosco in più.Questo contempla però anche un continuo lavoro di aggiornamento degli archivi che un tempo non era necessario, poiché un foglio di carta restava tale anche dopo decine di anni.
I sistemi informatici sono in continua evoluzione, e non sempre le nuove versioni dei sistemi operativi sono in grado di aprire documenti salvati quando erano in uso versioni molto antecedenti. Pensate soltanto a quando, negli anni ’90, erano largamente usati per le archiviazioni i floppy disk, ormai praticamente scomparsi in quanto i computer attuali non contengono più da tempo il lettore apposito, che appena una decina d’anni fa faceva parte della dotazione di base di qualsiasi sistema: questo significa che tutti coloro che avevano archivi su floppy hanno dovuto col tempo trasferirli su cd o hard disk esterni, il che ha comportato un nuovo lavoro di archiviazione.
E veniamo all’argomento più dibattuto negli ultimi tempi in campo editoriale, vale a dire la sempre più vasta diffusione dell’e-book e le previsioni riguardanti una sua adozione totale al posto dei libri stampati su carta.Nessuno nega l’estrema comodità di un lettore di e-book, in grado di farci portare con noi ovunque l’equivalente di una vasta biblioteca, permettendoci di leggere “Guerra e pace” di Tolstoj o “La ricerca del tempo perduto” di Proust senza dover sopportare il peso dei numerosi volumi che li compongono, per non parlare poi dei testi tecnico/pratici che dobbiamo magari leggere per lavoro e di cui non c’interessa conservare una copia cartacea.I lettori tradizionali, di fronte alla possibile sparizione dei libri stampati su carta, pongono di solito due obiezioni. La prima è squisitamente estetica e rileva il piacere di avere tra le mani un libro da sfogliare piuttosto che un congegno elettronico, mentre la seconda è più pratica e considera che la lettura da video risulti, a lungo termine, molto più stancante di quella dalla carta stampata.
Il problema fondamentale del duello fra il libro stampato e quello elettronico rimane però la conservazione dei testi: considerando i rapidi mutamenti dei sistemi informatici, come possiamo sapere se fra cent’anni un romanzo archiviato oggi in formato elettronico sarà ancora leggibile?I libri stampati centinaia di anni fa sono ancora a nostra disposizione, anche se si devono sfogliare con cautela, e tutti noi possediamo volumi appartenenti ai nostri genitori, o addirittura ai nonni, che sono stati letti e riletti più volte in famiglia … ma nel 2100 leggeremo ancora gli e-book creati oggi?
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