Ero disteso su un prato. L’erba, più verde del solito, emanava un irresistibile profumo di tempi lontani. Dal ramo di un faggio pioveva rugiada sul palmo della mia mano sinistra. Nella destra stringevo una piccola margherita dai petali avvizziti. Poco più in là, un uomo con gli occhiali sfogliava lentamente la sua margherita. Lanciava i petali in favore di vento in modo che questi descrivessero una lunga traiettoria uniforme, per poi scomparire oltre il terrapieno che m’impediva di abbracciare il restante paesaggio.
Il cinguettio di un uccello fu a poco a poco cancellato da un rumore meccanico. Dalla sommità del terrapieno vidi spuntare una ruspa. Procedeva adagio nella mia direzione e, nell’istante in cui mi passò accanto, notai che trasportava una massa di carta straccia. L’accompagnai con lo sguardo finché non si eclissò in un punto fuori della mia portata. Allora mi voltai verso l’uomo che avevo di fianco. Era ancora lì con gli occhiali sul naso ed i suoi gesti lenti. In mano la margherita aveva lasciato il posto a un quaderno da cui l’uomo ogni tanto staccava un foglio, ne prendeva un’estremità fra due dita, poi allentava la presa e lasciava che il vento lo dirottasse oltre il terrapieno. Ipnotizzato dal ripetersi dell'azione e dalla condotta neutrale dell’uomo, restai in muta osservazione. Finché, dalla cima del terrapieno, emerse un’altra ruspa molto simile alla precedente - forse la stessa - col medesimo carico ed identica rotta. Ancora una volta la seguii con gli occhi fino a perderla nel medesimo punto. Di nuovo cercai l’uomo e lo trovai ancora lì con la sua margherita. La scena si ripeté all’infinito con una circolarità che sarebbe stata perfetta senza l’avvicendarsi del quaderno e del fiore.
Mi svegliai di colpo in questa minuscola stanza che sa di palude lontana e profonda. Riconobbi il perimetro che aveva ospitato la fisicità dei miei peccati, svuotato di tutto, bianco e pianeggiante come un sottile strato di neve sul bagnasciuga, come un pavimento di marmo appena levigato, come una pagina bianca senza increspature.
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Ero disteso su un prato. L’erba, più verde del solito, emanava un irresistibile profumo di tempi lontani. Dal ramo di un faggio pioveva rugiada sul palmo della mia mano sinistra. Nella destra stringevo una piccola margherita dai petali avvizziti. Poco più in là, un uomo con gli occhiali sfogliava lentamente la sua margherita. Lanciava i petali in favore di vento in modo che questi descrivessero una lunga traiettoria uniforme, per poi scomparire oltre il terrapieno che m’impediva di abbracciare il restante paesaggio.
Il cinguettio di un uccello fu a poco a poco cancellato da un rumore meccanico. Dalla sommità del terrapieno vidi spuntare una ruspa. Procedeva adagio nella mia direzione e, nell’istante in cui mi passò accanto, notai che trasportava una massa di carta straccia. L’accompagnai con lo sguardo finché non si eclissò in un punto fuori della mia portata. Allora mi voltai verso l’uomo che avevo di fianco. Era ancora lì con gli occhiali sul naso ed i suoi gesti lenti. In mano la margherita aveva lasciato il posto a un quaderno da cui l’uomo ogni tanto staccava un foglio, ne prendeva un’estremità fra due dita, poi allentava la presa e lasciava che il vento lo dirottasse oltre il terrapieno. Ipnotizzato dal ripetersi dell'azione e dalla condotta neutrale dell’uomo, restai in muta osservazione. Finché, dalla cima del terrapieno, emerse un’altra ruspa molto simile alla precedente - forse la stessa - col medesimo carico ed identica rotta. Ancora una volta la seguii con gli occhi fino a perderla nel medesimo punto. Di nuovo cercai l’uomo e lo trovai ancora lì con la sua margherita. La scena si ripeté all’infinito con una circolarità che sarebbe stata perfetta senza l’avvicendarsi del quaderno e del fiore.
Mi svegliai di colpo in questa minuscola stanza che sa di palude lontana e profonda. Riconobbi il perimetro che aveva ospitato la fisicità dei miei peccati, svuotato di tutto, bianco e pianeggiante come un sottile strato di neve sul bagnasciuga, come un pavimento di marmo appena levigato, come una pagina bianca senza increspature.
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