L’insegnamento cattolico in Francia continua a far parlare di se’, con luci e ombre. Zone come la Vandea e il Morbihan sono caratterizzate infatti, seppur la tradizione dell’istruzione cattolica abbia radici antiche, da una forte perdita di posti di lavoro derivata dalla riduzione delle risorse economiche.
Ombre si diceva, ma anche luci; perché un incremento di tali dimensioni non si registrava da ben vent’anni. Mi riferisco all’aumento di iscritti alle scuole di primo e secondo grado e negli istituti agrari, che hanno registrato un incremento di ben 12.053 studenti in più rispetto all’anno scorso. Eric de Labarre, segretario generale di Enseignement Catholique commenta così il grande risultato ottenuto dall’istruzione cattolica francese: «Questi risultati sono una ricompensa. Sono dovuti soprattutto alla ridistribuzione delle risorse fra le circoscrizioni, anche all’interno dei dipartimenti, per ammortizzare la perdita di posti di lavoro». Problema, quello della perdita dei posti di lavoro, che ha addirittura costretto il sistema a respingere circa 3.000 – 4.000 domande di iscrizione e che purtroppo, si aggrava anno dopo anno.
De Labarre coglie anche l’occasione per sottolineare come nel 2011 si sia dovuta sacrificare l’accoglienza ai bambini con età inferiore ai 3 anni, nonché il fatto che si sia dovuto aumentare il numero di studenti per classe, problema questo in cui tutti ci perdono perché anche per i docenti lavorare diventa più difficile. E in Italia ne sappiamo qualcosa, purtroppo. Successivamente, citando dati risalenti al giugno scorso, il segretario fa anche notare come l’intero costo degli istituti privati sotto contratto con la collettività nazionale, considerando tutte le spese e le risorse, sia nettamente più basso di quello delle scuole pubbliche: 1300 euro al mese per studente all’anno negli istituti di primo grado e 750 euro in quelli di secondo grado.
Alla luce di questi dati Eric de Labarre non può che giudicare “ineguale e insufficiente” il finanziamento da parte delle collettività territoriali e locali. Devo necessariamente trovarmi d’accordo col segretario, soprattutto alla luce della nuova normativa che obbliga di mettere a norma gli istituti cattolici entro il 1 gennaio 2015, e per le varie iniziative avviate: delocalizzazione degli immobili e necessaria ristrutturazione. Poi, la rivoluzione: Einsegnement Catholique si occuperà della creazione di federazioni diocesane o interdiocesane che raggrupperanno persone fisiche o giuridiche proprietarie di beni immobiliari adibiti all’insegnamento e all’educazione cattolica. Il punto focale comunque, rimane sempre lo stesso: avviare una vera riforma del sistema educativo che vada finalmente a tutelare il bene comune, tant’è che lo stesso segretario generale annuncia la pubblicazione di un manifesto sull’educazione che fornirà gli orientamenti necessari e informerà sugli ostacoli da evitare. Del resto ha ragione de Labarre, non ridefinendo gli obiettivi della scuola si rischia di accentuare la crisi, che stavolta però, si riverserà sulla società non senza una riflessione di fondo.
Antonio Ballarò, noicattolici.altervista.org