I mondiali spagnoli di basket sono ormai conclusi da alcuni giorni, ed è impossibile non pensare alle sorprese che ne hanno reso il suo naturale epilogo meno scontato di quanto si pensasse. La corazzata statunitense ha vinto, relativamente a mani basse, la medaglia d’oro esprimendo un livello di basket irraggiungibile per le altre partecipanti. Nella finale gli Stati Uniti hanno asfaltato la Serbia, la prima squadra tra quelle definibili “umane”. Serbia, e non la quotatissima Spagna, che dinanzi al proprio pubblico era pronta al canto del cigno magari con la soddisfazione di sconfiggere in finale la nazionale USA, facendo leva sul calore del pubblico pronto a far ribollire il parquet madrileno, ma che invece ha fallito mettendo fine ad un ciclo vincente incredibile.
A fare il grande smacco alla Spagna dei fratelli Gasol è stata invece la Francia di Boris Diaw e di Nicolas Batum, ignorata completamente dai pronostici della vigilia vista l’assenza di Tony Parker ma in grado di stupire tutti per il livello di intensità di gioco e di cuore messo sul parquet, frenando la propria corsa per l’oro solo al cospetto della Serbia, al termine di una partita da sconsigliare vivamente a chi soffre di problemi di cuore.
Come tutte le sorprese che si rispettino, la nazionale francese alla prima palla a due dei mondiali non si segnalava come la grande corazzata in grado di ostacolare il cammino dei quotatissimi padroni di casa: l’assenza di Tony Parker e Ian Mahinmi (oltre a quelle di Seraphin e Ajinca) pesavano molto di più della presenza in campo di Nicolas Batum, del fresco vincitore del titolo NBA Boris Diaw, e del titolo di campione d’Europa conquistato dai francesi la stagione passata in Slovenia. Ma il tempo si sa è galantuomo e, superato il gruppo A in compagnia di Spagna, Brasile e Serbia, la squadra di coach Collet ha iniziato la fase finale prima con una vittoria contro la Croazia, per poi calare sul tavolo un’inaspettato poker d’assi che ha lasciato di sasso la Spagna. La sconfitta contro i serbi in semifinale poi è stata parzialmente mitigata dalla vittoria nella finale per la medaglia di bronzo ottenuta contro la Lituania.
Ad aprire le danze, o meglio a trascinare con se la compagine francese ci ha pensato Boris Diaw, sottovalutato come pochi in questo mondiale spagnolo ma che si è dimostrato un punto di riferimento incrollabile anche quando Batum si estraniava dal gioco o quando elementi della first unit come Heurtel o Gobert dimostravano i loro limiti nei confronti di avversari più quotati e talentuosi.
Ma non bisogna dimenticare il grande finale di mondiale disputato dall’ala di Portland che (sopratutto contro la Serbia) ha preso per mano tutta la squadra griffando 35 punti (17 nel solo ultimo incredibile quarto che la Francia ha chiuso mettendo a referto ben 39 punti). Una dimostrazione di forza, anche mentale, che finora Batum non aveva quasi mai fatto vedere, ma che renderà felici i Blazers che quest’anno da lui si aspettano un’ulteriore salto di qualità per diventare la terza punta di una squadra che con Aldridge e Lillard vuole andare più avanti possibile nei playoff NBA.
Tuttavia è riduttivo definire la Francia nei soli termini di Diaw e Batum anche perchè il sostituto di Parker, Thomas Heurtel non ha quasi mai fatto rimpiangere il play di San Antonio durante i quarti di finale contro la Spagna (salvo poi farsi in parte annichilire dal play serbo Milos Teodosic che ha toccato i limiti della perfezione pura nella vittoriosa semifinale contro i francesi). Ed il suo contributo dalla panchina lo ha dato anche l’ex Denver Nuggets Evan Fournier (che come Batum è forse esploso troppo tardi) e con lui fanno ben sperare la crescita dei giovani Lauvergne e Gobert mentre sono mancati e non poco l’apporto di due senatori come Mickael Gelabale e Florent Pietrus, oltre ai “punti facili” che ci si aspetta da Edwin Jackson, secondo miglior marcatore della serie A francese con quasi 18 punti di media a partita.
In definitiva, il mondiale della Francia è senza dubbio da incorniciare, sopratutto considerando le assenze eccellenti, ma sopratutto le presenze avversarie eccellenti, Spagna sopra tutti. Quella leadership silenziosa e sicura di Diaw e quel talento purissimo ma spesso a corrente alternata di Batum hanno regalato alla Francia (ed a tutti gli appassionati di basket) un mondiale da ricordare, e mai avaro di emozioni forti, e per il prossimo Europeo Parker ha confermato che farà di tutto per esserci… Buone notizie quindi in terra francese.