Cartolina di Parigi
Le recenti due settimane passate in Francia, e più precisamente nella zona parigina, mi hanno fornito l'occasione di poter riflettere sulla struttura e sulla gestione della cosa pubblica nella capitale transalpina e nel Paese nel suo complesso, in special modo dal punto di vista del turismo e dell'offerta al visitatore straniero.
Malgrado Italiani e Francesi si appellino tra loro come cugini - spesso con una punta di reciproco sarcasmo - i due Paesi hanno vissuto storie profondamente differenti, che ancora oggi ne condizionano la fibra più intima ed il funzionamento.
La Francia è la più antica entità nazionale d'Europa, le cui origini possono essere collocate al regno romano-barbarico dei Franchi, e Parigi ne è la capitale indiscussa da più di mille anni. L'Italia compie nel 2011 appena 150 anni, e proviene da una storia secolare di frammentazioni e dominazioni straniere.
Prova eclatante di questo fenomeno è la differente tipologia di urbanizzazione dei due Paesi:
France (2008)Italia (2008)
CittàAbitantiCittàAbitanti
Paris2.211.297Roma2.718.768
Marseille851.420Milano1.299.633
Lyon474.946Napoli973.132
Toulouse439.553Torino908.263
Nice344.875Palermo663.173
Nantes283.288Genova610.887
Strasbourg272.116Bologna372.256
Bordeaux235.891Firenze364.710
Lille225.784Bari322.511
Toulon166.733Catania298.957
Sebbene il computo degli abitanti delle principali aree urbane non possa essere considerato realmente attendibile in termini numerici nella valutazione del tasso di inurbamento di una popolazione in quanto dovrebbe essere basato sulle aree metropolitane più che sui comuni, è tuttavia evidente come la dimensione media delle città italiane sia maggiore di quella delle città francesi, così come, trasponendo il dato a livello nazionale, la densità demografica italiana è superiore a quella transalpina.
In particolare, esaminando sempre le prime dieci città dei due Stati, si possono eseguire alcuni confronti specifici tra le due capitali, Roma e Parigi: se da un lato infatti Roma conteneva al 2008 il 4,5% della popolazione italiana mentre Parigi appena il 3,5% di quella francese - dato spiegabile con il maggiore inurbamento della nostra penisola - i rapporti tra le dieci città più popolose di ogni Paese mostrano in realtà un quadro ben differente.
La popolazione di parigi costituisce infatti il 40% di quelle delle principali città francesi contro il 32% di Roma; inoltre il rapporto tra Parigi e Marsiglia - seconda città francese - è di 2,6, laddove quello tra Roma e Milano è appena di 2,1. Mentre quindi in Francia vi è uno stacco considerevole tra Parigi e tutte le altre città del Paese, uno stacco che rende inconcepibile mettere a confronto l'area parigina con ogni altra zona dello Stato e rende indiscutibile il ruolo di Parigi come città leader, in Italia la preminenza di Roma è decisamente più sfumata.
Le ragioni storiche che hanno condotto a questo fenomeno sono evidentissime: la prolungata disgregazione territoriale della penisola ha visto un fiorire di capitali di piccoli stati di dimensione regionale o addirittura provinciale. Roma, Milano, Napoli, Torino, Venezia, Firenze, Parma, Mantova, Ferrara sono solo alcune tra le tante città italiane che, per periodi più o meno lunghi, si sono trovate ad essere capitali di entità subnazionali.
Dal punto di vista del turismo metropolitano si può quindi dire che la Francia è Parigi - naturalmente con una certa approssimazione - ma è del tutto impossibile ridurre l'Italia ad una sola delle principali città che la compongono. Tutte le principali attrazioni della Francia si trovano nella sua capitale: il Louvre, la Tour Eiffel, Notre Dame, l'Orsay, il Pompidou, il Pantheon, il Sacro Cuore, fino a Versailles e persino Disneyland Paris. In Italia... gli Uffizi sono a Firenze, la Pinacoteca di Brera a Milano ed i Musei Vaticani o la Galleria Borghese a Roma. Le residenze reali dei Savoia sono principalmente nel torinese. Mentre le tombe dei grandi di Francia sono racchiuse nel Pantheon e nei cimiteri monumentali di Parigi, in Italia le grandi personalità sono disperse in mille cimiteri nelle città in cui sono nati o vissuti: Dante è sepolto a Ravenna, Firenze ospita tra gli altri Galilei, Machiavelli e Bonarroti, Giuseppe Verdi è a Milano, e via dicendo. Ma soprattutto le nostre città sono tutte, chi più chi meno, dei veri e proprio musei architettonici a cielo aperto, Roma, Firenze e Venezia su tutte.
Purtroppo per l'Italia, la sua conformazione pare non essere quella vincente. In un mondo sempre più globalizzato, dove Paesi sempre più lontani dalla vecchia Europa si stanno affermando come i nuovi ricchi del mondo e sono quindi le nuove sorgenti del turismo, è necessario avere una certa massa critica in termini di offerta per attirare gente. Parigi, cuore unico e indiscusso della Francia, racchiude al proprio interno buona parte dei gioielli della nazione, ed è in grado di raggiungere quella soglia in termini di qualità e quantità dell'offerta tali da renderla una meta appetibile per il turista cinese, russo o brasiliano. Nessuna città italiana, presa singolarmente, è in grado di reggere il confronto con la capitale francese. Le energie creative del Paese sono disperse e polverizzate in una miriade di città, abbiamo più poli museali che competono a livello nazionale ma non riescono a imporsi in quello internazionale.
Soprattutto, l'Italia si dimostra un Paese adatto a lunghi viaggi di esplorazione artistica e culturale, senza che però nessuna sua città sia in grado di concentrare al proprio interno un'offerta in grado di superare le altre grandi capitali d'Europa e del mondo. Nell'epoca del turismo mordi e fuggi, è indubbiamente un grave handicap.
La prima soluzione a cui si potrebbe pensare potrebbe essere l'accentramento, ovvero la creazione di un polo di eccellenza turistica in grado di creare quella massa critica necessaria per invogliare i turisti a preferirlo ad altre mete nel mondo.
A rigore l'idea appare persino praticabile: la creazione di un cimitero monumentale per le personalità più illustri del Paese o l'accentramento delle opere museali sono senza alcun dubbio soluzioni almeno teoricamente percorribili, secondo il principio che se i soli Uffizi non sono da soli competitivi con l'Hermitage o il Louvre uniti alle altre grandi istituzioni museali del Paese non avrebbero probabilmente rivali al mondo.
Dal punto di vista pratico l'idea non risulta tuttavia applicabile e a ben vedere non si tratta nemmeno di una soluzione particolarmente auspicabile: da un lato, come evidenziato in precedenza, la predominanza di Roma rispetto alle altre grandi città del Paese è piuttosto debole - se invece che al Comune si guarda l'area metropolitana Milano supera agevolmente la capitale, per limitarsi al campo demografico - quindi la scelta su quale dovrebbe essere il polo attrattivo italiano non sarebbe né così automatica né così scontata.
In secondo luogo proprio la peculiare storia del Paese - l'assenza di un solo centro catalizzatore in favore di svariate capitali subnazionali - ha reso gran parte delle città della penisola gioielli architettonici che sarebbe alla lunga controproducente mettere in ombra nel modo in cui Parigi oscura tutte le altre città della Francia.
La vera forza del turismo metropolitano italiano deve essere quindi cercata proprio in quella frammentazione che ad oggi è la sua debolezza: il visitatore deve in ultima analisi essere messo in grado di fruire dell'intero territorio italiano con la stessa facilità con cui fruisce delle sole Parigi o Londra.
Un progetto indubbiamente ambizioso, nel quale si rivela essere quindi prioritaria la questione infrastrutturale, sia a grande che a piccola scala. Proprio per rendere accessibile il nostro straordinario ma diffuso patrimonio artistico e culturale risulta impellente la necessità di fornire collegamenti rapidi ed efficienti tra le città, all'interno delle città, e tra le città e le periferie.
Se quindi Versailles è raggiungibile in meno di mezz'ora dal centro di Parigi con le linee RER locali, la reggia Venaria Reale o il Castello di Miramare devono poter essere raggiunti in pochi minuti di metropolitana rispettivamente da Torino e Trieste... ma non solo: anche un turista che alloggia a Milano deve poter essere messo nella condizione di raggiungere Torino, spostarsi a Venaria, visitare la residenza sabauda, tornare nel capoluogo piemontese e da lì rientrare in quello lombardo comodamente in giornata, senza disagi, attese o lungaggini.
Analogamente si potrebbe ipotizzare per l'area tosco-umbra (Firenze, Siena, Pisa, Arezzo, Orvieto), i Castelli romani, oppure - spostandosi su un tipo di turismo più di svago - per i grandi parchi divertimento di Gardaland o Mirabilandia.
Solo in questo modo il sistema turistico italiano potrà considerarsi realmente competitivo e valorizzare appieno le proprie straordinarie potenzialità. L'isolamento ed il provincialismo che attanagliano il Paese, e che le linee ferroviarie ad alta velocità e le costruzioni di nuove reti metropolitane stanno appena iniziando a intaccare, sono di fatto i maggiori ostacoli allo sviluppo del Paese.
Persino in un periodo di crisi profonda occorre avere il coraggio di investire, ed il turismo, apportando capitali esteri in Italia, è probabilmente uno dei cavalli su cui scommettere con maggiore convinzione.