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Francia e Spagna: è un magna-magna

Da Giuseppe Lombardo @giuslom
Francia e Spagna: è un magna-magnaNon aspettavano altro, le penne patriottiche. Erano pronte da tempo, scalpitavano in divisa, sul fronte. La chiamata alle armi era nell'aria, si attendeva soltanto l'ordine di scuderia, un pretesto da Roma nel clima distensivo delle larghe intese. Bisognava pazientare con prudenza, mantenere la calma dei giusti, prima di intingere nel calamaio protezionistico la forza, tutta presunta, delle solite fatiscenti argomentazioni. E alla fine la bomba è deflagrata per la gioia di tutti: la svendita contestuale di Alitalia e Telecom, imprese tornate alla ribalta sui media quale emblema dell'orgoglio tricolore, non poteva passare sottotraccia in un paese dove i conflitti d'interesse non sono l'eccezione ma la regola aurea. Nel mare nostro di scempiaggini partorite da improvvisati economisti dell'ultima ora, pochissimi hanno rammentato i debiti strutturali di questi colossi d'argilla, le bad company create a regola d'arte, i bilanci spolpati e disossati fino all'ultimo da una classe politica cialtrona ed arraffona. L'esercito della bandiera, i salvatori delle imprese a spese dei contribuenti, non ha ammesso obiezioni, rispolverando pezzi pregiati dalla cantina delle banalità. La litania è sempre la stessa: ma com'è possibile rinunciare agli assetfondamentali? Dove si nascondono i capitani coraggiosi? Il pubblico può abiurare la sua funzione? E ancora: non sarebbe opportuno formulare una sorta di partenariato fra tecnici e ceto dirigente? Ma davvero mentre il mondo investe nei trasporti e nelle comunicazioni, noi perdiamo terreno, cedendo perfino le nostre imprese di frontiera? E via dicendo, lungo la strada tortuosa delle grossolane idiozie.
Nel generale e dilagante clima di servilismo nei confronti dei poteri forti, quegli stessi poteri che commissionano articoli ad orologeria, nessuno o quasi fa i conti con l'oste, con le criticità del sistema. L'anomalia italiana risiede in due fattori: 1) nel deficit strutturale del capitalismo nostrano, assolutamente privo dei fondi necessari per esercitare una forma pur blanda di strategia di lungo periodo; e 2) nella presenza para-pianificatrice di uno Stato vanamente invadente, puntuale nel ripianare i debiti dei privati o delle banche, ma totalmente inadatto a gestire l’emergenza. E' questo il dato reale al netto della situazione: chi potrebbe investire non lo fa, perché è troppo interessato a chiedere una ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro nei salotti di Cernobbio. In compenso, però, quelle stesse energie inviano un messaggio al potere esecutivo, strizzano l'occhio affinché esso crei condizioni agevoli per un intervento prospetticamente nocivo. Nocivo, sì, perché dietro la pretesa di una corsia preferenziale non c'è l'aspirazione di certi gruppi a esercitare un ruolo di sviluppo sociale, a salvaguardare gli eventuali posti di lavoro; la missione, semmai, è speculare ancora un po', tirare la corda nella speranza di trovare qualcosa di commestibile fra gli scarti dei magnager precedenti. E' una razza padrona che, come il resto del paese col debito pubblico, vive al di sopra delle proprie possibilità, convinta di poter tramandare ai posteri il conto degli sfaceli in corso. Hanno distrutto il tessuto sociale della vecchia borghesia e lo hanno sostituito col mito consumistico del successo facile, dell'azzardo calcolato. Hanno creato una torre di Babele ove è impossibile parlare di bene comune, funzione primaria da garantire all'interno di una polis. Hanno saccheggiato Roma cospargendo il terreno del libero mercato con quintali di sale, sì da rendere utopistica ogni correzione delle storture tipiche del capitalismo selvaggio. Hanno compiuto tutto questo in nome del profitto sfrenato e ancora una volta finiamo col chiedere il loro intervento salvifico. Nossignore, questo non è un miracolo italiano, è accanimento terapeutico.
G.L.Francia e Spagna: è un magna-magna

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